Ci sono attori e attrici che per tutta la vita sono rimasti o rimangono a tal punto intrappolati nel ruolo che hanno interpretato in una serie tv di successo, che potranno interpretare centinaia ruoli ancora, ma resteranno per sempre “quel” personaggio. Ne sono state vittime, tra gli altri, Raymond Burr aka Perry Mason: lo ha interpretato per moltissimi anni, fino alla sua morte, e tutto quello che ha cercato di fare, cinematograficamente parlando, non è stato mai credibile, perché lui, in qualsiasi film fosse, veniva sempre visto come Perry Mason. Unica eccezione, ne “La finestra sul cortile” (Rear Window) di Alfred Hitchcock, ma quel film venne girato ben cinque anni prima della fortunata serie tv, quindi non vale. Lo stesso dicasi di Angela Lansbury, anima de La signora in giallo: in Assassino sul Nilo o ne Il mistero della signora scomparsa si pensa sempre che sia Jessica Fletcher, anche perché ha sempre la stessa e inconfondibile voce (è di Alina Moradei). Che dire poi del “nostro” Commissario Montalbano creato dall’inventiva e dalla penna di Andrea Camilleri? Luca Zingaretti, che lo interpreta, ha provato e prova a fare altro, dal cinema al teatro e la tv, senza però arrivare allo stesso successo. Quel personaggio oramai gli appartiene, come quegli altri personaggi sono associati agli altri suoi colleghi, e da quel personaggio non riesce più ad uscirne.

Anche nel caso di Ronn Moss vale la stessa “regola”. Quando lo incontriamo a Taormina, ospite della tredicesima edizione del Premio Cinematografico delle Nazioni, non pensiamo che a una cosa: abbiamo davanti a noi Ridge Forrester (biologicamente Marone). Ci parla delle sue passioni, dell’Italia, di attualità come di politica, ma per tutta la durata del nostro incontro, non pensiamo altro che a quel personaggio, il bellimbusto con l’eterna capigliatura 80s che in “Beautiful” - “The Bold and the Beautiful” nel suo titolo originario, la serie più longeva della tv (va in onda sulla CBS dal marzo del 1987) - si è sposato un numero imprecisato di volte con la stessa donna (Brooke Logan), ha fatto innamorare molte altre, non solo lì tra quegli interni di una villa ricreati in uno studio con la cartapesta, ma in tutto il mondo. Anche quando partecipò al programma tv “Ballando con le stelle”, tutti – dal pubblico ai concorrenti e più di una volta persino la conduttrice (Milly Carlucci), lo hanno chiamato Ridge e non Ronn. Questo per far capire che negli anni, “ben venticinque”, ci ricorda lui, look da teenager/rapper, pantaloncini corti fin sotto il ginocchio (quasi a pinocchietto, quel horreur!), sneakers e calzini bianchi in bellavista - ogni giorno si recava sul set a Los Angeles - “come un impiegato qualunque” – la puntata veniva registrata, montata e poi trasmessa e, in maniera martellante, sempre ogni giorno, sabato e domenica esclusi, proposta al grande pubblico che così facendo finiva con il ritrovarsi la sua faccia (spesso anche il suo corpo nudo) sul piccolo schermo. “Beautiful” era per molti, almeno in quegli anni, una presenza fissa ad ora di pranzo. Nelle case delle famiglie italiane dotate di televisione, Ridge and Co. erano “di famiglia”, probabilmente molto più presenti, visto l’orario, di molti genitori impegnati con il lavoro. Come scindere, dunque, il personaggio dall’uomo e viceversa? È praticamente impossibile, ma ci proviamo.

