28 anni fa Joan Thiele è nata a Cartagena, Colombia, e si è trasferita in Italia a sei anni con la madre. Fino a poco tempo fa cantava in spagnolo, ma nel 2019 ha pubblicato il suo primo pezzo in italiano (Le vacanze) e ha partecipato alla canzone corale di Myss Keta Le ragazze di Porta Venezia. Più importante di aver studiato musica, anche in Inghilterra, per lei è stato «suonare come busker nelle strade e nei locali: una gavetta che comunque non è ancora finita!». La sua inseparabile chitarra fa da contrappunto alla voce calda e ammaliante: è appassionata di colonne sonore e a marzo esce il suo EP, con l’ultimo singolo Puta, a cui seguirà una serie di concerti.

Racconta qualcosa di te a chi non ti conosce.
Il mio nome completo è Alessandra Joan Thiele, in arte Joan Thiele. Ho trascorso la mia infanzia a Cartagena in Colombia, dove vivono tutt’ora mio padre e la sua famiglia, per poi trasferirmi all’età di sei anni, dopo la separazione dei miei genitori, a Desenzano del Garda con mia madre. Dopo gli studi mi sono trasferita in Inghilterra per un paio d’anni per approfondire il mio primo strumento - aka il mio grande amore - la chitarra, e successivamente ho scoperto Milano dove vivo tutt'ora.

Come hai iniziato a fare musica?
Per necessità, per bisogno di raccontare: la musica è una sorta di psicoanalisi personale e sociale, di ciò che mi circonda. Ho iniziato a suonare per strada a sedici anni come busker, successivamente appena tornata dall’Inghilterra ho cominciato a tampinare ogni piccolo localino per poter far ascoltare la mia voce e suonare per 30/40 euro a live, in modo da riuscire a mantenermi. Far diventare la musica una vera e propria professione per me ha infatti significato non solo indipendenza personale ma anche economica, dato che i miei genitori avevano scelto di non aiutarmi, e ad oggi li ringrazio (sorride). Di conseguenza suonavo quasi tutti i giorni, e abbastanza random, ovunque, ma proprio ovunque, una volta persino dal dentista.

Un verso di una tua canzone che ti rappresenta meglio di tutti?
Vivo le canzoni un po' come le relazioni. Le canzoni sono frequenze, sono vive, cambiano con il tempo e nel mentre cambi anche tu. Quindi ci sono dei momenti in cui mi ritrovo completamente lontana da ciò che ho scritto e prodotto anche solo qualche mese prima, ma ho imparato a non rinnegare nulla, a riconoscere che quella canzone è stata parte di me. Ogni volta che esce un pezzo nuovo diventa il mio preferito, finché non arriva quello dopo e così all’infinito. Ce n'è uno però che ho scritto con un mio grande amico, Clod, si chiama You and I, e rimane uno dei pezzi a cui sono più legata.

Hai mai letto una descrizione della tua musica che ci azzecca in pieno?
Mi è capitato di leggere parole azzeccatissime su ciò che facevo soprattutto dopo l’uscita del mio primo pezzo in Italiano Le vacanze. Questo è il poter empatico della musica, ti fa entrare dentro la vita delle persone, e succedono cose magiche.

Il tuo primo ricordo legato alla musica?
È un disegno, dove prometto che mi impegnerò moltissimo per diventare una star.

Quanto conta per te aver avuto una formazione musicale vera e propria?
Aver studiato musica mi ha cambiato il modo di vederla, ma più importate forse è stato suonare e aver fatto un po’ di gavetta, che non è ancora finita.

E quanto conta nella tua musica il fatto di appartenere a più culture diverse?
Il background, i viaggi e le scelte della mia famiglia hanno sicuramente inciso molto sul mio percorso. Non avere una casa fissa o un punto di riferimento stabile per parecchio tempo, ti porta a cercare qualcosa, anche interiormente, nel mio caso nella musica.

Quando hai deciso di cantare in italiano?
La scelta di cantare in italiano è arrivata spontaneamente, soprattutto da quando mi sono avvicinata molto alla "produzione" della musica. Scegliere i miei suoni, i miei colori anche dentro a un software come Ableton, mi ha avvicinato all’essenza e a quello che un po' è la musica per me: un linguaggio. Dunque mi sono domandata quale fosse la differenza tra il cantare in inglese, spagnolo, italiano, volevo solo che la mia musica arrivasse alle persone, aldilà della lingua.

Joan Thiele Marie Clairepinterest
Mattia Guolo
Giacca, pantaloni, polo e spilla-fiore, tutto Louis Vuitton. Anelli e bracciale, A Day of June.

Qual è la marcia in più della nuova generazione di cantanti e musiciste donne?
La marcia in più è la mancanza di confini reali. Ciò che qualche anno fa sembrava impossibile, irraggiungibile, oggi è immediato. Tutti e tutte possiamo essere in grado di fare qualsiasi cosa e raggiungere i nostri obbiettivi se lo desideriamo. In un click siamo online.

Descrivi il tuo stile musicale.
Faccio molta fatica a descriverlo. Penso sia un mix di esperienze e ascolti. Amo Lauryn Hill, tanto quanto i Led Zeppelin e Lou Reed. Sono una super appassionata di colonne sonore, in produzione dunque mi ispiro moltissimo alla musica italiana di compositori come Piero Piccioni e cerco di unirla alla mia vibe più soul-r'n'b.

Chi sono invece le tue icone di stile?
Mina, e forse un po' anche la Vanoni, la vera diva per me è italiana.

Chi sono le donne che ti hanno ispirata a incoraggiata nel tuo percorso?
Ho avuto la fortuna di essere sempre stata circondata da diverse figure femminili importanti che hanno influenzato profondamente la mia vita. Le donne sono sempre state il mio punto di riferimento più solido nella mia concezione di famiglia, a partire da mia nonna materna - forse il mio più grande riferimento - e poi mia madre, mia zia Guya, e infine le donne che hanno lavorato con me negli ultimi anni fino alla mia nuova crew femminile dell'etichetta Undamento, composta da Vale Brakes e Sara Olivet. Sono felice di aver trovato una complicità speciale, una squadra sincera: Somos Las chicas! (come canta nella canzone corale di Myss Keta Le ragazze di Porta Venezia, ndr)

    Nella foto di apertura Joan Thiele indossa giacca, camicia, shorts e orecchini Saint Laurent by Anthony Vaccarello. Le foto sono del servizio esclusivo "Unplugged" pubblicato su Marie Claire di marzo 2020.
    Servizio Ivana Spernicelli ed Elisabetta Massari. Hanno Collaborato Veronica Campisi e Johana Kouame. Foto Mattia Guolo. Trucco Giovanni Iovine e Sissy Belloglio; manicure Carlotta Saettone, tutti per W-MManagement. Capelli Nicholas James e Patti Bussa per Green Apple. Coordinamento Filippo Agostinelli per Brandwarriors. Video Gloria Bertuzzi.