Dal cinema all’ultima giornata di campionato in 8 minuti di chiacchiere in (doppio) vivavoce dalla sua macchina: Matilde Gioli, attrice tra le migliori promesse (mantenute) della new wave del cinema italiano, è l’essenza del multitasking argomentativo. Due elementi principali, le macchine da presa e le macchine da città, e il terzo polo della passione sportiva che le è servito da disciplina e formazione. Per la seconda edizione di MINI FILMLAB, il progetto che la casa automobilistica ha sviluppato in partnership con OffiCine (progetto culturale di Anteo e IED Istituto Europeo di Design) e con la supervisione artistica del regista Silvio Soldini, Matilde Gioli è la protagonista del cortometraggio Una tradizione di famiglia, regia di Giuseppe Cardaci e nel cast anche Erica Del Bianco e Ivano Marescotti, che celebra i 60 anni di MINI, il marchio britannico delle iconiche automobili che per prime hanno rappresentato l’essenza stessa della citycar, e la seconda edizione del progetto per la formazione di nuovi film maker. Una tradizione di famiglia verrà presentato in anteprima assoluta a FuoriCinema Fuoriserie 2019, in programma dal 20 al 23 giugno 2019 a Milano in zona Porta Nuova, e Matilde Gioli si è prestata a esplorare un po’ il suo mondo del cinema parlando (in vivavoce, è una pilota attenta) direttamente dalla sua auto.

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Rocco Soldini

Come ti sei preparata per recitare il ruolo in Una tradizione di famiglia per MINI FILMLAB?
Mi piace lavorare poco prima con il regista, tendo a non preparare troppo un personaggio perché poi rischio di fossilizzarmi su qualcosa che non è quello che il regista vuole. Mi tengo neutra fino all’ultimo. Nei giorni prima, sul set, lascio che il regista mi dia le indicazioni, come se fossi una tabula rasa. La preparazione è stata con lui, con Giuseppe, che lavora molto con degli esempi. Ha creato la storia da personaggi e cose che ha vissuto davvero. Mi ha descritto dettagliatamente il mio personaggio riferendosi a persone che ha conosciuto o conosce. E siccome alcune cose di Clara, il mio personaggio, ce le ho anche io, non è stato difficile immedesimarsi.

Quindi il rapporto con il regista è fondamentale nella costruzione di un personaggio?
Per me è assolutamente fondamentale. È tutto. Poi io, non arrivando da scuole o metodi, ho bisogno di affidarmi completamente al regista. È chiaro che poi ci metto il mio, ma in funzione di ciò che lui ha pensato. Il film non l’ho scritto io, quindi non posso immaginarmi come sia il personaggio. Lo sa lui, io sono il suo strumento.

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Rocco Soldini

Come ti sembra il progetto MINI FILMLAB, per fare scouting e trovare nuovi film maker?
Trovo che questo progetto sia davvero lungimirante oltre che coraggioso. Abbiamo bisogno della freschezza dei giovani talenti nella nostra industria, e il fatto che ci siano aziende disposte a mettere a disposizione gli strumenti per farlo... Beh, lo trovo meraviglioso. E la cosa più importante è che i ragazzi che si stanno affacciando a questo lavoro hanno sicuramente da imparare, ma anche tanto da insegnare se ci si mette in ascolto.

Hai lavorato con Virzì, Veronesi, colleghi attori e attrici molto famosi del cinema italiano. Con chi vorresti recitare? Italiani e stranieri, hai libertà di scelta.
La mia attrice preferita in assoluto è Julianne Moore. Non reciteremo mai insieme ma per me sarebbe un sogno. Poi ho conosciuto Cate Blanchett a un evento, ho cenato con lei ed è affascinante e magica...e sarebbe un altro sogno. Tornando nel reale, ci sono attori che sono miei amici e che stimo moltissimo, ci incontriamo sempre in festival o occasioni simili ma non ho mai lavorato con loro. Ad esempio Claudio Santamaria, Alessandro Borghi e Luca Marinelli. Li conosco, ci ritroviamo spesso alle cene, stiamo insieme a chiacchierare, ma sarebbe molto interessante poterci lavorare.

Visto che hai parlato di festival, la domanda è automatica: vorresti fare la giurata ad un festival del cinema grande, tipo Cannes, Venezia o Roma?
Mi piacerebbe tantissimo.

Facciamo un appello?
Sì, assolutamente sì. Mi è capitato di fare la giurata in più di un’occasione, come festival più piccoli, festival di cortometraggi, un festival francese a Firenze... Ho assaggiato questo ruolo, ed è bellissimo. Mi piacerebbe farlo anche in occasioni più grandi, che durano di più, con una giuria più ampia. Quindi sì, facciamo l’appello!

Una curiosità: c’è un personaggio che tu avresti voluto interpretare in un film altrui?
Ce ne sono tanti, ovviamente, proprio tanti… A parte i film d’autore, tutti i film con un certo spessore intellettuale ma anche emotivo, essendo io un’amante dei fantasy avrei sempre voluto fare un film tipo Avatar, Tomb Raider o X-Men. Lì mi sarei veramente voluta cimentare. In Italia per ora non facciamo questo tipo di cinema, non abbiamo una struttura di effetti speciali che sia al pari di quella americana e non ci sono progetti del genere. Però avrei voluto davvero fare il personaggio femminile blu di Avatar, ad esempio.

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Rocco Soldini

E un film sullo sport, tu che sei una grande sportiva? Un qualche personaggio che ha segnato la storia dello sport femminile o maschile?
Mi piacerebbe, sì. So che, ma io ero ancora sconosciuta, è stato fatto un film che si chiama Cloro, con una bravissima Sara Serraiocco, sul nuoto sincronizzato. Quella sarebbe stata una bellissima occasione. Poi Sara, che in realtà arriva dalla danza, l’ha fatto perfettamente, è stata molto brava. Da sincronette sono felicissima del lavoro che ha fatto, ma ad averlo saputo prima sarebbe stato proprio il mio, visto che ho fatto tanti anni di sincro. Se in futuro ci saranno altre occasioni anche su altri sport, sicuramente io sarò a disposizione perché lo sport mi piace tout court.

Sei anche una grande tifosa di calcio…
Quando posso e sono a Milano, vado sempre allo stadio. Sono super interista, infatti domenica vado allo stadio che c’è l’ultima di campionato. Sono molto tesa. Ci giochiamo la Champions, o noi o il Milan. Capisci, per Milano è una sfida vera...