Alza il volume, agita le mani, accelera, stai sveglio fino al mattino quando il cielo diventa blu e rosa e non ci pensare, raccomanda Charli XCX (un po' come se fossero indicazioni terapeutiche) in Next Level Charli, un inno allo stile di vita suo e dei suoi Angels, i fan più fedeli. Charli XCX è una cantante pop, con grandissimo successo mainstream, che parla di feste e di storie d'amore, ma attenti bene, in lei convivono un' attitudine da outsider, un passato/presente nella scena rave, l'appartenenza a una comunità (quella LGBT+) in cui si riconosce e trova stimoli. Le origini di Charli XCX, Charlotte Emma Aitchison, sono quelle di una ragazza britannica degli anni Novanta. Charli inizia a fare musica a 14 anni "Ma non ero quel tipo di persona che sa chi vuole essere fin da subito" racconta sul suo Instagram. Tenta con il rap, prova a comporre performance artistiche, musica stramba, suona per i raver e carica i primi pezzi su MySpace. "Ci stavo lavorando man mano - continua su Instagram - ma una cosa era certa: amavo la musica pop tanto quanto stravolgerla. Ho avuto successo commerciale (è lei la ragazza di Boom Clap!?!) che è stato strano e meraviglioso e ha avuto un grande ruolo nel rendermi la cantante che sono oggi, ma non era soddisfacente per me".

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È lei la cantante di alcuni dei tormentoni indimenticabili per i nati negli anni Novanta, che accompagnavano le prime serate in discoteca I love it con le Icona Pop (2012) e che facevano da colonna sonora ai nostri teen drama preferiti, Boom Clap in Colpa delle stelle (2014). Poi, dopo due album, nel 2017 arriva per Charli XCX la svolta elettronica: fondamentali sono gli incontri con il collettivo PC Music e con Sophie. Lo stesso anno pubblica due mixtape, Number 1 Angel e Pop 2, simbolo di questa nuova direzione più sperimentale, più queer, più Charli. Dopo alcuni singoli e un tour al seguito di Taylor Swift, a fine 2018, Charli XCX pubblica 1999, il primo singolo estratto dall'album Charli, uscito nel 2019. Da qui vale la pena riprendere l'ascolto di questa pop star anomala per cui i party sono terapeutici e la superficialità, intesa come evitare menate cerebrali, è qualcosa di sacro. 1999, featuring Troye Sivan, è un inno al kitsch degli anni Novanta, un omaggio a Britney Spears "I just wanna go back, sing, Hit me, baby, one more time" a quando una Charli di sette anni la vede alla tv e decide che vuole diventare lei. Ma anche una piccola Spice Girl o emulare Eminem, tingersi i capelli color platino e indossare maglie larghe. Della fine del millennio invoca le vibrazioni pop e costruisce un pezzo perfetto da ballare in pista o in camera o in auto. Ma per Charli XCX, ogni sua canzone deve stare a pennello suonata in un club, deve far venir voglia di emozionarsi, piangere, ballare, scacciare via i pensieri negativi a furia di agitarsi, sudare l'ansia e liberare la mente. Questa è la nota grezza nel pop di Charli XCX, il racconto che pervade le sue canzoni, che anche se non sei dell'umore, ti prende per i polsi e tira su, ti fa chiedere: "Perché ne sto facendo un dramma? Magari metto un po' di musica, vado a una festa, mi distraggo... E poi si vedrà". C'è catarsi nel lasciarsi andare a un tipo di musica che non è totalmente cerebrale, ma nemmeno patinata.

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Il sound è pop-elettronico e, in qualche modo, familiare, perché porta in quella comfort zone in cui ti senti libera di azzardare qualche passo di danza, prevedendo la prossima nota. Gone con Christine and the Queens, ne è un meraviglioso esempio, in proposito Charli XCX su Instagram racconta: “Le emozioni che accompagnano l'ansia sono grandi e paralizzanti. Questa canzone parla di rottura, ma anche di liberazione. Sembra un unico grande urlo [...] Quando la ballo mi sento veramente euforica e viva, come se stessi spingendo fuori tutti i brutti sentimenti dal mio cervello. Come se incanalassi tutta la mia rabbia e la mia frustrazione (e a volte la tristezza) nel danzarci sopra”. Nel video di Gone, Charli e Christine sono legate a una macchina, hanno il vento finto tra i capelli e vestiti minimali. Eppure riescono a renderlo un inno al girl power: una aiuta l'altra, il nero dei loro abiti è simbolo di forza, così come lo sguardo concentrato. Tra le due c'è complicità, dettaglio che in realtà si percepisce in tutti i featuring del disco Charli. Gli artisti che la affiancano, i suoi amici e collaboratori, vengono dalla comunità in cui è immersa, che poi è quella LGBT+. Charli XCX racconta spesso che, in questo spazio, può permettersi di essere vulnerabile perché vi si sente a proprio agio. Ne trae forza e ispirazione e, dallo scambio reciproco, il pop mainstream ne ha goduto: Troye Sivan, Christine and the Queens, Sky Ferreira, CupcakKe, sono solo alcuni dei nomi che si sono fatti largo. Tra le collaborazioni c'è anche la rapper Lizzo, su Blame it on your love, un racconto sincero di come Charli XCX vive l'amore. Alla fine del video musicale, che mostra relazioni dalle forme più disparate, Charlie dice: "Modern love to me is limitless and is cute as fuck too". Del suo rapporto tormentato "Sorry I'm a little scared / But no one ever really cared" e in particolare della storia tira e molla con il fidanzato Huck Kwong, Charli parla in altri brani come White Mercedes, l'ultimo singolo estratto dall'album, e February 2017 "Questa canzone parla fondamentalmente di me, una persona di merda, perché faccio qualcosa di veramente doloroso a qualcuno di così brillante e sorprendente, nel febbraio 2017. Questa canzone parla del chiedere perdono" racconta su Instagram. Vulnerabile e potente allo stesso tempo, emozionale e superficiale, influenzata dalla club culture e dal pop, Charli XCX è quel tipo di artista che si esibisce al Berghain di Berlino come ai Teen Choice Awards. Scrive e compone in fretta, senza pensarci troppo, per dare ai suoi fan qualcosa che sia degno di essere ballato. È l'amica che ti ascolta paziente e che ti trascina fuori casa a ballare, perché soffrire va bene, ma a un certo punto bisogna smettere di rimuginare e cominciare a reagire. Charli XCX ti promette che starai meglio, mentre ti fa scatenare sulle note di Silver Cross: "We go out all night / Makes the pain hurt a little less".

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