Ai tempi d'oro di Hollywood la vita delle star a volte superava la fantasia degli sceneggiatori. Quella di Rita Hayworth sembra la trama di un film, compreso il finale che avrebbe potuto scrivere Nicholas Sparks. La sua carriera cinematografica, che ha vissuto il picco massimo nel decennio degli anni 40 e 50, è stata strepitosa, il suo appeal in film come Gilda ha reso alcune scene – per usare una parola abusata – iconiche, e i suoi cinque matrimoni sono tutti complicati e con qualcosa di cui (s)parlare da decenni. Quando si associa il nome di Rita Hayworth alla parola matrimonio, però, c'è un nome a cui si pensa in particolare e subito, quello su cui si è favoleggiato di più: Aly Khan.

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Sarte all’opera nell’atelier di Parigi dello stilista Jacques Fath, per realizzare dl’abito da sposa di Rita Hayworth delle nozze con Ali Khan, 1949.

Quando Rita Hayworth e Aly Khan si sono conosciuti lei aveva 30 anni e lui 38. Rita aveva già molta vita alle spalle e un cambio di identità. Sua madre era inglese e suo padre era spagnolo, di un paese vicino Siviglia, per cui lei è nata con il nome Margarita Carmen Cansino, molto bruna e con l’attaccatura dei capelli strettissima e folta. Hollywood la trasformerà in una rossa con la fronte ampia e alta grazie alla tinta e alla depilazione con l’ago elettrolitico. Margarita era stata una bambina vessata dal padre che la costringeva a massacranti lezioni di danza per farne una ballerina mentre la madre, ex stella della Ziegfeld Follies, figlia di un attore, voleva che facesse l’attrice. Inoltre, secondo le biografie più recenti, il padre abusava della piccola Rita mentre la madre si opponeva debolmente, limitandosi ad andare a dormire spesso nella stanza della bambina. Da grande, già diva, Rita Hayworth avrebbe pronunciato la famosa frase: “gli uomini vanno a letto con Gilda e si svegliano con me”, per intendere che si sentiva una donna normalissima. Ma era anche una sentimentale, e ammetteva la tendenza ad amare uomini che sarebbero stati cattivi con lei.

Aly Khan era il figlio del sultano Mahommed Shah, Aga Khan III, il capo dei musulmani sciiti Nizārī Ismaili, e dell’italiana Cleope Teresa "Ginetta" Magliano. Per la cronaca, il nipote di Aly Khan è l’affascinante Rahim Aga Khan, che oggi è sposato con la top model Kendra Spears. Aly Khan che amava la vita mondana, i cavalli e il jockey, aveva il titolo di “principe”. Non gli erano mai piaciute le donne orientali, così come non piacevano a suo padre. Aveva fama di playboy e questo aveva contribuito a minare il suo matrimonio con Joan Barbara Guinness, figlia del terzo barone Churston, bella, alta ed eterea, sposata a Parigi nel 1936 quando era ancora fresca di divorzio. Questa prima moglie, con cui ha avuto due figli, si era convertita all'Islam e aveva prese il nome Tajuddawlah. Lui era convinto che la snob famiglia inglese di lei nutrisse del disprezzo razziale nei suoi confronti, per cui si comportava come se avesse qualcosa di cui vendicarsi e non si faceva mancare amanti di alto rango sociale che non sfuggivano all’occhio dei paparazzi.

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Quando Rita Hayworth e Aly Khan si incontrarono, nel 1948, il figlio dell'Aga Khan andava a caccia di nuove avventure a Cannes guidando macchine veloci. Rita era già reduce da due divorzi: uno con Edward Judson, un commerciante di 40 anni sposato a Las Vegas quando lei ne aveva 19 che si era improvvisato suo agente. Un matrimonio finito in divorzio dopo 5 anni, per maltrattamenti. Un anno dopo era sposata con Orson Welles. Si erano conosciuti lavorando in teatro nel The Mercury Wonder Show for Service Men di cui Welles era produttore, e non avevano detto a nessuno delle nozze fino al giorno prima. A cerimonia finita erano tornati entrambi al lavoro. Anche questo matrimonio non funzionò. Rita dirà sempre che Orson non sembrava voler prendere sul serio il legame e si comportava come se fosse scapolo. Nel 1944 ebbero una figlia, Rebecca, ma nel 1947 divorziarono. Lei continuerà per tutta la vita a parlare di lui come “il grande amore della sua vita”.

