Anche chi non ha mai messo piede in un museo l’ha sentita nominare: da 35 anni “è” la propria opera. 1974, in una galleria di Napoli: Marina è giovane, bellissima, a seno nudo, il volto spaventato ma impassibile, in balìa del pubblico, che per ore la tortura con 72 oggetti messi a disposizione da lei stessa - da una piuma a una rivoltella - fino ad arrivare quasi a ucciderla. 1975: il suo addome liscio e bianchissimo porta incisa una stella a cinque punte che gronda il suo stesso sangue. Sono gli anni in cui l’artista di Belgrado, un padre generale della rivoluzione comunista e una madre direttrice del museo nazionale, vive ad Amsterdam e diventa in poco tempo regina della performance estrema. Nel ’77 vediamo la testa di Marina avvinghiata con una treccia alla testa di un uomo, voltato in senso opposto: un Giano bifronte in cui lui è Ulay, artista tedesco affascinante ma meno geniale.

Per 13 anni formano una coppia artistica e amorosa che si sfida in performance dolorose e intensissime: un respiro a due fino a svenire per mancanza di ossigeno, un urlarsi addosso, un esplorare la relazione fin nelle pieghe più indicibili, trasformandola in immagini icastiche. 1980: ULAY TENDE UN ARCO, LA FRECCIA PUNTATA AL CUORE di Marina. 1989: li vediamo in piedi l’uno di fronte all’altra, per l’ultima volta, dopo aver attraversato a piedi 5mila km di Grande Muraglia prima di darsi l’ultimo addio. Un modo non proprio indolore, ma catartico e scenografico, di lasciarsi. 1997: una delle immagini più potenti dell’arte di fine secolo. Marina sta in cima a una montagna di carcasse di mucca che per 6 giorni scarnifica e pulisce, fino a farle diventare bianchissime.

Balkan Baroque, alla Biennale di Venezia, è uno schiaffo al mondo che non vuole vedere lo strazio della guerra in Yugoslavia e il Leone d’Oro la consacra definitivamente. Quando la chiamo, a New York sono le 8 del mattino: la sua voce è impastata dal sonno e anche un po’ impaziente. So che è appena tornata dalle vacanze e che ha pochissimo tempo; so che da poco si è separata dall’ultimo suo grande amore, l’artista italiano Paolo Canevari, dopo dieci anni di rapporto e due di matrimonio. So che sta preparando la sua più importante mostra di sempre, una personale al Mo- Ma (marzo 2010) che si chiamerà Marina Abramovic: l’artista è presente, e che la vedrà impegnata 7 ore al giorno per 3 mesi in un tour de force senza precedenti; so che il suo amore per l’Italia continua a essere corrisposto (è il 24 ottobre a Torino, ospite d’onore di una mostra che la Galleria d’Arte Moderna dedica alla Performance). Quello che non so è che una telefonata di 40 minuti dall’altra parte del mondo possa essere un’esperienza così intensa e personale e che l’icona Marina - che ho incontrato di sfuggita solo una volta tanti anni fa - mi parlerà con totale franchezza della sua paura dello squalo e del suo desiderio del cioccolato, della fine dell’amore e del pensiero della morte. Ripensandoci, più tardi, capisco: al telefono l’artista era “presente”. Qui e ora, per me e per chi leggerà questa intervista.

1. Com’è andata la sua vacanza? Benissimo.

2. Dov’è stata? In Grecia e poi in Kenya, nell’isola di Lamu. Due paesaggi così diversi…

3. Dove si trova, adesso? A New York, a casa mia.

4. Quante ore dorme normalmente? In vacanza anche 10, quando sono qui non più di 4, 5, al massimo 6.

5. Beve caffè? No: il caffè è il male! Perché ti illude di essere meno stanco quando invece lo sei di più.

6. Il suo sogno più ricorrente? Non ho un sogno ricorrente: ci sono periodi in cui non sogno mai e questo è uno di quelli. Ogni tanto, circa ogni due anni, faccio dei sogni davvero importanti e che ricordo: spesso sono sogni sul futuro.

7. Cosa ha fatto ieri sera? Sono andata a vedere l’ultimo film di Tarantino.

8. Qual è la prima cosa che fa al mattino appena sveglia? Accendo le candele e riempio delle bacinelle d’acqua sul mio altare. Poi medito: a volte un’ora a volte pochi minuti.

9. Ah, è religiosa? Buddista tibetana.

10. La cosa più urgente che ha da fare? Andare a una riunione al MoMa.

11. La cosa più importante che vuole fare? Mettere in piedi la mia mostra che inaugura a marzo: nei prossimi mesi tutte le mie energie saranno concentrate solo su quello.

