Anche nel migliore di tutti i tempi, quando la storia d’amore tra due star finisce, per quanto esse possano essere controverse o diversamente affiatate, il pubblico prova per loro un particolare, empatico cordoglio. Deve essere perché è l’occasione di sentirsi più vicino a entità di norma irraggiungibili. Figuriamoci se questo avviene ai tempi del Coronavirus, com’è capitato a Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo.

Ma se c’è una cosa che abbiamo imparato dalle storie d’amore tormentate tra figure pop è che sono un tira e molla non solo tra persone, ma anche tra realtà e fantasia. Proprio come appare, trapelando dalle notizie e dai post, dalle paure e dalle speranze, l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

L’occasione di ripercorrere, oggi, la vicenda di Gigi e Anna non è solo fonte d’intrattenimento puro, al limite della soap opera vivente; piacevole come, durante una crisi, sono le attività un po’ discutibili che però si potranno pur praticare nel buio del proprio lockdown, come alimentarsi di soli pop corn o dare fondo alla propria ritrovata discografia analogica.

Il fatto è che, in un Paese il cui Governo, per cause di forza maggiore, ha dovuto decretare che l’amore non è più una ragione valida per spostarsi da una città all’altra, Gigi D’Alessio siamo noi, e Anna Tatangelo le nostre buone abitudini di una volta, la vita a cui eravamo abituati prima della zona rossa. In altre parole: pensavo fosse la fine di un amore e invece era l’inizio, metaforico, di una quarantena.

Ci sembra passato un secolo, non diciott’anni, da quando tutto iniziò, con la complicità di un videoclip particolarmente malandrino: Un nuovo bacio (“Sembra cominciata già \ una storia senza fine”).

L’origin story di Gigi e Anna è confusa: non si sa se sia stata la canzone a imitare la vita o il contrario. Fatto sta che lui era già il leader spirituale e temporale della musica leggera di stampo meridionalistico, figlia naturale del neomelodismo e del pop d’autore ma non troppo. Lei, di vent’anni più giovane, mostrava ancora gli addominali a riposo e un viso acqua e sapone Lush, da figlia prediletta della provincia approdata in città, con brio. Del resto, aveva tutta la vita e tutto Gigi D’Alessio davanti.

Insieme erano l’Amore e Psiche del 2000:

un’unione degli opposti, nume e mortale; col nume che impone delle difficili prove alla mortale — fra cui duetti in napoletano — e la mortale che è destinata ad ascendere; lei che si separa dalla sua vita precedente e lui che si separa dalla moglie, per via di un patto tra creature di cielo e di terra che si scambiano l’anima e la lingua.

Gigi consolida la scrittura pop in italiano, disinvolto nella nuova costruzione sintattica come un albatro sul ponte di una nave, quando nella sua madrelingua aveva saputo librarsi ad altezze del tutto diverse. Anna, d’altro canto, non gli impone la sua Weltanschauung. Umile, per quanto glielo può permettere l’oggettivo stacco di coscia, parla in dalessiano, pensa in dalessiano. Per adesso lei è perfettamente middletoniana.

I due sono così ben assortiti, nella loro apparente distanza psico-attitudinale, che non si riesce a stabilire se sia più Anna il guilty pleasure di Gigi o più Gigi il partner trofeo di Anna, o viceversa.

Il duetto Il mondo è mio è il manifesto di questo periodo aureo, in cui ancora la differenza d’età e il superamento di essa fanno scalpore e contribuiscono alla costruzione di un’immagine disneyana della coppia, sebbene un po’ contorta: Anna-Aladdin che chiede fiducia, tendendogli la mano, a Gigi-Jasmine, elevandosi contestualmente da ragazza di periferia a principessa dell’Olgiata.

Amorilandia, la villa che costruiscono come un parco a tema incentrato sul loro amore, è il centro di produzione dell’immagine di Gigi e Anna congiunti. Una casa-museo nuziale comprensiva di: set Instagram indoor e outdoor, con piscina a sfioro; studio di registrazione; cucina in cui si compie la formazione che porterà Anna a vincere Celebrity Masterchef. Amorilandia è la factory dell’autostima da cui scaturirà il famoso anatema contro Milly D’Abbraccio:

“Quando la persona è niente, l’offesa è zero”

. Qui Anna fiorisce e si prepara, lentamente, alla metamorfosi.

