Quando aveva diciassette anni, come molti australiani, Nicole Kidman sognava di fare un viaggio in Europa con le sue amiche. Andò prima ad Amsterdam, poi a Roma e da allora nel nostro Paese ha continuato a tornarci sempre. “Giravo per le strade, avrei voluto vivere qui da voi e sposare un italiano, ma non è successo, anche se ci sono andata molto vicino”. Lui, il fortunato, come ci confidò quell’attore cult e sexy degli anni Ottanta quando lo incontrammo a Lampedusa, è Massimo Ciavarro. Tra i due ci fu un’attrazione molto forte che però non si trasformò mai in qualcosa di più serio, ma dell’attore dai riccioli biondi l’attrice Premio Oscar (a sua volta bionda), non pronuncerà mai il nome durante il nostro incontro. Siamo in Sicilia, al 65esimo Taormina Film Fest dove, il giorno dopo l’arrivo di Oliver Stone - qui nelle vesti di presidente di giuria – si palesa Nicole Kidman con un volo privato da Parigi e quattro persone al seguito: la sua pubblicist (Leslee Dart), il suo bodyguard (Tony Webb), un parrucchiere (John Nollet) e l’agente (Madeline Taylor). I capelli di Nicole Kidman lisci per copione "reale", il volto mutato dagli esordi di film come Giorni di Tuono, Cuori ribelli o Ritratto di signora, a cinquantadue anni da poco compiuti, continua ad avere sempre un certo fascino: sarà per quello sguardo magnetico e glaciale capace di terrorizzare chiunque visto che, per un momento, ci ricorda alcune scene e inquadrature di The Others di Alejandro Amenábar, in cui interpretava una madre ossessiva-compulsiva con evidenti problemi psichici. Ci terrorizziamo anche noi, ma solo per un attimo. Sì, perché basta pensare a lei nei panni di Satine in Moulin Rouge o alla sua straordinaria interpretazione di Virginia Woolf in The Hours (che le valse l’Oscar come Migliore Attrice protagonista), per far passare la paura. Per sorridere e sfoderare tutta la sua allure, evidenziata da un abitino chiaro a fiori e da sandali rossi, le basta continuare a parlare dell’Italia. “Avrei voluto imparare l'italiano e ogni volta che sono in vacanza qui tento di parlare nella vostra lingua”, ci dice dopo aver cercato di pronunciare un “buongiorno” pur essendo pomeriggio inoltrato. “La mia famiglia ama l'Italia, mia figlia è stata battezzata tra le montagne della Toscana all'aperto, seminuda perché cercava di strapparsi il pannolino”. Ad averla influenzata, poi, sin da piccolissima, è stato il nostro cinema e “con il suo realismo magico”. “Ho visto a Cannes La grande bellezza nella proiezione di mezzanotte e ne sono rimasta conquistata” ci confida. “Mi considero un’attrice globale, amo il cinema russo, francese, ma tutto ha avuto inizio con Fellini. A quindici anni saltavo la scuola e andavo a chiudermi al cinema per avere un contatto col grande schermo: non sempre capivo quelle immagini, perché non avevo una buona preparazione, ma sapevo che prima o poi il cinema avrebbe fatto parte della mia vita, ne ero troppo affascinata”.

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Donatella Turillo per Taormina Film Fest

Poi c’è stato Stanley Kubrick che la volle protagonista – assieme al suo ex marito Tom Cruise in Eyes Wide Shut di cui quest’anno ricorrerà il ventesimo anniversario dalla sua prima uscita (alla Mostra del Cinema di Venezia, indimenticabile). “Ci trasferimmo a Londra per tre mesi, ma alla fine ci restammo due anni. Eravamo con Stanley seduti per terra nel suo ufficio tra libri e fogli. Era come entrare in un universo parallelo e meraviglioso, un quotidiano non dover stare con i piedi per terra”. “Da quando ho fatto quel film – aggiunge - tutti mi chiedono di lui, registi compresi. Il fascino che continua ad avere è incredibile”. “A volte il tempo è il nostro peggior nemico (detta da lei, questa frase fa un certo effetto, ndr): se in un set hai tempo di esplorare, il film diventa una grande occasione per espanderti”.

