La storia è noir quanto basta, l’interprete collaudata. Lady Gaga vestirà i lussuosi panni di Patrizia Reggiani, la “signora Gucci” per antonomasia che nel 1998 è stata condannata come mandante dell’omicidio del suo ex marito Maurizio Gucci, in un biopic che è già evento. Una vicenda oscura che ha tenuto col fiato sospeso l’opinione pubblica negli anni 90, ammantata di quel fascino che rende interessanti in egual misura le vicende di chi dal nulla diventa qualcuno, e quelle di cronaca nera di chi dal lusso e lo sfarzo finisce nella polvere. A dirigere il film sarà un mostro sacro come Ridley Scott, e sarà basato sul dettagliato libro di Sara Gay Forden La Saga Dei Gucci. Una sceneggiatura complessa e intricata in cui la realtà supera la fantasia. Come era nato l’amore tra il rampollo di terza generazione della maison Gucci e quella che in America, dopo la condanna, è stata soprannominata Black Widow, la Vedova Nera?

Maurizio Gucci: Company president struck deft couter-blow against other members of board.pinterest
Erin Combs//Getty Images
Maurizio Gucci negli anni 70


Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci
si conobbero a una festa, nel 1971. Lei era vestita di rosso fuoco, bella e misteriosa, e attirò subito l’attenzione del ragazzo. Avevano entrambi 22 anni e Maurizio chiese a un amico: “Chi è quella donna che somiglia a Liz Taylor?”. Riuscì a farsela presentare ma lei non ne rimase molto colpita, in principio: “Era estremamente arrogante, borioso, pieno del nome Gucci”, racconterà a Franca Leosini durante un’intervista per Storie Maledette. Tuttavia, decise di dare una chance a Maurizio Gucci e provò a uscire con lui. È durante questi appuntamenti che Maurizio getta la maschera per mostrarsi una persona diversa, “adorabile”, come lo ricorda l’ex moglie. Nasce un grande amore. Il padre di Maurizio, Rodolfo Gucci, famoso ex attore col nome d’arte Maurizio D’Ancora che dal dopoguerra aveva smesso di recitare e si era dedicato all’azienda di famiglia, non era d’accordo. Accusava Patrizia di puntare ai soldi del figlio, invece che al suo cuore. Maurizio però non gli diede retta e sposò Patrizia. Il padre disertò la cerimonia, se ne andò addirittura negli Stati Uniti, quel giorno. Il matrimonio riempì le pagine dei rotocalchi e di loro due si diceva che fossero la coppia più bella del mondo.


Maurizio Gucci è un marito affettuoso e generoso, non tornava mai a casa a mani vuote. Può essere ovunque, anche in Cina, ma chiama la moglie una decina di volte al giorno. All’inizio il menage funziona e anche il padre di Maurizio, dopo circa un anno e mezzo, si ricrede sulla nuora e la accoglie in famiglia. Dal 1972 al 1985, la vita di Patrizia Reggiani diventa una favola che si svolge fra le case a Milano, New York, St. Moritz e il Messico. Quando Maurizio e Patrizia esprimono insieme il desiderio di possedere una barca suggestiva, lui le regala il Créole, un veliero del 1927 ritenuto “la più bella barca del mondo”, passato per diverse mani e trasformato dall’armatore greco Stavros Niarchos in uno yacht a motore da 60 metri, ma con i tre alberi e le vele. Maurizio lo comprò dal governo danese a cui Niarchos l’aveva ceduta come nave scuola e la fece restaurare di nuovo, rendendola un sogno. Nel frattempo, nel 1976 a Ischia, entra a far parte della vita di Patrizia una donna destinata a diventare la sua migliore amica. Pina Auriemma è una donna della borghesia napoletana e quell’estate del '76 alloggia all’Hotel Jolly di Ischia. A presentarla a Patrizia Reggiani Gucci è Nicoletta Rusconi. Patrizia si trovava lì per godersi le terme dopo la nascita della figlia Alessandra e instaura un’amicizia saltuaria con la Auriemma, che rivedrà ogni estate, e a Milano quando questa viene a trovare la Rusconi. L’amicizia diventa sempre più solida, a Patrizia piace di Pina la capacità tutta napoletana di sdrammatizzare le situazioni difficili riportando il sorriso sulle labbra a lei e al marito Maurizio. Pina è affascinata da Patrizia e vuole essere, per lei, la persona di cui fidarsi, quella che le manca nella sua cerchia di signore bene. Patrizia, però, tiene Pina lontana dalle amiche dell’alta borghesia milanese, non è il tipo di persona adatta a quel tipo di giro, dice. Non la invita mai a una cena a casa, a una festa. Ma comunque Pina non se la prende.