Un tempo ormai lontano la principale fascinazione di Albano e Romina era fondata sul fatto che lui fosse di Cellino San Marco (BR) e lei di Hollywood (CA), eppure stavano insieme. La differenza anagrafica fra Gigi e Anna, inizialmente, era come la differenza geopolitica tra i coniugi Carrisi. Quanto nocque il trasferimento in pianta stabile a Cellino di Romina è storia contemporanea. Del resto, al pubblico piacerà sempre meno una coppia che sembra nata per stare insieme — come una polo Ralph Lauren e delle Sebago, o Elodie e Marracash — rispetto a una coppia che sembra presentare grandi divari logistici o socioculturali — come Piramo e Tisbe o le ballerine e le felpe col cappuccio.

Per Gigi e Anna, che diventano sempre più Anna e Gigi, la prima grande crisi del 2017 è ormai alle porte. Il cammino dell’età sembra essersi compiuto. Se Gigi è un arzillo ragazzo-nonno, Anna è la versione Super Sayan di sé stessa. Una virago fisicatissima e perturbante, pronta a fare morì, più volte al giorno, a colpi di selfie, i suoi follower, che aumentano in breve fino a diventare tre volte quelli del compagno.

Era tutto scritto in Lo so che finirà: “E ci saranno giorni senza sole \ senza più parole” “[…] e sarà forte il mio dolore \ per questo grande amore”. Pronto come un coccodrillo di senatore a vita nella redazione del Corriere.

È quantomeno curioso che la storia di Anna e Gigi, cominciata sottoforma di mito ovidiano, sia andata a finire come un racconto di Hoffmann, per colpa della discrasia insormontabile tra un demiurgo musicarello e il suo carillon umano caricato a molla.

Non si sa cosa sia successo di preciso. Forse Anna si sarà detta: la vita non può essere quello che succede mentre stai schedulando la prossima cover di Annarè. Forse sarà andato storto qualcosa di più specifico o più generico. Quel che è certo è che siamo a un punto di non ritorno:

da eterna Kate, Anna si è fatta Meghan ed è pronta alla sua tatangelexit.

Il resto sono screenshot dagli Instagram di questi giorni. I due annunci identici, con lo stesso sfondo scuro e perfino lo stesso refuso nell’accentazione di . Le storie di Anna rincorsa dai paparazzi nel parcheggio del Simply dell’Acqua Acetosa, uno dei templi alimentari delle mamme parioline, feudo di Martina Stella, mentre cercava di annegare nell’odore dei formaggi francesi il dolore per il latte versato. I regram di Gigi da parte delle fan, che gli tributano tutto il loro affetto, dall’evidente retrogusto di rivincita.

Gli scenari mondiali ci stanno dicendo che il distanziamento sociale, per ora, è una delle pochissime armi efficaci che abbiamo contro il Coronavirus. Una settimana prima del decreto più severo del Governo Conte, la strada ci è stata indicata da Anna Tatangelo e Gigi D’Alessio. Da un capo all’altro di Roma — separati ormai da molto più che i venti chilometri che ci sono tra la villa dell’Olgiata e l’appartamento dei Parioli — ci hanno mostrato cosa c’è di più triste di un lockdown: un lockdown in una villa suburbana denominata Amorilandia dove tutto ti ricorda beatitudini che un tempo davi per scontate, dove anche la piscina sembra avere forma di lei, ormai senza di lei.

Se il resto del panorama musicale italiano posta emoji lacrimanti per aver dovuto annullare un tour o un’uscita discografica, Anna e Gigi si sono visti cancellare dal fato non solo una storia d’amore, ma un intero lockdown insieme.

La morale della favola è che Anna e Gigi, separati dai sentimenti, ma uniti dal destino, sono il simbolo di quello che il Coronavirus ci può togliere, ma anche di quello che, paradossalmente, ci può ridare: la vicinanza a chi amiamo, se non ci ha lasciato in tronco a pochi giorni dalla fase più acuta. Non lasciamogli prendere tutto.

Se il lockdown è una pausa di riflessione che la vita regolare ci ha chiesto, la speranza è quella di svegliarci al termine di tutto questo con un concerto da ascoltare con orecchie nuove, una mostra o una pièce da vedere con occhi più famelici, una transumanza casa-lavoro che torneremo a fare come se fossimo di nuovo studenti fuorisede nelle nostre stesse città. E, chissà, magari con Gigi e Anna ad annunciarci che le storie dal lockdown erano effimere come quelle della loro separazione; che Amorilandia è troppo grande per starci da soli; che Roma in fondo è troppo piccola per non incontrarsi a metà strada; che hanno scherzato, hanno riflettuto, che sono tornati insieme. Sappiamo che non sarà facile ma, per fortuna, i sogni non hanno una data di scadenza. Il Coronavirus, forse, sì.