Aly Khan era un casanova che teneva in piedi anche tre, quattro storie in contemporanea. Non era bello né alto, ma le donne che sono cascate nella sua rete raccontavano del suo un modo di corteggiare irresistibile, degli sguardi incendiari che lanciava alle prede e che ricordavano quelli di Rodolfo Valentino. Più erano rispettabili e irraggiungibili, più le desiderava. L’altra passione di Aly Khan era il cinema. Aveva acquistato lo Château de l'Horizon, leggendaria villa in Provenza progettata dall’archietto Barry Dierks per l’attrice Maxine Elliott, e aveva trasformato una delle stanze in un cinema privato. Quell’anno il film record di incassi, il più popolare anche in Europa, era Gilda con Rita Hayworth, che con quel ruolo aveva guadagnato il soprannome Love Goddess of Hollywood. Aly rivedeva ossessivamente quel film nel suo cinema. In quel periodo non frequentava nessuna donna seriamente, aveva appena concluso una relazione con Pamela Churchill, ex nuora di Winston Churchill che aveva sedotto solo perché ammirava il primo ministro inglese e questo lo metteva biograficamente in connessione con lui. Pamela lo aveva già sostituito con Gianni Agnelli.

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In quella noiosa estate del 1948 la notizia che Rita Hayworth stava per arrivare in vacanza in Riviera giunse a lui come un raggio di sole nella nebbia. Chiese aiuto a Elsa Maxwell, la regina delle giornaliste di gossip, che conosceva tutti e aveva connessioni con tutti quelli che contano. Per Elsa Maxwell esaudire un desiderio di un vip significava vantare un credito che le avrebbe fatto comodo al momento giusto, per cui si diede da fare a combinare un incontro fra i due. Stava proprio collaborando all’organizzazione di un ballo per il 3 luglio, nell'elegante Palm Beach Casino, e fece in modo che Rita Hayworth non solo fosse invitata. Ad Aly Khan promise che avrebbe anche fatto sedere l’attrice al posto a tavola al suo fianco. Rita arrivò a Cap D’Antibes e prese alloggio all Hôtel du Cap. Non era dell’umore adatto per le feste. Il suo matrimonio con Orson Welles era agli sgoccioli, lui già aveva un’altra donna e lei si consolava lasciandosi corteggiare da Aristotele Onassis e dallo Scià di Persia, umiliandoli con i suoi rifiuti, rimandando indietro fiori e regali e negandosi al telefono. Elsa Maxwell insistette che una bella festa avrebbe potuto tirarle su il morale. Rita Hayworth rispose quello che dicono tutte le donne almeno una volta nella vita: “non ho niente da mettere”.

Non era vero. Ma Elsa Maxwell, donna diabolica e tenace, e il giorno stesso portò Rita nella boutique dell’hotel e la lasciò lì a provare abiti, confidando sul principio che ne avrebbe sicuramente acquistato uno e le sarebbe venuta voglia di sfoggiarlo. Le consigliò anche di fare con comodo e di arrivare in ritardo, per farsi desiderare. Funzionò. L’ingresso trionfale di Rita Hayworth al Casino, a mezzanotte, quando tutti gli altri ospiti erano già lì da un’ora, è raccontato in Throne of Gold, la biografia di Aly Khan scritta da Anne Edwards. “La stanza era scintillante, le porte spalancate alle dolci brezze della notte mediterranea. Rita era sul pianerottolo, la scala a chiocciola davanti a lei. Un peplo le fasciava il bel corpo abbronzato; i suoi capelli rossi erano sciolti intorno alle spalle nude e al suo collo scintillava una collana di smeraldi e diamanti. Era spettacolare, e tutte le teste si voltarono verso di lei mentre iniziava a scendere lentamente e maestosamente, a testa alta”. Ad Aly Khan, praticamente cadde la posata dalle mani ed esclamò: “Oh mio Dio”.

