Cosa sta succedendo alle principesse di Dubai? Perché cercano di fuggire da uno dei luoghi più belli e lussuosi del pianeta, dove loro, parenti strette dell’uomo più potente, sono al vertice di tutta quella bellezza e tutto il lusso? Perché cercano una vita “normale” e lo fanno a loro rischio e pericolo? L’immaginario fatto di cliché che ammanta quella parte di mondo è così piena di fascino da attrarre, e allo stesso tempo spaventare un po’ per i misteri che custodisce (benissimo). Le donne, verso quella parte del mondo sono eroine di battaglie quotidiane nonostante il benessere economico. Ci sono donne che si fanno arrestare per aver guidato un’auto, e poi non vengono rilasciate quando la legge finalmente glielo consente. Donne che festeggiano perché possono finalmente assistere a una partita allo stadio. Donne che vogliono vivere la loro vita perché hanno conseguito titoli di studio in prestigiosi atenei e hanno assaggiato la libertà, che noi diamo per scontata. Nel nuovo capitolo della vicenda che la coinvolge, è ormai quasi certo che la principessa Haya di Dubai sia stata costretta a depistare le ricerche degli uomini di suo marito fingendosi in Germania. In realtà, sarebbe nascosta nella sua casa da 85 milioni di sterline a Kensington Palace Gardens, nel centro di Londra, e avrebbe già fatto richiesta di asilo al Regno Unito mentre i suoi avvocati divorzisti si preparano a dare battaglia al potente (e un po’ mefistofelico) consorte, il primo ministro degli emirati Mohammed bin Rashid al-Maktoum.

Ma la principessa Haya non è l’unica della famiglia a voler prendere le distanze dall’emiro. Chi è Mohammed bin Rashid Al Maktum, l’uomo che dalle sue 6 mogli ha avuto 23 figli, di cui 14 femmine? Soprannominato Big Mo dai suoi sostenitori politici, è colui che ha reso Dubai una città internazionale e avveniristica, un famoso allevatore di cavalli, un poeta molto apprezzato in patria. Sul suo profilo Instagram da 4 milioni e 300mila follower ha appena pubblicato una poesia in cui si parla di una donna traditrice e infame, e non è difficile capire a chi si riferisca. Ma grazie alla poca libertà di diritti che le donne riescono a ottenere, ci sono delle zone oscure nella sua vita privata. Una delle figlie avute dalla prima moglie, Houria Lamara d'Algeria, è la principessa Shamsa, nata il 15 agosto 1981. Appassionata anche lei di equitazione, Shamsa era solita trascorrere l’estate nella tenuta con maneggio di famiglia a Longcross, nel Surrey inglese. Si dice che nell'agosto del 2000, quando Shamsa aveva solo 18, si sia accorta un giorno che il cancello della tenuta era stranamente aperto. Eludendo la sicurezza, si sarebbe messa alla guida di una Range Rover per fuggire il più lontano possibile. Si è nascosta a Cambridge per due mesi, fino a quando gli uomini della sicurezza del padre sono andati a prelevarla con la forza, in mezzo a una strada. L’indagine di violazione dei diritti civili condotta nel Regno Unito, in base al racconto di un ex dipendente del maneggio dell’emiro, non ha portato a nulla.

