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Banale, scontato, ma reale: la vita sentimentale delle star è molto complicata. Superati i cliché - adieu privacy e discrezione - c'è l’altra faccia della medaglia: una persona famosa ha più probabilità di conoscere altre persone famose. E innamorarsene. La dinamica dell’incontro tra Marilyn Monroe e Joe DiMaggio è stata proprio questa, quando lui è rimasto folgorato vedendola in un servizio fotografico sulla rivista sportiva National Enquirer. Marilyn Monroe, non ancora molto nota come attrice, si era prestata a fare da madrina alla squadra dei Chicago White Sox e nella foto era ritratta nella classica posa del battitore insieme ai giocatori. Joe DiMaggio, però, era la superstar di un’altra squadra, i New York Yankees, e fra i giocatori ritratti con quella bionda, futura icona c’era un suo amico, il battitore Gus Zernial. Lo chiamò subito. “Te la posso presentare!”, rispose Gus entusiasta. E così fu.

Anche se Joe era proprietario di un ristorante di famiglia, aperto con i genitori pescatori emigrati dall’Italia, quell’appuntamento al buio si tenne in territorio neutrale. In un altro ristorante italiano, il Villa Nova di Los Angeles che oggi non esiste più, ma le cui mura ospitano un altro locale, il Rainbow Bar and Grill dove i fan dell'uno e dell'altra si recano ancora in pellegrinaggio. Lei si presentò in ritardo assurdo, pare addirittura di due ore. Lui fece finta di niente. Ai due venne riservato un angolino nascosto, dove ordinarono spaghetti per due. Finita la cena, salirono in auto e girarono per la città per tre ore. Anche se lui non era bellissimo, riuscì a suscitare l'interesse della futura star del cinema. Era il marzo del 1952 e la combinazione fra la diva in ascesa, bionda, curvacea, leziosa ma promettente, e il supercampione di baseball di origine siciliana - forse il più grande giocatore di tutti i tempi dello sport nazionale americano - era così perfetta da sembrare quasi studiata a tavolino. E che si trattasse di una storia montata ad arte, qualcuno lo ha sospettato per molto tempo. Nel periodo in cui sono iniziate ad apparire sui rotocalchi le foto rubate di Marilyn Monroe e Joe DiMaggio lei, che aveva 26 anni, aveva due pellicole in uscita, La tua bocca brucia e Il magnifico scherzo. Lui, 37enne, era single anche se non aveva ancora ottenuto il divorzio del 1943 dall’attrice Dorothy Arnold, da cui aveva avuto un figlio, Joe jr. Alla società americana non è mai piaciuto che i propri idoli rimangano single.

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Grazie alla liaison che li rese subito protagonisti dei rotocalchi (e a Gus Zernial che spifferò subito tutto alla stampa), i due film con Marilyn Monroe andarono benissimo al botteghino e la sua carriera fece un balzo in avanti. Si dice che prima di accettare l’appuntamento con Joe, Marilyn abbia chiesto il permesso al suo agente David March, il quale la spinse a incoraggiare la corte del grande campione. Quando passarono la prima notte insieme, pare che Marilyn abbia chiamato March direttamente dalla suite dell’albergo e che l’agente avesse esultato assicurandole che la gavetta era finita e che da allora avrebbe avuto solo parti importanti. Marilyn e Joe, da quael momento cercarono di mantenere un basso profilo, evitando i paparazzi - o fingendo di farlo - e rifugiandosi spesso nella saletta privata del ristorante di lui, o nelle rispettive abitazioni. Joe DiMaggio, alto e atletico, non era mai stato un uomo da smancerie. Eppure, con lei cambiò completamente. Ancora oggi, le foto che li ritraggono in quel periodo lo mostrano molto affettuoso e intenerito dalla sua fragile conquista. La sua carriera era alla fine. Un po’ per sopraggiunti limiti di età, un po’ perché era tormentato dall’artrosi, era alla sua ultima stagione sul campo con la vittoria del campionato, e quell’amore lo aveva strappato dalla malinconia tipica dello sportivo ritirato, ridandogli la voglia di vivere. Con lei voleva fare le cose sul serio, anche se la famiglia italiana era su tutte le furie e aveva desiderato per lui un altro tipo di ragazza.

