Mentre noi finiamo di addobbare alberi e presepi, a Hollywood inizia la Award Season, la stagione dei premi che culminerà il 9 febbraio nella notte degli Oscar. Intanto, piovono nomination per le cerimonie che li precedono, dai Golden Globes agli importantissimi SAG, i premi della Screen Actors Guild, il sindacato degli attori, che vengono assegnati il 20 gennaio, due settimane dopo i Globes e dieci giorni prima che si chiudano le urne del voto per gli Oscar. Quello dei SAG è un risultato che può influenzare molto, soprattutto perché gli attori sono anche la più numerosa categoria presente nell’Academy che decide gli Oscar.

Comunque, guardando come sono messe le cose al momento, ci saranno due grandi “scontri”: quello per il miglior attore protagonista e quello per la miglior attrice non protagonista.

Secondo me la maggioranza dei votanti si spaccherà sui nomi di Adam Driver (Marriage Story, uno dei film che comunque sta raccogliendo più nominations) e Joaquin Phoenix (Joker). Lo scontro è sì, tra due interpretazioni agli antipodi, Driver marito in crisi emotivamente nudo e Phoenix, al contrario, ultramascherato, insomma è naturalismo versus barocco contemporaneo ma anche tra Netflix e un film di un grande “studio” pensato per le multisale. L’altro scontro che si profila è quello per la miglior attrice non protagonista: a vincere il SAG sarà Laura Dern (sempre Marriage Story) o Jennifer Lopez (Hustlers, in italiano Le ragazze di Wall Street) alla sua prima candidatura e quindi, finalmente sdoganata come attrice da prendere sul serio?

Non c’è, al momento, il derby familiare tra Noah Baumbach (regista di Marriage Story) e la moglie, Greta Gerwig, regista di Piccole Donne. Il film di lui ha avuto sei candidature ai Globes, quello di lei solo due. Ma non è detto che, avvicinandosi agli Oscar, le cose non cambino: Piccole donne ha un’uscita strategica programmata per il 25 dicembre negli USA, ovvero sei giorni prima che si chiuda la possibilità di qualificarsi agli Oscar. Chissà che cosa ne pensa Jennifer Jason Leigh, già moglie di Baumbach, al centro della “finzione” di Marriage Story, lasciata per la Gerwig, che per tutta questa sfinente stagione dei premi vedrà ex marito e la sua nuova sposa occupare copertine e tappeti rossi. Non vorremmo essere nei suoi panni.

E forse nemmeno in quelli di Renée Zellweger che, mesi fa, ha iniziato una campagna del genere “grande ritorno!” proponendosi come front runner per i premi da miglior attrice protagonista per il biopic Judy sulla cantante Judy Garland. Tenendo conto che Renée ha già vinto un Oscar (per il dimenticabilissimo Cold Mountain, nel 2004) e Scarlett Johansson (che ha due candidature, come protagonista per Marriage Story e come non protagonista per Jojo Rabbit) non ha mai vinto una ceppa, questo potrebbe e dovrebbe essere il suo anno. Ma Scarlett ce la farà? Grazie agli Avengers è l’attrice più pagata di Hollywood e probabilmente molti credono che questo le dovrebbe bastare. Non solo: dice sempre quello che pensa (è una delle poche ad avere pubblicamente difeso Woody Allen) e non è detto che Netflix riesca a fare l’en plein con Marriage Story perché l’ipotesi di un simile trionfo sarà comunque molto osteggiata dai votanti più conservatori che vedono le piattaforme di streaming come fumo negli occhi.

Le grandi manovre sono appena iniziate.