Nicole Kidman – vincitrice anche di quattro Golden Globe e due Emmy – ha comunque avuto sempre un rapporto molto forte con i grandi registi con cui ha lavorato, ad esempio con Susanne Bier (con cui ha lavorato nella serie HBO The Undoing). “È stato il rapporto più intenso possibile”, ci dice. Ho lavorato con lei per quattro mesi, abbiamo finito da poco e l’ho chiamata ieri per dirle che mi mancava. È come tagliare il cordone ombelicale. Sul set c’è una convivenza forte che poi si interrompe bruscamente. Amo i registi ossessivi, forti, odio quelli che lasciano andare,

voglio qualcuno che mi costringa a dare il meglio

, per questo sono grata ai registi con cui ho lavorato e ce ne sono altri che vorrei incontrare. È il mio modo per crescere”. Nella bella cittadina siciliana, oltre a ricevere il Taormina Arte Award, ha parlato molto della sua partecipazione – nelle vesti di produttrice oltre che di attrice – in Big Little Lies, la miniserie HBO in onda attualmente su Sky Atlantic e Now Tv che – ci ricorda più volte - le ha cambiato la vita, “una serie che ti permette di esplorare un ruolo per tante ore con profondità”. “Volevo essere libera e non in balìa dei registi – aggiunge - volevo essere coinvolta direttamente nelle scelte dei personaggi, anche se non smetterò di amare i film perché la mia grande passione rimane essere seduta in sala a piangere con il pubblico”. Nella seconda stagione, Celeste - una delle cinque mamme di Monterey che nascondono piccoli ma anche grandi segreti - si evolve. “È un ruolo molto complesso, il tema riguarda gli abusi domestici, la violenza all'interno del matrimonio”, spiega. È una donna che soffre dei danni che ha subito e che deve superare il dolore, ma la vera novità è l’ingresso in scena in questi nuovi capitoli di sua suocera, interpretata da Meryl Streep con cui aveva già lavorato in The Hours. “Il mio personaggio è complesso, ma non forte. ‘Forte’ è una parola usata troppo spesso. Di lei colpisce invece la sua capacità di andare avanti, la sua resilienza, come mi piace la donna che interpreto in un piccolo film, The destroyer. È alla fine della sua vita, ma ricerca continuamente una salvezza interiore”.

Le donne sono al centro delle sue attenzioni e lei è una di quelle attrici che sostiene il cinema al femminile. “Se guardiamo le statistiche, sono spaventose, non c'è nulla da fare, non siamo oltre il venti per cento. È arrivato il momento di prendere le cose in mano”. “Tre anni fa – aggiunge - dopo la notte degli Oscar, con Meryl Streep ci siamo sedute intorno a un tavolo e ci siamo dette qualcosa deve cambiare, dobbiamo scegliere di lavorare con altre donne. Mi sono così impegnata a fare film con donne ogni 18 mesi e poi ne ho fatto uno ogni 6 mesi ed è stato bello, ho lavorato con Susanne Bier, come ricordato, con Sofia Coppola e Andrea Arnold. Ho messo la mia forza mediatica al servizio di questo impegno perché dobbiamo e vogliamo sentire voci diverse in questo mondo. Anche come produttrice cerco di dare spazio a storie di donne che coinvolgano tutti. Nella serie ci sono soprattutto personaggi femminili, ma anche ruoli incisivi di colleghi maschi. Siamo donne, siamo aperte a tutti, dobbiamo essere solidali tra noi per farci rispettare”. Adesso si sta preparando per due film in uscita, uno con Charlize Theron e Margot Robbie e un altro che arriverà nelle sale americane a settembre. C’è però, poi, la famiglia che l’aspetta. “Ho lavorato per quattro mesi di seguito su diversi set, ma adesso ci sono le mie figlie ad aspettarmi”, ci dice prima di salutarci e fare una vera e propria passerella per il corso principale di Taormina fino al Teatro Antico vestita prima con un abito rosa shocking e poi con un altro lungo bianco, entrambi dello stilista belga Olivier Theyskens. “Voglio occuparmi di loro che stanno crescendo, è tempo di leggere libri e rilassarmi - sono un’avida lettrice – è arrivato il momento di guardare l'oceano e di essere amata”.