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Ridge Forrester, pardon, Ronn Moss è in Italia, un posto che ama molto, per tutta l’estate, ma basta recitazione. Ha lasciato la serie sei anni fa, sarà in una nuova serie tv, The Bay in onda sulla piattaforma Amazon Prime in autunno, ma adesso per lui c’è soltanto l’amore verso una donna – la sua seconda moglie, Devin Devasquez, ex modella ed ex playmate di Playboy che lo segue ovunque, gli dice cosa rispondere, interviene quando si dimentica qualcosa, insomma, c’è – e verso la musica. “In realtà suono da quando avevo undici anni – tiene a precisare – da quando vidi per la prima volta i Beatles all’Ed Sullivan Show”. “Mi piacquero così tanto che convinsi i miei genitori a comprarmi una chitarra, perché volevo provarci ed avere anche io una band”, aggiunge. “Poi però col tempo decisi di fare altro, di mettere da parte quella passione e di fare l’attore, un lavoro che mi ha tenuto impegnato per tantissimi anni, togliendomi il tempo di fare altro”.

Ron Moss oggi di anni ne ha 67 e quella passione è tornata più viva che mai e ne ha fatto un nuovo mestiere. Ha inciso tre album (My baby’s back, Uncovered e I’m your man) e ora è in giro per l’Italia, isole comprese, a suonare pezzi originali o super noti, in centri commerciali come in piazze e teatri storici. Al Teatro Antico di Taormina ha cantato “Angel” e la sua dedica è stata tutta per il suo idolo, Gina Lollobrigida, che a un certo punto si è anche commossa. Col suo tour ‘Usa Meets Italy’ sarà nelle Marche e in Puglia, poi alla Capannina di Forte dei Marmi (il 13 agosto), a Lecce e a Mantova (il primo e il 7 settembre), facendo conoscere ai più questa sua “dote” finora inespressa e iniziata nel 1976 con il gruppo ‘Player’.

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L’Italia, ça va sans dire, è sempre nel suo cuore. “Con Beautiful ci trasferimmo sei mesi con tutta la troupe nel vostro Paese e fu un’esperienza unica e indimenticabile, ricorda, ma io ci avevo già passato diverso tempo quando girai il film “I Paladini, storia d’armi e d’amori”, di Giacomo Battiato. Fu anche quella una bellissima esperienza, girammo anche sull’Etna, ma quel film non mi ha reso famoso”, dice ridendo. Il successo vero e proprio arrivò, come noto, con Beautiful. “Mi ha dato tantissimo, è una grande serie, ma stare tutti i giorni sul set per 25 anni era diventato per me troppo pesante. Dopo aver fatto un incidente in auto con mia moglie, decisi di smettere, anche perché il trauma alla testa che avevo subito non mi faceva ricordare i dialoghi”. Per uno come lui, buddista praticante, la cosa è stata vista “come un segno”, e non è stata l’unica: “Nel mio ultimo giorno di set, nell’agosto del 2012 – spiega - l’orologio era fermo e segnava le 9.42, che è l’ora della mia nascita, stessa data del primo giorno di messa in onda di Beautiful”. “Lasciare quella serie, continua, ha rappresentato per me una rinascita, mi ha dato una grande energia”. Pregi di questa new life? Non ha dubbi: “Finalmente posso girare tutto il tempo che voglio, visitare il mondo e dedicarmi alla musica e ad altri progetti senza avere la preoccupazione di dover scappare poco dopo per tornare sul set. Sono un uomo felice”.

Ron Moss sarà anche in tour a Roma, “una città ideale in cui vivere”, si azzarda a dire, e dicendo questo ci rendiamo conto che non la conosce affatto. Gli spieghiamo che ci sono molte cose che non funzionano, dalla “monnezza” ai trasporti pubblici, e lui: “è vero, ora che ci penso me lo hanno già fatto notare in molti. La gente purtroppo non ne ha cura, c’è troppa spazzatura e troppo traffico e questo mi rattrista, ma è così anche a Los Angeles, la mia città, che conosco molto bene”. Uno come Salvini sa chi è, ma non a tal punto da dire la sua. Prima di salutarci, però, la spara grossa su Trump, “un presidente che sta facendo grandi cose, peccato però che non si leggano sui giornali”. Ecco, in certi casi più che mai, preferiremmo che restasse il bello e innocuo ragazzo fisicato dai capelli lisci, insomma, il Ridge che tutti amiamo.