Per 244 anni, gli Stati Uniti hanno avuto un Presidente uomo. Lo avranno sicuramente anche per i prossimi quattro. La sconfitta di Elizabeth Warren alle “primarie” del Partito Democratico, unica donna rimasta in corsa, significa questo. Ma perché Warren, lunga esperienza, provata competenza, è stata battuta? C’è un qualche “ismo” di mezzo, come direbbe Fiorello? C’è del sessismo? E c’è dell’eccesso di “femminismo” nel voler a tutti i costi appoggiare Warren e lamentarsi della sua uscita di scena, a dispetto di sue eventuali mancanze?

Una giornalista ha puntato il microfono addosso alla senatrice e glielo ha proprio chiesto così: “C’è del sessismo?” . Warren ha risposto: “Se le dico di sì, mi accuseranno di fare la lagna, se le dico di no altri mi prenderanno per matta, chiedendomi in che mondo vivo”.

Ecco. Capite quanto è complicata (e non dolcemente, Fiorella Mannoia, scusa) la vita delle donne? E delle donne in politica, in modo particolare? E delle donne che scrivono un articolo su Elizabeth Warren fatta fuori dalle presidenziali? E, più in generale, di quanto sia complesso difendere le donne per solidarietà di genere?

Ci sono state – e ci sono – donne in politica che hanno raggiunto posizioni di potere da cui le donne sono di solito escluse ma che fanno paura più di certi uomini, per le loro idee retrograde e comunque che io non condivido. Il guaio è che queste donne sono molte, ma molte di più di quelle che mi sono simpatiche. Mi fa venire i brividi Marine Le Pen, sovranista e razzista, una delle figure più potenti del mondo politico europeo. Non mi piaceva la super conservatrice Margaret Thatcher, eppure se c’è una che ha sfondato il soffitto di cristallo è proprio lei. E che dire del “falco” (benché moderato rispetto a certi suoi colleghi) Condoleeza Rice? O di Angela Merkel? O di molte altre che vediamo ogni sera fare il giro dei salotti televisivi italiani e di cui non apprezzo nemmeno mezzo pensiero? Ecco, non diciamo niente, non divaghiamo. E torniamo alla Warren.

Vediamo.

  1. Warren, come Hilary Clinton prima di lei, paga la sua ambizione o, come qualcuno lo definisce, “il suo narcisismo”?

    2. Warren paga le sue idee confuse sulle riforme sanitarie, uno dei temi cruciali della politica americana?

    3. O forse paga il suo “eccesso di competenza”, insomma la sindrome da prima della classe?

    Per dire, sul punto 1, c’è un dato che fa pensare. Hillary Clinton è stata popolarissima in tutti i sondaggi quando era Segretario di Stato, un ruolo per il quale non aveva fatto alcuna campagna. Appena si è messa in pista come candidato alla Presidenza, ha perso completamente il favore del pubblico.

    L’ambizione non piace. Persino negli Stati Uniti.

    Se vedeste la storia di Elizabeth Warren in un film di Hollywood (ragazza che viene dall’Oklahoma, madre single, entra al Congresso e raccoglie consensi) avrebbe sicuramente un lieto fine: la Presidenza.

    Nella realtà, non va così. Per far carriera bisogna essere brave ma soprattutto funzionali: se agli uomini le tue competenze sono utili, la carriera ti è “consentita”. Ma se sei tu a spingere, a metterti in mostra, insomma. Persino le donne posso rivoltarsi contro di te. Addirittura c’è chi potrebbe dire “mi viene voglia di mollarle uno schiaffo anche se sono d’accordo con lei” (una elettrice su Warren).

    Questo si collega ovviamente al punto 3. “Mica vorrà saperne più di noi?” è un classico pensiero maschile che spazia dalla guida in automobile al gioco del calcio alla politica. La condiscendenza con cui è trattata Greta Thunberg (che ha anche l’aggravante di essere molto giovane) è significativa.

    E poi, però, c’è il punto 2. Ho scelto quell’esempio, perché, secondo James Carville, già consulente politico di Bill Cinton, è la buccia di banana su cui è scivolata Warren. Secondo Carville: “Prima ha dichiarato “sono capitalista, non socialista” per raccogliere i voti dei moderati e stava andando forte in molti sondaggi. Ma quando ha lanciato la sua proposta di Sanità per tutti (Medicare for All, ndr), gli stessi moderati hanno cominciato a confonderla con Bernie Sanders, visto come troppo di sinistra, ed è stato l’inizio della fine”.

    Probabilmente è andata così, anzi in tutta onestà io penso che sia andata così.

    Ci sono bucce di banana più pericolose di altre e quella della Sanità, negli Stati Uniti, lo è.

    Però, su quante bucce di banane scivolano gli uomini? Si rialzano sempre o, anche se non si rialzano, possono contare su continui ricambi. Il fatto è che le donne in politica sono ancora troppo sono poche, quindi messe sotto osservazione molto di più e, statisticamente, sconfitte molto più spesso.

    Quindi, sì c’è del “sessismo”, Fiorello. Quindi, sì, è complicato, Fiorella. Quindi ci vogliono più donne che abbiano la voglia di sporcarsi le mani con la politica, e fa niente se non sono quelle che io voterei. Bisogna che siano tante, sempre di più.

    Qualcuno su Twitter ha scritto che con la sconfitta di Warren, il soffitto di cristallo è ancora intatto. Io penso che ci siano giorni in cui lo è.

    Ma anche che tutti i giorni sono buoni per provare a romperlo.