Le corse incontro e le porse il braccio quando era al penultimo scalino. Quando la condusse al suo posto a tavola, vicino al suo, Elsa Maxwell si avvicinò e gli mormorò: “ecco la compagnia che ti avevo promesso per la cena”. Rita Hayworth e Aly Khan parlarono tutta la sera e ballarono fino alle tre di notte. Lasciarono la festa insieme, lui la portò a vedere il made dalla Grande Corniche. Molto tempo dopo Shifra Haran, l’assistente storica della Hayworth, racconterà che lui era completamente cotto e si era giocato tutte le carte, per sedurla. Ma che lei non era rimasta colpita neanche un po’. Eppure volle dargli una chance. Si lasciò condurre allo Château de l'Horizon dove trascorse la notte. Lui era così coinvolto che il giorno dopo disertò il volo con il suo aereo privato, l’Avanger, per assistere in Irlanda all’attesissimo debutto di Attu, il suo nuovo cavallo da corsa. Rita si ritirò nel suo hotel promettendogli che sarebbe tornata nel pomeriggio. Mantenne la promessa ma si presentò con tre ore di ritardo. Indossava shorts bianchi, aveva i capelli sciolti ed era struccata, forse per mettere alla prova i suoi sentimenti. Lui era nella fase acuta dell’innamoramento e comunque lei era bella in qualsiasi versione. La tenne tutta la sera a ballare con lui lenti di Cole Porter e George Gershwin, cheek to cheek e da soli nella sala da ballo della villa. Forse è in quel giorno che lui ricevette la prima delusione, quando scoprì che in Gilda non era lei a cantare, ma la cantante canadese Anita Ellis.

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La mattina seguente Aly Khan partì per l’Irlanda per vedere almeno qualche gara del suo cavallo e Rita promise di attendere il suo ritorno. Mentre lui le mandava mazzi di rose rosse un paio di volte al giorno, lei si fece predire il futuro da un’indovina italiana capitata al suo cospetto casualmente. Quella le predisse la storia d’amore più importante della sua vita e le raccomandò di affidarsi completamente all’uomo che il destino le aveva messo sulla strada. È lecito pensare che l’indovina fosse stata pagata e mandata da Aly, ma l’attrice ci volle credere. Dopo il ritorno di lui, lei restò ancora dieci giorni in cui il figlio dell’Aga Khan la viziò in tutti i modi. Poi tornò in America per girare un film. Ma le attenzioni di cui lui l’aveva circondata avevano fatto breccia nel cuore della diva. Continuarono a trovare occasioni per vedersi anche se lui era ancora sposato. Aly Khan "la esibiva" nella sua cerchia aristocratica come un trofeo, ma i suoi amici e familiari la consideravano solo una i cui disegni da pin up di Vargas erano negli abitacoli dei camionisti. Le erano ostili come con un intruso che entra nella tua casa senza permesso. Rita si sentiva declassata. Lui, terrorizzato all’idea che questo la facesse scappare, la chiese in moglie promettendole di divorziare rapidamente. Lei, per nulla entusiasta, tornò in America dalla figlia Rebecca. Lui le corse dietro e affittò immediatamente la villa di fronte a quella dove viveva lei, a Brentwood, facendole recapitare ogni giorno dei regali, fra cui molti gioielli e un cucciolo di barboncino. Lei ci cascò ancora e iniziarono a uscire insieme ogni sera.

A quel punto, il padre di Aly, l’Aga Khan, intervenne per porre fine a questo tira e molla. Intimò al figlio di sposarla o di lasciarla, e comunque di non farsi vedere così tanto insieme finché lui non avesse ottenuto il divorzio con la moglie inglese, che invece gli era sempre piaciuta. Ma Rita era già incinta e che non aveva nessuna intenzione di abortire perché quando ci aveva già provato, anni prima, era quasi morta. Allo stesso tempo, avere un figlio senza essere sposata avrebbe compromesso la sua carriera. Aly portò quindi la futura sposa a conoscere il padre nella sua villa a Nizza. Qui l’Aga Khan apprese della gravidanza e dovette rassegnarsi. Il divorzio con Joan Barbara Guinness venne firmato a Parigi e l’Aga Khan si assicurò che la prima moglie di suo figlio venisse ben sistemata economicamente. Si decise la data delle nozze, il 27 maggio 1949, e si cominciò a discutere di accordo prematrimoniale. Per dimostrare la sua sincerità, Rita non avanzò nessuna pretesa legale di ricevere denaro da Aly in caso di divorzio. Commosso ed emozionato, lui le regalò una collana di diamanti del valore di 150 mila dollari.

