A ben guardare la foto qui sotto, in diretta dall'account Instagram dedicato alla nostalgia 90s, una delle tante cartoline di famiglia con le quali i previdenti Kardashian perpetuavano la loro immagine nel mondo, prima dell'arrivo dell'Internet globale e totalizzante, notiamo quanto la verità era già scritta, ma nessuno aveva preso nota. Il clan dei Kardashian già al completo, il ramo spurio dei Jenner ancora in attesa di venire al mondo, la foto ricordo utilizza la mobilità suadente di una scala a chiocciola futuribile – nel senso che pare uscire da qualche scena di Ritorno al Futuro – nella villa di Calabasas. Certo, questo accadeva molto prima dei restyling cerebrali della magione Kardashian-West, il "monastero belga" di un bianco assoluto e dall'afflato religioso immaginato da Kanye con l'architetto Axel Vervoordt. Prima dell'ascensione al grado di sacerdotessa e badessa del mammozzone razionalista sulle gaudenti e pasciute colline californiane, sapiente quasi-avvocato che già discetta con Trump sui problemi delle carceri americane, c'è stato un tempo nel quale Kim Kardashian– auto-definitasi una "donna con così tanti talenti che è impossibile citarne uno solo" – adagiava il più importante dei suoi asset sui gradini di una scalinata, come qualunque teenager degli Anni 90.

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Il punto più alto, il ruolo centrale, l'apice di sacralità familiare al quale tutto il "gruppo di famiglia in un interno: Los Angeles edition" faceva riferimento allora, non era però lei, bensì il pater familias, e non era difficile capirne il motivo: in una comunità familiare nella quale non era ben chiaro chi facesse cosa, e dove a 12 anni si primeggiava già, tra sorelle, per protagonismo, il secondo marito di Kris, Bruce Jenner, campione olimpico di Decathlon alle Olimpiadi di Montreal del 1976 appariva come il faro, un luminare di riconosciuta competenza mondiale nell'arte del guadagnarsi la pagnotta con metodologie classiche. Forse, però, a ben guardare, tutto quel protagonismo machista da primo della classe, in realtà nascondeva già i prodromi di un'attitudine ben diversa: ce ne saremmo resi conto solo molti anni più tardi, quando grazie al programma che ha dato loro la fama, togliendogli qualunque forma di privacy, Keeping Up with the Kardashians, Bruce confessò che sarebbe presto diventata Caitlyn, esaudendo alla soglia dei 60 un desiderio e un'inclinazione che in realtà sentiva da molto tempo prima. E quindi, preludio allo sgabello sul quale si sarebbe seduta per presentarsi al mondo, sulla copertina di Vanity Fair America, fu lo scalino di Calabasas. Al suo fianco, allora, prima della rottura, si accoccola la moglie Kris Jenner, e non traggano in inganno la posizione di supposta sottomissione, o il sorriso mellifluo: quella tutina color melanzana con gli inserti trasparenti, una dominatrix in versione atletica, faceva già presagire il soprannome che poi le avrebbero dato in famiglia, quello di "mommager". Una donna d'affari previdente, che tiene alla carriera delle figlie come se fosse la sua – e in effetti, un po' lo è, dato che su qualunque contratto le eredi riescano a strappare, a lei va in automatico un fee del 10% – Kris è una stratega con gli scolli del body e la spregiudicatezza economica fermi agli Anni 80, di fronte alla quale persino la sua creatura più riuscita, Kim, si fa da parte con reverenziale timore. Se non si può negare che la carriera di Kim sia iniziata (in)gloriosamente con la condivisione di un sex tape girato con un ex di cui nessuno si ricorda più il nome – e comunque tutti gli uomini prima di Kanye West sono stati vittime di una cancellazione mediatica di massa, una tabula rasa in formato social(e) utile ad elevare l'immagine verso vette più autoriali, e meno amatoriali – le malelingue e dei rumors duri a morire sostengono che, a regalare all'emisfero boreale le peripezie atletiche di una prole che fino a quel momento non aveva mostrato particolari inclinazioni, oltre a fare da assistente all'amica Paris Hilton, sia stata proprio lei.

Non ci si immagina cosa voglia dire averla come nemica. Anche il destino di Rob, maschio privato di qualunque funzione nel nuovo matriarcato made in Calabasas, sembrava già segnato. Dopo aver deciso di venir meno all'impegno di apparire nella serie di famiglia, per perseguire una vita più vicina alla normalità, senza però staccarsi dai conti in banca in comune, ha inanellato un fidanzamento finito male con la rapper Blac Chyna, mai in realtà entrata a pieno titolo nel gineceo familiare, nessuno sa quale sia la sua occupazione attuale, e vive nello stesso disagio esistenziale che mostrava già su quella scala degli inizi. Il suo unico contributo alla prosecuzione del brand è la prole – ovviamente una bambina, Dream – avuta da Blac Chyna, capelli afro e sguardo vispo molto amato e fotografato, e condiviso ovviamente su Instagram, da zie e nonne, sia in solitaria che con la nouvelle vague dei Kardashian-West (North West, Chicago West, Psalm West e Saint West, un elenco che pare fatto per essere recitato come in un'Ora Pro Nobis) che con i rami meno influenti, originatisi dalle sorelle Khloé e Kourtney e Kylie. E proprio parlando di Khloé, yin allo yang di Kim – e per questo già sulla scala posizionate agli opposti – anche oggi il suo status di "modella, imprenditrice, stilista e testimonial", e donna in cima alla scala sociale, è resa possibile da chi, oggi come allora, era fondamenta di una scala fisica, a Calabasas, sua sorella maggiore: impareggiabile il trash e il picco di ascolti raggiunti dall'episodio del 2015 nel quale Kim recrimina, invelenita dalla mancanza di gratitudine della sorella che non vuole divenire co-protagonista del suo nuovo videogioco Kim Kardashian: Hollywood,

"Ti ho comprato una carriera".

L'ironia, e la capacità di riportare tutta la famiglia con i piedi per terra – in magioni sterminate e domini sui quali non si vede mai tramontare il sole, ma per terra – spetta oggi come ieri a Kourtney, l'unica capace di rispondere al telefono a sua madre apostrofandola con un "Hello Satan", che fa intuire senza dubbio la complessità delle relazioni famigliari, anche quando la tua famiglia è un'azienda che macina profitti simili a quelli del Pil di uno stato di media grandezza. L'unica, in quella foto, a essere orgogliosamente e perfettamente, oggi come ieri, fuori posto.