"Non era un’idea premeditata. Un mio amico era con me e aveva il testo nello zaino. Lo abbiamo fatto d’istinto". Capelli lunghi fino al collo un po’ effetto out of bed, una t-shirt bianca, un paio di jeans e uno zainetto. A vederla da lontano, all’interno della scenografica Nuvola che Massimiliano Fuksas ha realizzato a Roma in zona Eur, la diciassettenne Olga Misik – ospite della 18esima edizione di Più Libri Più Liberi - potrebbe essere scambiata tranquillamente per una delle migliaia di ragazzine del liceo che sono venute ad ascoltarla con i loro professori. Invece è un’attivista, l’attivista russa che pochi mesi fa ha deciso di sfidare il regime di Vladimir Putin facendo una cosa che dovrebbe essere normalissima, ma a quanto pare non in Russia: leggere la Costituzione in piazza. Seduta in mezzo a un cordone di agenti, ha recitato a voce alta gli articoli 31 (libertà di associazione), il 29 (libertà di espressione) il 32 (libertà di eleggere e di essere eletti) e soprattutto l’articolo 2, secondo cui “il riconoscimento, il rispetto e la difesa dei diritti e delle libertà della persona e del cittadino sono un obbligo dello Stato”. Per questo semplice gesto è stata fermata dalla polizia, anche con violenza, almeno undici volte, è stata multata, ha dei processi in corso e per venire in Italia la procedura da seguire è stata molto complicata. “Mi sono spaventata solo una volta - spiega lei che così facendo è divenuta un’icona mondiale, il simbolo delle proteste pacifiche moscovite – ovvero nel momento in cui ho capito che ci sarebbe stata una procedura penale, ma adesso sono pronta ad affrontarlo”.

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I primi a reagire male alle sue proteste sono stati proprio i suoi genitori. “Mia mamma sta cominciando a cambiare opinione ma pensa che io faccia una cosa che ha poco senso, mentre mio padre ama Putin più di me”. “Non gli piaccio né io né la mia attività”, aggiunge. “Ho due fratelli, uno più piccolo, che sta dalla mia parte, e l'altro più grande, ma abito da sola, in uno studentato dell'Università dove studio giornalismo”. “A differenza di altri russi, però – tiene a precisare - non provo odio verso Putin, perché capisco che la causa di molti problemi è proprio il modo in cui il sistema sta funzionando. Putin lo vedo come un’allegoria di un’unità politica in quanto tale”.

Preparata e molto più matura di una della sua età, Olga Misik sta studiando giornalismo, ma è interessata più a quello che fa da attivista che a scrivere (“ho scritto solo un articolo finora”). Gestisce come un blog il canale Telegram in cui racconta quello che fa, le sue iniziative, le analisi di quello che succede, ma sa bene che, nonostante le rassicurazioni che riceve, “quel canale non è sicuro come si racconta, perché è anche questo, anche se meno di altri, è comunque controllato dal governo”. Olga Misik si è poi rivolta agli studenti italiani presenti spiegando loro cosa significhi vivere in uno Stato come il suo in cui non vengono rispettati i basilari diritti civili e politici. “Arrivata in Italia, mi ha sorpreso il clima di libertà che c’è nel vostro Paese. Qui a Roma ho visitato un liceo occupato, la polizia lascia correre. In Russia è impensabile. Basta una riunione di tre persone per scatenare la reazione delle forze dell'ordine e si rischiano multe di migliaia di rubli oltre al carcere fino a cinque anni”. È anche per questo che scendo in piazza e cerco nel mio piccolo di farmi sentire. “Lo faccio perché in questo modo riesco a ispirare altre persone. Il mio obiettivo è cambiare il Paese e per farlo, più siamo, meglio è. Per ora in Russia il regime purtroppo è stabile: ogni giorno ci sono nuovi arresti, ormai è diventata la normalità”. “Nonostante la mia età e dopo tutto quello che mi è successo - ci dice prima di andare via - ho l'impressione di essere già cresciuta, ma non mi fermo, dedicherò la mia vita a questa lotta. Accada quel che accada”.