12. Quanto tempo ha previsto per questa intervista? Mezz’ora.

13. Ha detto in più occasioni che la sua infanzia è stata dura: perché? Mio padre e mia madre erano eroi della rivoluzione, non avevano tempo per me e io non mi sentivo amata. Ma pretendevano una disciplina di ferro: era come essere in prigione ed ero molto infelice.

14. Qual è il suo ricordo d’infanzia più importante? Stare seduta nella cucina di mia nonna e ascoltare le sue storie: quella cucina è stata il centro della mia infanzia.

15. L’arte può soppiantare l’amore? No, però può aiutare a sopportare il dolore.

16. Quando era bambina cosa pensava di fare da grande? Ho sempre voluto fare l’artista: su questo non ho mai avuto dubbi.

17. I suoi giocattoli preferiti? Giocavo con le ombre sul muro.

18. Cioè niente giocattoli? Non mi sono mai piaciuti i giocattoli: quelli che mi regalavano li lasciavo in un angolo.

19. La sua più grande paura da bambina? La paura dello squalo.

20. E oggi? La stessa: ho ancora paura che lo squalo venga e mi mangi.

21. Quando se ne è andata di casa? A 29 anni. Sono scappata: mia madre è andata dalla polizia e ha detto: mia figlia è scappata. Quando hanno scoperto che avevo 29 anni l’hanno rimandata a casa.

22. Chi sono le persone importanti del suo passato? Sono quasi tutte morte.

23. Qual è la sua prima opera d’arte? Un quadro che ho fatto quando avevo 12 anni.

24. Quando si è sentita per la prima volta un’artista? A 12 anni, quando il preside ha inaugurato la mostra scolastica. Ricordo di aver pensato: «Ecco adesso sono un’artista».

25. Va ancora a Belgrado? No, da quando due anni fa è morta mia madre. Ci andavo solo per quello.

26. Cosa fa per mantenere viva l’ispirazione? Cerco di essere curiosa, di non abbattermi mai, di essere terribilmente ottimista.

27. Un grande successo nell’arte? Quando riesco a sollevare lo spirito di chi guarda il mio lavoro.

28. Un grande successo nella vita? Riuscire a essere contenta di me.

29. Un fallimento nell’arte? Ogni tanto faccio delle opere davvero brutte, perché rischio.

30. Un fallimento nella vita? Non essere riuscita a costruire una famiglia.

31. Scrive? Sì.

32. Che cosa? I miei sogni importanti oppure le idee per un nuovo lavoro.

33. Qual è la sua debolezza più grande? La mia fragilità emotiva.

34. E la più grande forza? La forza di volontà.

35. Il primo vero amore? Un ragazzo del quartiere che veniva a scuola con me.

36. Quanti anni aveva? Diciotto.

37. L’ultimo grande amore? Il mio ex marito.

38. L’amore interferisce con il suo lavoro? È una parte del lavoro, non un’interferenza.

39. L’arte l’ha resa più forte? Sì, assolutamente.

40. Cosa ha imparato dell’amore? Che nulla è per sempre.

41. Cosa rimane un mistero? Perché deve fare così male.

42. Come si sopravvive alla fine dell’amore? Lavorare duro e fare esercizio fisico.

43. Che tipo di esercizio? Io faccio yoga e ginnastica.

44. Da sola? No, ho un personal trainer.

45. Troppa passione può uccidere l’amore? Sì.

46. E troppa arte? Assolutamente, sì.

47. La persona più importante della sua vita in questo momento? Al momento non c’è nessuno.

48. C’è un amico su cui può sempre contare? Ne ho più d’uno, per fortuna.

49. Usa le persone nella sua arte? No, odio usare gli altri perché credo che l’arte sia prima di tutto dialogo.

50. Si è mai sentita usata? Sì, moltissime volte.

51. Una cosa che voleva e non ha avuto? La felicità eterna.

52. Qualcosa che avrebbe voluto sentire e nessuno le ha mai detto? La ragione per cui la vita scorre via così veloce. (Detto con tutta la malinconia del mondo).

53. Un momento in cui ha pensato di non farcela? Mai.

54. Siamo a più di metà: come le sembra stiamo andando? Benissimo, no? (Sento di nuovo il suo sorriso).

55. Quanto sesso c’è nella sua arte? Non sta a me ma al pubblico dirlo.

56. Quando non sta performando è timida? Totalmente!

57. Che cosa la colpisce nel corpo di un uomo? (Ci pensa a lungo). Il coraggio.

58. E nel suo? La resistenza.

59. Cosa non le piace del suo corpo? Be’, praticamente tutto... Diciamo le gambe grosse.

60. Il bello dell’invecchiare? Che si diventa più saggi e si comincia a capire la vita.

61. E il brutto? Che presto sarà tutto finito.

62. Pensa spesso alla morte? Sì, ogni giorno.

63. Quando ha cominciato a pensarci? Quando avevo sedici anni: una mattina mi sono svegliata e ho pensato: «Oh mio Dio, anch’io un giorno morirò». E sono scoppiata in lacrime.