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Quando le due donne sono tanto in confidenza che qualcuno chiama Pina “la dama di compagnia di Patrizia”, o anche con il soprannome “La Maga”, perché accompagna l’amica dalle cartomanti, nel 1981 Pina Auriemma esprime a Patrizia Reggiani il desiderio di aprire una boutique Gucci a Napoli, in società con un’altra facoltosa signora napoletana. Patrizia le presenta il marito per farle spiegare le condizioni. Intorno a questa attività si creerà un mistero: la Auriemma dirà di aver sborsato un miliardo e 200mila euro di lire per la concessione, mentre a Patrizia Reggiani risulta che sia stata ceduta gratuitamente. Nel 1983 muore il padre di Maurizio e, secondo Patrizia, questo scatena in lui la voglia di vivere l'adolescenza, che il padre non gli aveva mai permesso di avere. Questo voleva dire, secondo la teoria della ex moglie, anche azzerare tutto, fare tabula rasa. La moglie, vedendolo spendere il denaro di famiglia in capricci costosi, è convinta che si sia circondato da persone che hanno un’influenza negativa su di lui. Gucci licenzia tutto il parco manageriale dell'azienda, composto dal padre, e lo sostituisce con suoi amici. Alla moglie dice di non aver più bisogno di lei e che può anche andarsene. “Era un uomo fragile, che aveva bisogno di qualcuno che si frapponesse fra lui e la realtà. Maurizio era come un cuscino: portava l’impronta dell’ultimo che ci si sedeva”, ha rivelato lei a Franca Leosini.


L’ultima volta che Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci si vedono, prima di lasciarsi, lui sta partendo per Firenze per delle sfilate. Spetterà al medico che aveva avuto in cura il padre di lui comunicare a Patrizia che il marito non sarebbe tornato più a casa da lei e dalle bambine. Patrizia racconterà poi nelle interviste di aver cercato di salvare il matrimonio per mesi, di aver incassato “tutte le cattiverie” sperando che si trattasse di una fase di crisi temporanea del marito. Ma si dice che, come da cliché, lui l’avesse già sostituita con un’altra donna molto più giovane. Inizia una guerra divorzile per la divisione delle proprietà. Uno dei campi di battaglia è la casa di New York, regalo di Rodolfo Gucci alla coppia, ma che è intestata solo a Maurizio. Il divorzio si conclude con il riconoscimento a Patrizia Reggiani di un appannaggio di un miliardo e mezzo e l’affido e il mantenimento delle loro bambine, Allegra e Alessandra. Secondo la donna, da quel momento l’ex marito si fa vivo molto saltuariamente per avere notizie delle figlie.

Nel 1993 Maurizio Gucci decide di vendere l’azienda di famiglia. A detta della ex moglie, aveva accumulato troppi debiti per poterla gestire. Patrizia non è favorevole alla vendita, forse teme che Maurizio sperperi tutto il ricavato della vendita lasciando le figlie senza eredità. Ma è stremata da un’annata durissima perché nel 1992 è stata operata di tumore al cervello. Un intervento andato completamente a buon fine, ma che l’ha molto provata psicologicamente. È anche delusa perché sperava di vedere Maurizio prendersi cura delle figlie, durante la degenza e la convalescenza, cosa che non è accaduta e che la amareggia tanto da registrare per lui un messaggio vocale in cui gli esprime tutto il disprezzo suo e delle figlie, che non vogliono più vederlo. Vicino a lei, in quel periodo, non c’è fisicamente Pina Auriemma perché né la mamma di Patrizia, né le due bambine provano stima per quell’amica. Pina è però ancora la sua confidente, la persona a cui telefona per sfogare tutte le sue angosce senza rischiare che circolino per Milano. Ma la signora napoletana ha problemi economici, deve incassare molti soldi da abiti ceduti in conto vendita. Patrizia, dopo l’operazione, sente la memoria meno brillante e la fa venire a Milano, dove la sistema in albergo, per farsi aiutare a scrivere un libro sul suo amore finito, la sua favola nera.