Con la cerimonia che si avvicinava Rita, di nuovo in Riviera, fu colta dai dubbi. A mente fredda rifletteva sulla reputazione da donnaiolo del fidanzato e si fece prendere dalla nostalgia per Orson Welles. Lo chiamò al telefono pregandolo di raggiungerla. Lui che in fondo le voleva ancora bene, prese l'aereo e lei lo accolse in hotel in negligé. Cercò di sedurlo, lo pregò di risposarla. Era nel panico. Orson reputava Aly Khan la persona più sbagliata del mondo da sposare ma la calmò, le ricordò che era già impegnato con un’altra donna, la convinse a portare avanti le nozze tranquillizzandola che, se le cose non fossero andate bene, non avrebbe avuto altro da fare che divorziare. Le nozze civili (la coppia si sarebbe poi sposata anche con rito musulmano) si tennero nel municipio di Cannes e furono un delirio mediatico. Il ricevimento fu ancora più surreale, con oltre 500 invitati. Per non sentirsi schiacciata dagli ospiti aristocratici dello sposo, Rita aveva invitato ogni singola persona che conosceva. Vennero serviti, tra le tante altre prelibatezze, 110 chili di caviale e 600 bottiglie di champagne, intorno a una piscina in cui erano stati versati 52 litri di colonia per rendere l’acqua profumata. Gli sposi tagliarono la torta con un’antica spada in vetro mentre Yves Montand cantava per loro. Il momento più alto della festa: la sposa seduta sul trono mentre gli ismaeliti, i devoti sciiti dell’Aga Khan, in abito tradizionale indiano, sfilavano per baciarle i piedi e lasciarle dei doni.

Nessuno toglieva dalla testa dell’Aga Khan l’idea che Rita non fosse innamorata del figlio, che avesse cercato in quelle nozze solo un modo per vivere una vita senza pensieri – aveva anche lasciato il lavoro di attrice – e che quel matrimonio sarebbe andato in malora. Rita non si era convertita all’Islam e questo, una volta che Aly fosse diventato il nuovo Imam, non sarebbe stato un bene. Ma l’inadeguatezza del figlio a ricoprire quel ruolo era evidente. Aly giocava d’azzardo, passava da una festa all’altra e poco dopo le nozze aveva già ricominciato a flirtare con altre donne. Inoltre, Aly e la moglie riuscivano a spendere più di quanto potessero permettersi, nonostante l'alto appannaggio di cui lui disponeva. Intanto, il 28 dicembre 1949 nacque in Svizzera la piccola Yasmin. Nel 1950 l‘Aga Khan esercitò la sua autorità e ordinò al figlio di mettere un freno alla vita mondana per intraprendere un tour di tre mesi nelle comunità Ismaili in Africa insieme alla moglie. Fu come una ghigliottina lasciata cadere sulla loro vita di coppia.

Senza più il divertimento che faceva da oppio al loro rapporto, Rita Hayworth e Aly Khan si ritrovarono faccia a faccia per 90 lunghi giorni di viaggio e non fecero altro che litigare ferocemente. Rita non poteva partecipare a molti degli incontri che Aly doveva sostenere da solo con i seguaci del padre e si ritrovava sola a Zanzibar o Nairobi annoiandosi a morte. Durante il soggiorno in Africa, Aly trovò decine di occasioni per tradire la moglie. Finché un giorno, rientrato in hotel a Nairobi, la trovò in partenza per gli Stati Uniti. Rita Hayworth aveva già intenzione di divorziare, ma per evitare che suocero e marito le togliessero la figlia assicurò di voler solo fare un breve viaggio di piacere a casa. Appena giunta in America fece sapere agli studios di essere nuovamente disponibile ad accettare ruoli e avviò le pratiche per lasciare Aly. Come stabilito, non chiese nulla per sé – aveva portato via tutti i gioielli regalati dal marito, un patrimonio – ma voleva un fondo fiduciario di tre milioni per la figlia Yasmin. L’Aga Khan si reputò offeso dalla richiesta perché non avrebbe mai diseredato la nipote.



