Patrick Swayze è morto dieci anni fa, il 14 settembre 2009, e per motivi che risiedono solo dentro al nostro cuore, o nelle nostre teste, non si riesce a dimenticarlo. È giusto che sabato 14 settembre Sky Arte, alle 21.15 (poi disponibile on demand) gli dedichi un documentario, I’m Patrick Swayze con tutta la storia della sua vita, dagli esordi agli ultimi periodi, quando un cancro al pancreas ce l’ha portato via a soli 57 anni. Un colpo anche se ci aveva preparato durante gli oltre dodici mesi trascorsi a curarsi con tutti i modi possibili “perché sono attaccato alla vita”, come dichiarava ogni volta che giravano voci secondo cui avesse gettato la spugna. Ancora oggi, quando un canale televisivo qualsiasi manda in onda Ghost, gli spettatori arrivano anche ai 5 milioni. Sempre. Più o meno gli stessi quando vanno in onda Dirty Dancing o Point Break. Con quei film aveva dimostrato di essere bravo, bravissimo a ballare, di essere bello, atletico, di essere un rubacuori.

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Courtesy Sky Arte
Patrick Swayze con la moglie Lisa nel loro ranch


Poi, però, la prova solida di bravura l’ha data invece in un film cult, in quel Donnie Darko che anche grazie a lui è finito fra i 50 film più belli della storia del cinema, perché dopo averci fatto sempre e solo innamorare, era riuscito a farsi odiare nel ruolo del guru presuntuoso, vanesio truffatore e pedofilo. Quando un attore riesce a interpretare un ruolo, e poi il contrario dello stesso, è un grande attore. Nel film, diretto da Adrian Buitenhuis, si ricostruisce tutta la fatica che Patrick ha dovuto affrontare per ottenere il successo, la sua passione per la danza, le arti marziali e i cavalli, la vita nel suo ranch, l’alcol e gli immancabili demoni interiori evocati dalla morte del padre che, ironia della sorte, era morto anche lui a 57 anni. I racconti della moglie Lisa Niemi (nella foto in apertura), conosciuta quando avevano lui 20 anni e lei 15, sposata nel 1975 e mai lasciata, senza riuscire ad avere mai un figlio. Le testimonianze delle sue partner cinematografiche storiche, Jennifer Grey e Demi Moore, e di tutte le altre che hanno lavorato con lui. Un ritrattone che non si può affrontare senza un accessorio indispensabile: un pacchetto di fazzolettini.

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Patrick Swayze