Non se n’è più parlato fino a marzo del 2018, quando la sorella minore, la principessa Latifa, nata il 5 dicembre 1985, ha pubblicato su YouTube un video di accuse contro il padre. “L’unica cosa a cui tiene mio padre è la reputazione, uccide per difenderla”, dice la principessa Latifa da una probabile stanza d’hotel in penombra, su uno sfondo impossibile da localizzare, “lui pensa solo a se stesso, questo video dovrebbe salvare la mia vita, ma temo che se lo state vedendo sarò già morta, oppure in una situazione molto critica”. Poi parla della sorella Shamsa, della sua fuga a soli 18 anni e di come a Dubai nessuna di loro gode della piena libertà che ci si aspetta da un paese civilizzato. “Noi non abbiamo la libertà di scegliere il nostro futuro”, dice. Latifa racconta di essere stata in contatto con la sorella durante i suoi due mesi di fuga, così come una loro amica comune Lila. Il padre delle ragazze ha cercato di corrompere Lila per sapere dove si trovava la figlia e ha fatto mettere il suo telefono sotto controllo. Shamsa era semplicemente una ragazzina sola in un paese straniero e anche se le mosse del padre erano prevedibili, non resisteva alla tentazione di chiamare la sorella e l’amica. Fino a quando “l’hanno catturata per strada e gettata in auto e lei strillava e scalciava, ma dall’auto l’hanno caricata su un elicottero, poi portata in Francia e fino a Dubai in un jet privato, in cui era stata drogata”. Sempre dal racconto di Latifa, Shamsa è stata relegata in un’area del palazzo di famiglia, ma lei e l’altra sorella sono riuscite a farle avere un telefono per comunicare. Con quel telefono, Shamsa ha contattato anche il Guardian, e la storia è diventata pubblica. Ma anche se la BBC e la tv australiana hanno dedicato inchieste giornalistiche alla vicenda, non è servito a nulla.

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La principessa Haya Bit Hussein


Latifa, nel video, parla anche di torture. Quando lo ha pubblicato, lei stessa era in fuga dal padre. Nel marzo 2019, un anno esatto dopo, la su migliore amica finlandese Tiina Jauhiainen ha raccontato al Guardian di aver cercato di aiutarla “a lasciare la sua soffocante e tradizionale esistenza come figlia del sovrano di Dubai. Vorrei averle detto qualcosa mentre la stavano portando via. C'erano pistole ovunque. Latifa stava urlando e scalciava e io ero paralizzato dalla paura. Non sono riuscita a dire una parola. Spero solo di aver detto 'mi dispiace che questo abbia fallito'. Spero di averle detto che le voglio bene". È stata l’ultima volta in cui si sono viste. Le due avevano lasciato insieme l’Oman il 24 febbraio 2018 e con l’aiuto di un ex agente segreto, si erano imbarcate sullo yacht Nostromo con cui si sono recate verso Goa, in India. Erano poi state avvistate il 20 marzo a Port Fujairah e da lì avrebbero raggiunto lo Sri Lanka. Ma uno schieramento di navi ed elicotteri dell’emirato avevano assaltato la nave Nostromo e gli uomini dell’emiro avevano prelevato entrambe le donne. Tiina Jauhiainen è stata rilasciata 15 giorni dopo. Oggi racconta che era loro intenzione volare negli Stati Uniti per chiedere asilo, un piano progettato e organizzato in segreto per anni. “La gente pensa: è una principessa, quanto potrà mai essere brutta la sua vita?", dice Tiina Jauhiainen sul Guardian. "Ma i soldi sono solo una distrazione. Non le era permesso di studiare ciò che voleva, lavorare, viaggiare, persino di andare a casa di un amico. Aveva il coprifuoco la sera. Veniva trattata come una bambina a 32 anni. Si deprimeva perché doveva passare le giornate a casa. Odiava la sua casa". Nei mesi successivi al rimpatrio forzato, dapprima le fonti ufficiali dell’emiro Mohammed bin Rashid Al Maktoum hanno negato la fuga di Latifa e informato l’opinione pubblica che la ragazza era stata rapita per chiedere un riscatto, ma che fortunatamente è stata salvata. Per giustificare il filmato, è stata diffusa la voce di disturbi psichici che l’avrebbero portata a inventare tutto ciò che ha detto. Al momento la sua amica finlandese è una degli attivisti che con l’hashtag #freelatifa sta lottando, insieme a Human Rights Watch, per farla liberare dal presunto padre padrone. Una svolta alla vicenda potrà darla solo la principessa Haya Bit Hussein, la consorte ribelle che lo ha piantato in asso e che non ha nessuna intenzione di fare la fine delle figliastre. Dopo una sua confessione che ora il mondo arabo aspetta, se anche lei accuserà il marito di abusi verso le donne della sua famiglia, per il potente emiro poeta sarà difficile farle passare tutte e tre per malate di mente. E stavolta, la sua reputazione non ne gioverà davvero.

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