64. Farà performance nuda nel futuro? Se sarà necessario per il mio lavoro, sì. Nel qual caso, non sarà importante se il mio corpo non è più giovane e bello.

65. Che rapporto ha col cibo? Mangerei sempre: lo adoro. Il mio rapporto col cioccolato, poi, è un vero disastro.

66. Ha delle abitudini a cui non rinuncia? Bere il tè, che amo moltissimo, almeno due volte al giorno.

67. Qualcosa che porta sempre con sé quando viaggia? Una sciarpa di cashmere che ho comprato 30 anni fa in Scozia: è molto costosa, molto morbida e spessa.

68. Mi dice il segreto della sua forza? Credo sia genetica: mio padre e mia madre erano eroi della rivoluzione!

69. Cosa fa per affrontare la paura? La guardo dritto in faccia e la attraverso.

70. Qual è il suo prossimo grande desiderio? Essere lucida e senza paura nel momento in cui morirò.

71. Pensa spesso alla morte? (Mi accorgo di averglielo già chiesto, ma lei risponde di nuovo). Sì, ogni giorno.

72. È vero che ha un progetto per il suo funerale? Sì, con Bob Wilson: abbiamo già fatto le prove. Fa parte di un’opera che si chiama Vita e morte di Marina Abramovic e che sarà pronta nel 2011.

73. A chi vorrebbe far scrivere la sua biografia? Veramente l’hanno già fatto. Tra quattro mesi uscirà per Mit press la mia biografia scritta da James Wiscott.

74. Una cosa che vuole assolutamente fare prima di morire? Lasciare un’eredità spirituale. Per questo sto costituendo la Fondazione Marina Abramovic per la salvaguardia della performance art.

75. C’è una donna che ammira? Susan Sontag che ho avuto la fortuna di conoscere prima che morisse.

76. Una persona interessante che ha conosciuto di recente? James Franco, l’attore di Milk. (Non posso che concordare...).

77. Una persona interessante in Italia? Germano Celant, per il lavoro che ha fatto.

78. Com’è casa sua? Un loft a SoHo, quasi completamente vuoto.

79. Dove lavora? A casa: non ho uno studio ma solo un magazzino sull’Hudson.

80. Cosa le piace mangiare? Tutto.

81. Cucina? Raramente

82. Una ricetta favorita? L’insalata di melograno... Decisamente, non sono una grande cuoca.

83. Le interessa la moda? Sì, molto.

84. Cosa indossa di solito? Givenchy, disegnato da Riccardo Tisci. Il mio stilista preferito. Vorrei che pubblicaste una mia foto mentre lo indosso. (Vedi qui in alto, al centro).

85. Cosa indosserà nella prossima performance? Niente di speciale, vestiti comodi.

86. Un oggetto feticcio? Un paio di scarpe di Riccardo Tisci.

87. È vero che sta producendo degli abiti? No, sto producendo una coperta energetica che verrà messa in produzione.

88. Cos’è? Non è un’opera d’arte ma una vera e propria coperta che serve a riattivare l’energia. Quando si è stanchi ci si può sdraiare e pressare il corpo contro il magnete.

89. La sua arte è politica? Non in senso stretto, ma c’è sicuramente anche un livello politico.

90. Lei fa politica? No, sono un’artista. Ho le mie opinioni ma non sono un’attivista.

91. È ottimista sul mondo? Sì, moltissimo.

92. E sulla sua vita? (Non fatta).

93. Quali sono gli aspetti positivi di essere un’artista famosa? La gente ti ascolta.

94. E quelli negativi? La gente vuole sempre qualcosa da te e non gli importa se sei stanca o senza più energie.

95. Come me adesso? Be’, un po’...

96. Cosa deve fare un giovane artista per cavarsela nel mondo? Essere sempre sincero con se stesso e non farsi influenzare dalle mode.

97. La più grande sfida dell’immediato futuro? La mostra del MoMa: performance per sette ore al giorno per tutta la durata della mostra, è la più grande sfida della mia vita.

98. Che artisti colleziona? Non colleziono arte.

99. Un libro da suggerire? Meditation as Medicine di Dharma Singh Khalsa.

100. C’è una domanda che vorrebbe le facessi? Non direi, me le ha fatte tutte.