Il nostro incontro. Due ragazzi e un risotto. All’Armani Hotel di Milano, Alice Pagani, 21 anni, e Dylan Thomas Cerulli, alias Dark Pyrex dei Dark Polo Gang, sono lontanissimi dalla loro immagine pubblica e dai ruoli che li hanno portati al successo. Lei è la ragazza di cui parlano tutti, la Ludovica di Baby, serie tv di Netflix ispirata alla storia di cronaca che ha coinvolto le squillo adolescenti dei Parioli (l’altra è Benedetta Porcaroli), lui uno dei trapper del momento con la sua band dissacrante che in realtà viene dai quartieri bene di Roma. Ma di fronte ho due ventenni molto educati e parecchio innamorati. Hanno gesti da vecchia coppia (scherziamo sul fatto che Alice l’ha tenuto sulla corda un anno prima di mettersi con lui), hanno preso casa anche a Milano e non temono di parlare del loro futuro insieme.

Chiedo a Dylan se ha già scritto una canzone per Alice o una poesia, visto il nome che richiama il famoso autore gallese. È riservato, fa intuire di sì, ma non vuole rivelare se la inciderà, «non roviniamo la sorpresa». Alice lo accarezza con lo sguardo: «Sai, lo chiamano Er Poeta!». Lui ci lascia sole. È bello parlare con Alice, ti travolge con la sua innocenza, la determinazione e la sensualità dei suoi occhi da gatta.

Le dico che Baby mi ha fatto capire quanto sia difficile avere figli adolescenti e lei mi sorprende: «Certo i genitori nella serie non fanno una bella figura, sono tremendi». La prospettiva è ribaltata, e ha ragione. Quei figli sono il prodotto di madri insicure, padri incuranti, coppie assenti. Che cosa non capiscono gli adulti della tua generazione? «Siamo molto più avanti, abbiamo più informazioni. L’informazione porta consapevolezza, possiamo fare i nostri ragionamenti. Siamo passati da “mamma, che cosa significa questo?” a chiedere “Google, cosa significa questo?”. Poi non tutto è corretto, ma gli adulti sono spaventati dalle conoscenze a cui possiamo accedere. Ho sentito alcuni parlare della nostra generazione come fossimo degli alieni. “Ah, sono così intelligenti... io ero molto più stupida alla loro età”».

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Ernesto S. Ruscio//Getty Images
Alice è fidanzata con il trapper Dark Pyrex, membro del gruppo Dark Polo Gang. Qui sono alla presentazione dell’ultima stagione di Baby, la serie prodotta da Netflix con Alice protagonista.

La persona più importante della sua vita è il nonno, il suo nocciolo di purezza. «Non vorrei mai deluderlo, ha fatto tanti sacrifici per aiutarmi a realizzare il mio sogno, mi ha dato i suoi risparmi senza pensare che potessi fallire. Lo porto sempre con me in questo percorso, anche se abita nelle Marche. Il suo sorriso, il modo in cui mi guarda...». Alla mamma invece deve lo stile. «Ha sempre avuto un ottimo gusto e io ero il suo bambolotto: gonnelline, fiocchetti giganti e il caschetto, che ho da sempre. Quello rimane, ma a me ora piace la moda punk chic». Ricordiamo che proprio partecipando a un Future Visioni Model Search di Marie Claire ha scattato le sue prime foto di moda. Era il 2016, ora è in copertina del numero di gennaio 2020.

Ha il carattere da leader. Tra qualche anno quando ti intervisterò mi dirai che vuoi fare la regista? «Sì, te lo dico già da subito. Sto scrivendo delle mie cose, un corto è anche pronto, in realtà. Manca solo qualche modifica, ma credo che adesso sia più importante concentrarsi nella recitazione. A me piacerebbe tantissimo un giorno diventare regista, raccontare le storie. E amo scrivere. Scrivo da sempre, perché con il problema che ho avuto nel parlare - un deficit di concentrazione e un po’ di dislessia - scrivevo tanto per comunicare e lo facevo leggere a mia mamma. Lei avrebbe tantissimo voluto fare Lettere e Filosofia all’università, ma poi non è riuscita. Quindi mi ha trasmesso questa passione, che ho coltivato ed è stata anche una soluzione per comunicare all’inizio. Almeno a scuola, quando facevo leggere i miei temi funzionavano. La mia insegnante d’italiano, la professoressa Martoni a cui devo tantissimo, è stata la prima a farmi recitare, per farmi sbloccare. Mi diceva: “Metti giù il foglio. L’hai scritto tu, lo sai a memoria: recitalo”. E piano piano mi uscivano le parole. Per me è stato importante incontrarla. I maestri sono fondamentali, soprattutto nell’età spugna, nell’infanzia».

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Marta Bevacqua
Alice Pagani nel servizio di Marie Claire di gennaio 2020. Bomber e camicia, Dolce & Gabbana.

Nel libro che sto leggendo, Bianco, Bret Easton Ellis scrive che gli attori dipendono da quanto possono piacere, proprio per questo sono bugiardi. «Io non riesco mai a fingere, nel momento in cui fingo toppo la scena, perché sono abituata a essere un’attrice istintiva, non tecnica. Uso le mie esperienze passate per vivere quel momento come se davvero fossi quel personaggio. Mentire è un’arte, per questo serve l’esperienza per arrivare a una recitazione sottile, elegante, raffinata. Anche se studi dodici ore al giorno, c’è bisogno del tempo».

