Viola e Daisy, le due gemelle Indivisibili, protagoniste dell’omonimo film di Edoardo De Angelis di qualche anno fa, sono rimaste nel cuore di molti spettatori. Siamesi dalla nascita (erano unite al bacino) in un territorio abusato come Castelvolturno, venivano trattate dalla famiglia come un fenomeno da baraccone, portate come bestie da una festa patronale all’altra lasciando a casa amore, sensibilità e umanità. Tutto andava bene fino al momento in cui scoprivano di potersi dividere, un sogno espresso soprattutto da una delle due, desiderosa di una normalità mai provata che poteva essere un gelato, un viaggio, un ballo, una cena fuori, ma da sola, un unico vestito (quelli del film sono stati realizzati da Massimo Cantini Parrini) o l’amore con un uomo, ma l’imprevisto, purtroppo, era sempre dietro l’angolo. Gemelle anche nella realtà, non hanno per fortuna di questi problemi le due ragazze che le hanno interpretate - Marianna e Angela Fontana – che dopo quell’esperienza, camminano oramai da tempo da sole. Marianna l’ha voluta Mario Martone nel suo Capri Revolution, mentre Angela l’abbiamo vista in Due Soldati di Marco Tullio Giordana, Like me back di Leonardo Guerra Seràgnoli e in Lucania di Gigi Roccati. “Le cose stanno andando bene e mi godo questo momento”, ci dice quest’ultima quando la incontriamo sull’isola di San Pietro, a Carloforte, dove è in corso la tredicesima edizione di Creuza de Ma, il festival di musica per il cinema ideato e diretto da Gianfranco Cabiddu.

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Angela Fontana

Indivisibili è stato un esordio importante e indimenticabile, ma adesso ognuna di noi segue il proprio percorso di formazione”, aggiunge. Classe 1997, capelli lisci e castani, ci parla fissandoci con i suoi occhi scuri curiosi di scoprire un mondo, quello del cinema, che la sta accogliendo giorno dopo giorno a braccia aperte. Lei ci pensa, si impegna ma (a ragione) alterna il tutto ai corsi di Filosofia all’Università Federico II di Napoli e agli studi al Conservatorio. Dal 2 ottobre prossimo, inoltre, la vedremo accanto a Luca Argentero in Io, Leonardo, il nuovo film d’arte di Jesus Garces Lambert prodotto da Sky con Progetto Immagine e distribuito nei cinema italiani da Lucky Red. Angela è Cecilia Gallerani (1488-1593), la donna che all’epoca fece impazzire molti uomini, ma soprattutto due: Ludovico il Moro - da cui ebbe anche un figlio illegittimo, da lui subito riconosciuto perché era pazzo d’amore per lei nonostante avesse già una moglie (Beatrice d’Este) – e Leonardo Da Vinci – con cui ebbe un rapporto platonico, ma che la ritrasse in uno dei suoi quadri più belli e conosciuti dopo La Gioconda: La dama con l’ermellino. “Il film è un viaggio unico, coinvolgente e affascinante nella mente di Leonardo, una delle figure più geniali che la storia dell'umanità abbia mai conosciuto – ci spiega la giovane attrice originaria Casapesenne, in provincia di Caserta – ma soprattutto una maniera per poter conoscere da vicino alcuni dei personaggi del suo tempo che entrarono a far parte della sua vita”. Cecilia era sicuramente tra questi, “una ragazza/donna – la definisce lei – dotata di intelligenza e bellezza sostenitrice di grandi valori e amante della cultura”. Una donna moderna, aggiungiamo noi, una femminista ante litteram che oggi sarebbe stata una paladina del #MeToo.

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Angela e Marianna Fontana

In quella tela, conservata nella Collezione Czartoryski di Cracovia, vi è una straordinaria corrispondenza tra il punto di vista della donna e dell’ermellino, simbolo di purezza e incorruttibilità: l'animale infatti sembra identificarsi con la fanciulla per una sottile comunanza di tratti, per gli sguardi dei due, che sono intensi e allo stesso tempo candidi e nel suo insieme, la figura slanciata di Cecilia trova riscontro armonico nell'animale. Sembra volgersi come se stesse osservando qualcuno sopraggiungente nella stanza, ma al tempo stesso ha quell'imperturbabilità solenne che la fa assomigliare ad un'antica statua. “Quel che mi colpisce di lei – continua Angela – è il sorriso che aleggia sulle sue labbra”. Un colpo da maestro che poteva realizzare solo uno come Leonardo, che per esprimere un sentimento preferiva accennare alle emozioni piuttosto che renderle esplicite. Grande risalto è dato poi alla mano, investita dalla luce, con le dita lunghe e affusolate che accarezzano l'animale, testimoniando la sua delicatezza e la sua grazia, per non parlare poi del suo abbigliamento (nel film, come tutti i suoi costumi, sono realizzati da Maurizio Millenotti), curatissimo e mai sfarzoso, privo di gioielli tranne la lunga collana di granati, simbolo di un amore fedele e mai nascosto del Moro che contrastano con la bella carnagione chiara della giovane. Leonardo da Vinci – di cui quest’anno ricorrono i cinquecento anni dalla morte (tante le mostre in suo onore, tra cui quelle milanesi al Castello Sforzesco, a Palazzo Reale e alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana) – voleva intendere l'universale misura dell'uomo, studiava e disegnava perché per lui erano l'unico rifugio sicuro. “L’ho conosciuto studiandolo a liceo”, ci dice l’attrice che la Gallerani però, l’ha interpretata solo sul grande schermo. “Nella vita normale sono una ragazza semplice – ci confida senza falsa modestia - sono gli altri a definirmi, da sola non ne sarei capace. Come mi vedo? In continua evoluzione, in crescita costante”. Ecco, questo, forse, è il tratto che ha in comune con quella gran dama, una donna che amò tantissimo quel quadro e che conservò in tutti i suoi spostamenti, nonostante non si riconoscesse più – in età avanzata – con quell’immagine di acerba e ossuta adolescente nella quale Leonardo l’aveva internata prima della sua inaspettata gravidanza. Se avesse potuto, avrebbe fatto ricorso ad una buona chirurgia estetica, ma non erano quelli i tempi. Lei, comunque, indipendente, forte, con una personalità vivace e un physique capace di intrufolarsi ovunque, ne anticipò molti. Ve l’abbiamo detto che era moderna, ora capirete di più il perché.