Per Rita Hayworth la fuga fu una scelta saggia. Un anno dopo la nascita della bambina, Aly si era fatto cogliere dai paparazzi con l’attrice Jane Fontaine nello stesso club in cui si era tenuta la festa in cui aveva conosciuto Rita e pochi giorni dopo la richiesta di divorzio, aveva una relazione con l’attrice Gene Tierney, ex fidanzatina di J.K. Kennedy prima di Jackie, divorziata dallo stilista Oleg Cassini. Quando Aly si presentò dal padre col divorzio da Rita in corso, chiedendo di poter sposare ancora un’altra attrice quello andò su tutte le furie. A Gene fu proposto il ruolo di amante a vita, lei fece una scenata a Parigi e la storia finì prima di cominciare. La poverina la prese così male da finire in manicomio per 18 mesi. A Rita le cose non andarono meglio. Si fidanzò con il cantante Dick Haymes (che poi sposerà), indebitato fino al collo con gli alimenti di 5 matrimoni precedenti, e andò a vivere con lui in un lussuoso hotel di New York dopo aver sistemato con una governante le due figlie, Rebecca e Yasmin, a White Plaines, fuori città. Un fotografo riuscì a intrufolarsi nella casa dove vivevano le bambine e la tata e la trovò in una tale situazione di degrado e sporcizia che le foto, pubblicate ovunque, procurarono alla diva un’indagine dei servizi sociali e un grave danno d’immagine.

Rita Hayworth e Aly Khan
si incontrarono ancora in pubblico una volta sola, a Neuilly, S. Seine, in Francia, nel 1952, a casa di lui. Fecero pace per la figlia. Nel 1955 Rita divorziò anche da Haymes che l’aveva presa a schiaffi in pubblico al Cocoanut Grove di Los Angeles. La diva gli aveva pagato tutti i debiti ed era rimasta senza un dollaro. Tentò di ottenere aiuto economico da Aly Kahn e anche da Orson Welles per le bambine, ma perse la causa. Nel 1958 si sposò ancora, stavolta col produttore James Hill che le procurò un ingaggio in Tavole Separate. Il film fu un successo ma lei ricevette il “premio” per la peggiore performance dell’anno. Anche da Hill divorziò nel 1961 per maltrattamenti, testimoniati anche dall’attore Charlton Heston. A quel punto Rita era ridotta così male da essere sprofondata nell’alcolismo. Per quanto riguarda Aly Khan, nel 1957, all’apertura del testamento del padre deceduto scoprì che il titolo di Aga Khan era passato direttamente a Karim, il suo figlio maggiore avuto con la prima moglie Joan, saltando quindi una generazione. Trovandosi spiazzato e privato del ruolo che aveva atteso sin da bambino, accettò l’offerta di diventare ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti. Nel 1981 Rita Hayworth, malata di Alzheimer, fu dichiarata incapace di intendere e di volere e Jasmin ne divenne la tutrice. Nel 1983 la figlia Rebecca la andò a trovare dopo sette anni in cui non si erano mai incontrate, ma l’ex diva non la riconobbe. La dea dell’amore muore a 68 anni il 14 maggio del 1987 e il presidente Reagan la ricordò con una dichiarazione ufficiale commossa (morirà della stessa malattia anche lui, nel 2004). Aly Khan se n’era andato molto prima, il 12 maggio 1960, in un incidente d’auto a Suresnes, in Francia. Con lui c’era la modella Bettina Graziani, che nello scontro frontale con un’altra auto perse il figlio che aspettava da lui. Aly aveva 49 anni. Bettina era l’ennesima donna che avrebbe voluto sposare.