Il 14 gennaio del 1954 Marilyn Monroe e Joe DiMaggio si sposarono nel municipio di San Francisco, affollato da fotografi e giornalisti. Dato che per nessuno dei due era il primo matrimonio, lei non indossava l’abito bianco ma un tailleur cioccolato con il collo di ermellino fermato da una spilla, lui un completo blu e la stessa cravatta del loro primo appuntamento. Si trovavano a San Francisco perché lui l’aveva voluta presentare alla famiglia che viveva lì, per rispettare la tradizione. La proposta di matrimonio le era stata rivolta da Joe due giorni prima, a sorpresa e senza anello di fidanzamento. Ma alla fine della cerimonia, durata appena tre minuti, alla richiesta dell’officiante di scambiarsi gli anelli, lui le aveva infilato al dito una fede eternity con 36 diamanti baguette. Intorno a questo gioiello nascerà però una leggenda. Nei mesi successivi, infatti, Marilyn sembrerà indossarlo in tutte le foto, ma secondo molti esperti che ne hanno esaminato attentamente le immagini non si trattava dello stesso gioiello. Si presume ancora oggi che quell’anello che DiMaggio aveva infilato al dito alla sposa fosse stato prestato da una familiare, per portare a termine quel matrimonio inspiegabilmente frettoloso. I due volarono in Giappone per il viaggio di nozze, e mentre erano lì, a lui venne offerto un ingaggio per andare a visitare i soldati americani stanziati in Corea. Il primo screzio fra i due prese vita in quell'occasione.

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Marilyn Monroe, infatti, si rifiutò di partire con lui e se ne tornò in America mentre erano ancora in Giappone. Da quel momento, Joe cominciò a non fidarsi più di lei e a dare retta a tutte le voci di tradimenti che gli giungevano all’orecchio dai set, che ormai per lei si susseguivano uno dopo l’altro. Il suo amico Frank Sinatra gli consigliò di ingaggiare un investigatore privato per seguirla. Joe sospettava che Marilyn lo tradisse con il suo insegnante di dizione Hal Schaefer e mentre la popolarità della moglie cresceva, lui si rendeva conto di essere diventato il “signor Monroe”. Una volta, pazzo di gelosia, sfondò la porta di una casa in cui credeva si stesse consumando un tradimento della moglie e si trovò davanti una coppia di pensionati. Hollywood, poi, sembrava prendersi gioco di lui e i registi offrivano a Marilyn Monroe parti sempre più sensuali. Sul set di Quando la moglie è in vacanza, prima dell’iconica scena della gonna che si alza per lo spostamento d’aria sulla grata della metropolitana, il regista Bill Wilder fece in modo di convocare quanti più paparazzi possibile per creare aspettativa sul film. Ma arrivò anche Joe, che quando vide la moglie mostrare le gambe nude in un numero infinito di ciak ripetuti davanti alla folla di curiosi, reporter e crew del regista, rimase disgustato.

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Marilyn Monroe e Joe DiMaggio divorziarono nell’ottobre del 1954. Il loro matrimonio era durato solo 274 giorni ed era stata lei a chiedere separazione. Marilyn dichiarò davanti al giudice, come causa di divorzio, “crudeltà mentale” da parte del marito, che non le rivolgeva la parola per giorni come punizione per una scena di un film o un servizio fotografico che non aveva gradito, o per un sospetto nuovo tradimento. Lui, durante l'udienza, non fece una piega. Sembrava che i teorici della storia d’amore inventata per lanciare la starlette l’avessero vinta. Invece il tempo ha smentito tutto. Calata la tensione, quando lui non sentì più ferito l’onore di maschio italico dell’epoca, i due ricominciarono quasi subito a sentirsi e vedersi. Lui ne seguì la storia e la carriera, il successivo matrimonio con Arthur Miller e le vicende con i Kennedy, senza mai intromettersi, ma cercando di proteggerla dalle insidie di Hollywood. Lei ricorreva a lui per tutto, era l’unica persona di cui si fidava e a cui chiedeva consigli, che spesso finiva per non seguire. Marilyn Monroe finì nel tunnel dell’alcol e dei barbiturici, che sul set venivano somministrati di regola alle star per costringerle ad addormentarsi presto, salvo poi dovergli somministrare anfetaminici la mattina per risvegliarli. La salute di Marilyn era precaria, aveva girato per ore una scena in acqua nell’ultimo film, Something's Got to Give, e si diceva avesse abortito in Messico un figlio di Bob Kennedy. Quando la mattina del 5 agosto 1962 viene trovata morta nella sua casa di Brentwood, è stato Joe DiMaggio a occuparsi delle esequie. L'ex campione subì un crollo psicologico a seguito dedl lutto. Da quel momento, come è noto, fece deporre da un fioraio tre rose rosse fresche a settimana sulla tomba dell'unica donna mai amata. Quelle rose non comparvero più dall'8 marzo 1999, quando anche lui la raggiunse, 37 anni dopo.