Patrizia Reggiani racconterà di aver dato molto denaro a Pina Auriemma, che in cambio le passava assegni post-datati. Intanto, l’odio nei confronti del marito è montato così tanto che si lamenta di lui con chiunque, osando spesso la classica frase “lo voglio vedere morto”. Nel 1995, la profezia sembra avverarsi. È il 27 marzo, sono le 8.45 e Maurizio Gucci si sta recando a piedi dalla sua casa di Corso Venezia a Milano all’ufficio della sua nuova società, a via Palestro. Mentre saluta il portiere Giuseppe Onorato, da una Renault Clio verde esce un uomo che lo segue nell’ingresso. Gli spara quattro colpi alle spalle, solo due lo colpiscono, ma non lo uccidono. Maurizio, a terra, si volta e vede in faccia lo sconosciuto che si avvicina per finirlo con un altro colpo alla tempia, prima di risalire nella macchina in cui c’è un complice alla guida. Viene risparmiato invece il portiere, Onorato, che ha assistito alla sparatoria ed è rimasto ferito da uno dei colpi. Si aprono le indagini e per due anni gli inquirenti si concentrano sui contatti lavorativi di Maurizio, su eventuali coinvolgimenti con la malavita, sui casinò svizzeri in cui sembrava avere degli interessi. Nessuna pista si rivela decisiva fino a quando un informatore della polizia, Gabriele Carpanese, non spiffera di aver sentito qualcuno vantarsi di essere coinvolto nell’omicidio di cui parlano tutti. Si chiama Ivano Savioni, e si rivela essere un amico di Pina Auriemma. I telefoni di Savioni e della Auriemma vengono quindi messi sotto controllo e gli inquirenti li sentono parlare ingenuamente del delitto e della mandante: Patrizia Reggiani.

Il 31 gennaio del 1997 la polizia di Milano arresta tutti i sospettati: Pina Auriemma, Ivano Savioni, Benedetto Ceraulo, Orazio Cicala e ovviamente Patrizia Reggiani. I primi due sono ritenuti gli intermediari fra la Reggiani e il duo composto da Cicala l’autista della Clio, e Ceraulo, l’esecutore dell’omicidio. I moventi di Patrizia non sono difficili da sommare. Si sospetta che abbia fatto eliminare il marito prima che sperperasse il patrimonio e, in fondo, tutti l’hanno sentita dire che lo voleva morto. Sulla sua agenda, alla pagina del 27 marzo, c’è scritta la parola paradeisos, la radice greca della parola “paradiso” che lei dichiara essere solo il nome di una nuova villa, ma per gli inquirenti è il promemoria del giorno del delitto. Una sua ex governante dichiarerà che già nel 1991 la signora aveva offerto a lei e al fidanzato 2 miliardi per uccidere Maurizio Gucci. Dice di aver riferito all'imprenditore le intenzioni della moglie, ma Patrizia contesterà sempre questa storia, chiedendosi perché mai i due avrebbero rifiutato una cifra simile e perché lui non avesse preso delle misure per proteggersi. Anche l’ex avvocato di fiducia della Reggiani racconta che la signora, nel 1994, gli aveva chiesto a cosa sarebbe andata incontro nel caso in cui avesse ucciso il marito. Questo Patrizia non lo negherà mai, dirà che comunque un sentimento di vendetta lo ha sempre covato e che al primo attimo di sgomento nell’apprendere della morte dell’ex marito, ha fatto seguito un senso di sollievo. Non le importava, dice lei, che ci fossero nuove figure femminili al suo fianco, quanto che il marito avesse negato il suo affetto alle figlie.