Certe attrici sono un'ispirazione. «Ho scoperto Monica Vitti in un film in cui era una contadina che parlava al popolo, con semplicità e tante emozioni, era magica. Io sono cresciuta in campagna (nelle Marche) e dentro di me c’è tanto di questo. Lei, poi, ha fatto di timidezza e sensibilità la sua forza e quando ho iniziato a recitare mi sono detta che anche io dovevo partire dalle mie fragilità. La Vitti era bella e sapeva far ridere. Io ho scoperto che il mio punto di commedia è nell’antipatia: quando sono stronza, faccio ridere».

Le attrici oggi sono anche impegnate. Alice è animalista, si è battuta per salvare dei levrieri in Spagna. «Ho fatto volontariato con delle associazioni, continuerò a farlo. Vorrei che si proteggessero gli animali, e i bambini. Amo la carriera, la vita e la storia di Angelina Jolie. Mi piace in tutto, anche nella sua “sporcizia”, anche quando ha avuto il suo momento punk e pazzo con le droghe. Non dico che farei lo stesso, però mi piaceva la sua immagine in quel momento di irriverenza. Ha rotto ogni schema, ha fatto la differenza. Mi piacerebbe vivere così, cambiando le regole e portando qualcosa di nuovo, qualcosa di vero».

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Si è fatta conoscere con un personaggio che non si concede (Stella in Loro di Paolo Sorrentino) e il grande successo è arrivato con uno che lo fa disperatamente, in Baby. «Alcune donne non sanno di avere un potere, altre lo usano anche troppo. È bello capire che c’è un equilibrio, lo scopri con il tempo. Io non sapevo di avere una sensualità da giocare. Anche solo con gli occhi... Al mio primo provino, per Che Dio ci aiuti, con Elena Sofia Ricci, a un certo punto la responsabile del casting mi fa: “Stop, guarda che stai seducendo una suora”. Ero imbarazzata. Le donne possono avere due poteri fortissimi: l’intelligenza, la più importante, e la sensualità. Ma la sensualità senza l’intelligenza non va da nessuna parte. Quindi coltivo entrambe». Parliamo del pericolo del modello Lolita. «Molte mie amiche sono così, innocenti e sexy, ma lo sono ingenuamente. Paradossalmente è una malizia che non sai di usare. Bisogna stare attente oggi, come bisognava farlo negli anni 50. Prima però se ti succedeva qualcosa di negativo con un uomo era più difficile, oggi forse anche grazie ai social è più facile dirlo».

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Con i social ha un rapporto distaccato. «Non ho mai avuto relazioni social, non ho amici social, mi dimentico a volte il telefono. Ho bisogno di contatto fisico. Prima di Baby, se dovevo studiare un personaggio, mi eliminavo temporaneamente da Instagram. Quando sono concentrata, sto alla larga anche per settimane. Mi piace ancora leggere i libri ad alta voce con le mie amiche - anche testi di Shakespeare, non a caso su Instagram ho scelto il nickname Ophelia -, guardare i film in Blu-ray, amo il vintage, gli anni 90 sono la mia grandissima fissa. Ora tutto va molto veloce. Una velocità che spaventa, quello che mi sta succedendo mi spaventa. Ma m’incuriosisce. Mi piace sconfiggere le paure, però ti dico la verità, il futuro è una cosa che non capisco, non so dove andremo». Le dico che essere la copertina dell’inizio di un nuovo decennio è simbolico. «Amo i numeri doppi, quindi spero mi porterà fortuna».

Auguriamoci che sia il decennio delle donne. «Mi rendo conto che gli uomini riescono a gestire una cosa alla volta, noi anche cinque, forse perché ci è stata data la forza mentale e all’uomo quella fisica. Per me femminismo oggi significa essere libere da ogni paura, dimostrare la nostra forza. Non c’è più il senso di rivalsa del ’68 forse, possiamo fare tutti i lavori, andare avanti facendo valere le nostre idee. Non abbiamo bisogno di usare il corpo per sedurre, abbiamo anche altro. A me piacciono le donne che vestono abiti maschili, anche sul red carpet. Io ce l’ho chiara la mia idea, sono cresciuta in una famiglia dove i maschi cucinano, le donne non sanno cucinare, dove mio padre fa il bucato quando non lo può fare la sua compagna, per me questa è normalità».

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Alice Pagani nel servizio di Marie Claire di gennaio 2020. Abito e dolcevita, Givenchy.

Non le chiedo come divide il ménage con Dylan, ma torniamo a parlare di lui, in attesa del suo ritorno. È un tipo introverso? «È timido nella costruzione dei rapporti, più solitario, non si apre facilmente, ma è molto cortese, molto educato, molto gentile. Io, per esempio, sono timida quando mi filmano perché penso che rimarrà per sempre e quindi vado in sbatti. Però sono chiacchierona, ti dico tutto, non me ne frega niente, mi piace condividere. Lui non è che non condivida, ma deve ancora superare certi muri». Visto la professione che hai scelto anche tu dovrai imparare a proteggerti. «A volte mi rimprovero, dovrei calmarmi. Però non sono condizionata dal giudizio degli altri. L’unico che temo è il mio e quello delle persone che amo, di tutto il resto non m’importa. Se scrivono qualcosa di negativo ogni tanto va bene. Senza la negatività non esisterebbe la positività, quindi non mi preoccupo».

Usciamo insieme dall’hotel, Alice e Dylan in strada si dividono equamente le richieste dei fan: un selfie, un sorriso. Riconosciuti all’istante. Tutto è naturale, si sono accorciate le distanze con la celebrità.

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La foto di apertura è tratta dal servizio di Marie Claire, numero di gennaio 2020, scattato da Marta Bevacqua. Alice Pagani indossa un abito in seta e un dolcevita Givenchy. Servizio Ivana Spernicelli. Ha collaborato Veronica Campisi. Trucco Nicoletta Pinna per Simone Belli. Capelli Fulvia Tellone per Simone Belli. Alice Pagani per Upgrade Artist.