Il video Immigrato (oltre cinque milioni di visualizzazioni al momento in cui scriviamo) era un’esca. L’esca di un pescatore più astuto di tutti. Tolo Tolo, il nuovo film di e con Luca Medici, non mette in scena un italiano razzista/salviniano allo scopo di renderlo simpatico, cosa che molte anime belle hanno pensato all’ascolto di quelle rime “immigrato/Quanti spiccioli ti avrò già dato / Immigrato/Mi prosciughi tutto il fatturato”.

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No. Luca Medici ha scritto (con Paolo Virzì) un film che prova a raccontare con l’arte della commedia l’ossessione contemporanea degli italiani: gli stranieri, poveri e di diverso colore, che arrivano o vorrebbero arrivare in Italia. Il film è, nella prima parte, piuttosto noioso (non si capisce nemmeno bene dove siano stati spesi i 20 milioni di euro che pare sia costato il film) e io ho pensato ai fatti miei per trenta minuti abbondanti.

Poi, a un certo punto, è cambiato tutto.

Checco Zalone (il personaggio!) sta viaggiando con una carovana di disperati nel deserto. Lì, unico bianco in mezzo agli africani che affrontano questo calvario, si alza in piedi e sente delle voci, anzi una voce, quella di Mussolini colonialista e razzista. In sottofondo, addirittura, le prime note di Faccetta nera. Ecco, mentre facevo mentalmente la lista della spesa, è come se Checco, anzi Luca Medici, fosse sceso dallo schermo, tipo Rosa purpurea del Cairo, a darmi uno schiaffo.

Luca Medici mi stava urlando che il problema è dentro di noi, noi tutti così stupidamente convinti di avere le idee chiare come i dittatori ed è una cosa molto forte da gridare, perché è una cosa che nessuno vuole sentirsi dire. E nessuno vuole sentirsi dire: guardate come siete patetici, italiani fissati con le griffe, vanitosi come odalische, imbroglioni da strapazzo. Nessuno vuole sentirsi dire: ma quanto siete ridicoli ad avere scoperto la pizzica salentina l’altro ieri, una noia mortale come la musica andina negli anni Settanta. Nessuno vuole sentirsi dire: lo so quanto ti rode pagare l’anticipo dell’Iva.

Luca scende dallo schermo e ci piglia tutti a sonori schiaffoni. E fa bene. Io, fino a ieri, non sapevo di essere pronta a sorridere di fronte a un’immagine di migranti su un barcone avvolti nelle coperte termiche.

Il fatto che Tolo Tolo mi abbia strappato un sorriso mi ha messo a disagio, un disagio benefico.

E, infatti, nel finale del film c’è un vero colpo di genio, molto riuscito secondo me, dedicato ai bambini, perfetto per questo che non è altro che un film delle feste, ma perfetto anche perché quando si parla con i bambini bisogna semplificare argomenti complessi. Si può fare, dice Luca Medici, con l’aiuto di un po’ di umanità gentile.