Patrizia Reggiani è stata condannata in primo grado a 29 anni e a 26 in appello, condanna confermata in cassazione. Con Pina Auriemma l’amicizia è finita. La Reggiani ha negato tutte le deposizioni dell’amica napoletana. Secondo questa, l’ex signora Gucci la pregava da tempo di trovarle qualcuno che uccidesse Maurizio e i soldi che le aveva versato non erano per aiutarla a ripagare i debiti, ma un acconto per i sicari. Patrizia accusa invece Pina e Savioni, che aveva conosciuto perché, racconta, l’amica voleva trovargli un lavoro con un progetto chiamato “Gucci Gourmet”, di averla ricattata. Nonostante ciò, e anche se durante il processo le due si sono scontrate aspramente, risultava che avessero continuato a frequentarsi. Anche Pina Auriemma viene condannata a 19 anni, di cui ne ha scontati poi 13. Orazio Cicala, l’autista, è stato condannato a 26 anni, cosi come Ivano Savioni. A Cicala erano stati promessi 500 milioni di lire per il compito di trovare qualcuno disposto a premere il grilletto e lo aveva identificato in Benedetto Ceraulo, condannato al carcere a vita. Ad avvalorare ulteriormente l’impianto accusatorio c’è stato un fattore comune: erano tutti strangolati dai debiti.



Dopo 17 anni di detenzione, a Patrizia Reggiani è stata concessa la semilibertà, ma all’inizio l’ha rifiutata perché per sua ammissione "non aveva mai lavorato in vita sua e non avrebbe saputo cosa fare". In qualche modo, nel carcere di San Vittore che lei chiama Victor Residence, si è fatta rispettare. Racconta di aver subito angherie, all’inizio, ma di aver subito imparato a rispondere fino a farsi valere, senza mai perdere le sue abitudini, continuando a truccarsi e a cospargersi di profumo. Nel 2017 è tornata una donna libera ed è andata a lavorare in un’azienda di moda. Inizialmente, le sue figlie si sono battute per la revisione del processo ma poi qualcosa le ha allontanate da lei e nel 2018 si sono ritrovate in tribunale per sistemare il groviglio legale che è rimasto in piedi fra lei, alla quale spetta il vitalizio accordatole dal marito vita natural durante, e loro due come eredi del patrimonio del padre. Nel 2018 Patrizia si lamentava di non aver ancora mai visto uno dei suoi nipoti. Pina Auriemma, anche lei libera, ha dichiarato che durante la detenzione l’ex amica le avrebbe fatto pervenire un messaggio in cui le prometteva due miliardi e “celle d’oro”, purché la scagionasse attribuendosi l’omicidio, ma avrebbe rifiutato. L'ultima compagna del marito, Paola Franchi, dice di non averla mai perdonata, e che Maurizio le aveva vietato più volte di non usare più il nome "Gucci". Quando ha occasione di parlarne, Patrizia Reggiani, che si vede spesso andare in giro con un pappagallo addomesticato sulla spalla, ribadisce di non aver chiesto mai di commettere l’omicidio ma ammette di essersela cercata, che se non avesse straparlato prima del delitto, se non si fosse fidata delle persone sbagliate, non sarebbe mai stata condannata. Ancora oggi afferma che Pina Auriemma ha preso sul serio le sue lamentele e abbia fatto uccidere Maurizio Gucci di sua iniziativa, che avesse organizzato tutto usando i 150 milioni che Patrizia le aveva prestato. E minacciandola che se non avesse versato subito un saldo di 500 milioni (a cui poi se ne sono aggiunti altri 100) le avrebbe rovinato la vita e ucciso altri due affetti, intendendo forse le figlie. Patrizia dice che di fronte a un tale ricatto ha pagato subito, invece di recarsi dalla polizia. A un nuovo processo, forse, la sottoporrà il pubblico del film.