Socchiudete gli occhi, immaginate una paladina cinematografica del femminismo. Nove volte su dieci verrà in mente Susan Sarandon in Thelma&Louise, nella scena in cui in jeans a vita alta, maglietta bianca sbrindellata, texano calcato sui riccioli e l'espressione di chi è meglio non contraddire mai, insegna a Geena Davis a usare la pistola. Il film è stato una pietra miliare della complessa rappresentazione femminile sul grande schermo e, a 30 anni dalle riprese (uno in meno dall'uscita, nel 1991) è stato scelto come veicolo di un messaggio durante la celebrazione dei 100 anni del diritto di voto alle donne negli USA.

Tutto molto bello, sulla carta. Perché in realtà di ruoli così intensi e ben scritti ce ne sono ancora troppo pochi, con l'aggravante che più le attrici invecchiano e meno protagoniste diventano. E Susan Sarandon oggi continua a denunciarlo, come avevano già arguito Jane Fonda e Sharon Stone: è difficile per un'attrice interpretare sfide interessanti superati i 40 anni, esclusi rari casi. O madri compiacenti o figurine sullo sfondo, per non parlare del tabù del sesso dopo i 50 anni. E Susan Sarandon a 73 anni compiuti e una carriera lunga e brillante, colei che brilla(va) di sensualità orgogliosamente matura nel remake di Alfie con Jude Law, ci ha tenuto proprio a ricordare le storture dell'industria cinematografica americana.

"Alla mia età tutti i personaggi muoiono, o si uccidono. Credo di aver ricevuto la quarta sceneggiatura con un suicidio giusto l'altro giorno. Mi fanno morire sempre, oppure aiuto qualcuno a morire! O ancora, la donna sta per morire ma non vuole che nessuno lo sappia, o ci sono vari tipi di malattie fatali" ha raccontato l'attrice americana durante l'incontro. Amara ironia per la Susan Sarandon di Nemiche Amiche, dove incarnava proprio la madre di tre figli che si ammala di cancro dopo il divorzio dal marito, risposato con un'altra donna (nel film era Julia Roberts). Uno stereotipo che negli script viene ancora ripetuto: le donne eternamente rivali che si odiano a prescindere, prima di una tregua temporanea ai fini della narrazione. Dove una muore, per forza, perché di donne protagoniste ce ne devono essere sempre poche.

Qualcosa sta cambiando, e molto è stato dovuto proprio a quel Thelma&Louise. "Quando lessi la sceneggiatura, rimasi impressa dalla possibilità divertente di avere una partner donna. Di solito c'è una donna sola nei film, e se ce ne sono due sono una più vecchia e una più giovane, e si odiano senza sapere il motivo" racconta ancora oggi Susan Sarandon. Nel film si parlava sì di abusi sessuali, stupri, violenze psicologiche, sessismo, ma più di tutto si sottolineava la sorellanza femminile nel bene e nel male. "Quando uscì in realtà le persone non si accorsero che parlava di stupro. Ora lo si guarda e si capisce di cosa lei [Louise] stia parlando, e che ha un flashback del suo stesso abuso. Ma mi ricordo che avevo dovuto chiarirlo" ha chiarito la Sarandon.

Tra gli elementi chiave del sessismo nel cinema c'è ancora il grande tabù dell'amore over 50, per non parlare poi del sesso in età molto adulta. Susan Sarandon, eterna battagliera di Hollywood, è convinta che questa stortura della rappresentazione vada corretta: "Siccome sono più vecchia e nessuno riesce a immaginare una storia d'amore tra due persone oltre i 30 anni, accolgo con piacere l'opportunità di ricordarmi che uno debba vivere come se dovesse andarsene il giorno dopo. Ok, non mi importa, ma vorrei solo fare sesso e non morire". Piacerebbe molto a tutte.