Fino a 14 anni faceva danza e sognava di diventare ballerina. Poi nel 2011, a 15 anni, Veronica Yoko Plebani è stata colpita da una meningite batterica fulminante a causa della quale ha perso le falangi di mani e piedi e ha dovuto cambiare i suoi piani. Ora che di anni ne ha 23 non solo ama il suo corpo trasformato e tutto quello che può ancora fare ma è anche diventata paladina della body confidence. Si allena 20 ore a settimana praticando triatlon, canoa e snowboard e si è specializzata in gare paralimpiche. L'abbiamo incontrata in occasione del lancio di Revolution, l’ultima frontiera dell’innovazione firmata Virgin Active Italia, che permette di accedere a distanza a contenuti di allenamento esclusivi fatti con i migliori trainer al mondo, e ce ne siamo innamorati.

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Snowboard e canoa-kayak. Cos'hanno in comune e in cosa si differenziano?
Sono due mie grandi passioni, due sport dove ci vuole una grande preparazione mentale. Nello snowboard serve tanta testa per gestire i percorsi difficili, la concentrazione e i pericoli. Nella canoa bisogna avere molta forza mentale per tenere testa alla fatica.

Il posto più bello dove ti sei allenata?
Sono innamorata del territorio italiano e a ogni nuovo percorso in bici mi faccio sempre affascinare, ma uno dei posti dove ho trovato delle strutture incredibili è la Gold Coast in Australia.

Come si svolge una tua giornata tipo?
Mi alleno tutti i giorni, in totale circa 20 ore a settimana. Il bello di fare triatlon è che durante la giornata gli allenamenti sono molto diversi.

Un atleta deve sempre... Un atleta non deve mai...
Deve sempre migliorarsi. Non deve mai lasciarsi abbattere da una gara andata male. Bisogna guardare all'intero percorso.

Makeup: mai senza...
Non ho né passione né pazienza, la mia "arma" preferita è una semplice e veloce passata di mascara.

Qual è la tua skincare routine?
Una buona detersione e tengo idratata la pelle con un siero o una crema.

Cosa rappresentano per te le tue cicatrici?
Il mio percorso. Sono solo un'esternazione della diversità che ognuno di noi ha al suo interno. Non vorrei che definissero chi sono ma allo stesso tempo sono di impatto e possono essere fonte d'ispirazione per molti e molte se ''indossate'' con orgoglio.

Che consiglio daresti a una persona che deve fare i conti con cicatrici importanti?
Ogni persona deve trovare il proprio e unico modo di affrontarle. Posso dire che nasconderle nel lungo periodo non dà mai buoni risultati. È importante imparare ad apprezzarle e rendersi conto che non c'è veramente nulla di brutto o di strano in una cicatrice.

Come ti sei presa cura delle tue cicatrici e come le hai accettate?
Lo sport mi ha aiutata tantissimo a prendere confidenza con il mio ''nuovo'' corpo e con le mie cicatrici, mi ha fatto capire quante cose straordinarie un corpo così trasformato poteva ancora fare, quindi, come posso non amarlo?

Cosa ti ha conquistato di Revolution?
È stato uscire dalla routine dei classici allenamenti. Potersi lasciare trasportare dalla musica e dai trainer è stato bellissimo. Alla fine è uscito un ottimo allenamento e nemmeno mi sono accorta che fosse già ora di andarsene.

Che musica ti piace ascoltare quando ti alleni?
Ho gusti musicali molto ampi diciamo, ma quando mi alleno cerco sempre di trovare qualcosa che mi faccia tenere il ritmo giusto.

Dopo avere partecipato alle Paralimpiadi di Sochi 2014 nella disciplina del para-snowboard e alle Paralimpiadi di Rio 2016 nella disciplina paracanoa si avvicina Tokyo2020 dove gareggerai nel paratriathlon. Come ti stai preparando?
La preparazione per Tokyo si fa sempre più intensa. Ora siamo in raduno con la Nazionale in Sicilia dove con il clima più mite ci stiamo allenando alla grande. Prima di Tokyo ci sono ancora delle gare di qualifica importanti. Il mio debutto stagionale sarà alla World Cup di Abu Dhabi e poi un'altra tappa importante sarà il Mondiale a Milano il 2 e il 3 maggio.

Tua mamma è buddhista, qual'è il tuo credo?
Diciamo che il Buddhismo della Soka Gakkai, cioè la scuola che segue mia mamma (è lei che ha scelto il suo secondo nome, Yoko, che in giapponese vuol dire "figlia del sole", ndr), è il credo che mi si avvicina di più, ma devo ammettere che non sono brava per ora a praticare.

Se non fossi un'atleta saresti...
Quello che sarò in futuro e che ancora non ho definito bene. Ci sto lavorando!