Poor Little Rich Girl, povera piccola ragazzina ricca. Il soprannome di Barbara Hutton, l’ereditiera delle ereditiere, una delle donne più ricche del mondo nel secolo scorso è un ossimoro che piaceva molto alla stampa della sua epoca, gli anni 20. All’inizio le era stato affibbiato con sarcasmo. Il suo lussuoso debutto in società del 1930, nel bel mezzo della Grande Depressione americana, era stato considerato privo di sensibilità nei confronti delle migliaia di indigenti che si spostavano da una costa all’altra in cerca di lavoro. In seguito le venne riconfermato per compassione, perché con tutto il denaro che aveva sembrava non riuscire a comprarsi un po’ di felicità. “Chi era Barbara Hutton” è una domanda che nessuno si pone negli Stati Uniti. Tutti conoscono la storia dell’ereditiera dei magazzini Woolworth, quelli che nella serie Mad Men venivano citati come garanzia: “lo vendono da Woolworth”. Erano stati fondati nel 1879 da Frank Winfield Woolworth con il primo negozio a Utica, nello stato di New York, inizialmente come rivendite "tutto a 5 e 10 centesimi". Ben presto decine di sedi avevano invaso il Paese, cambiando genere e alzando i prezzi a mano a mano che il benessere raggiungeva ogni angolo degli Usa, rendendo ricchissimo anche il suo proprietario.

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Quando Frank Winfield Woolworth morì, lasciò il suo patrimonio ai tre figli di cui una era Edna, destinata a sua volta a morire a soli 33 anni. Ufficialmente si trattò di una banale infezione all’orecchio degenerata in mastoidite. Ma la voce che girava in quel 1917 era che la donna si fosse suicidata per amore di Bad Bouvier, lo zio paterno di Jacqueline Kennedy con cui Edna tradiva il marito, sempre assente. Pare che a trovarla morta nella sua camera fosse stata la sua unica figlia, Barbara, avuta col marito finanziere Franklyn Laws Hutton. La bambina si ritrovò a soli cinque anni senza una madre e proprietaria di un terzo delle incredibili entrate dei magazzini più popolari degli Stati Uniti, circa 50 milioni di dollari di patrimonio. Da quel momento la piccola, il cui padre era troppo preso dal lavoro, iniziò a saltare da un parente all’altro, seguita sempre da una governante. La morte della madre ne aveva fatto una ragazzina introversa che riusciva a confidarsi solo col cugino Jimmy, figlio della sorella di sua madre. Nel 1924 morì anche la nonna materna e Barbara, che aveva 12 anni, ereditò da lei altri 26 milioni di dollari. Nel 1930, quando aveva a 18 anni, al Ritz Hotel di New York si tenne il suo famigerato debutto in società che costò al padre 60mila dollari, circa un milione di oggi. Fra gli invitati c’erano membri delle famiglie Rockfeller e Astor e l’intrattenimento era stato affidato a star come Rudy Vallee e Maurice Chevalier. I social network non esistevano ancora ma la riprovazione popolare fu tale che la ragazzina, già abbastanza emotivamente fragile, fu mandata in viaggio in Europa finché non si fosse calmato il flame di proteste.

A 21 anni, divenuta maggiorenne, Barbara Hutton entrò in possesso dell’eredità della madre, della nonna e di un fondo di 42 milioni apertole dal padre. Una quantità nauseante di denaro. Era indicata come la ragazza più fortunata del mondo, ma la definizione non poteva essere più sbagliata. Barbara, disturbata dai disordini alimentari, combatteva per districare il groviglio di tormenti nella sua testa e sperava di poter trovare un po’ di pace nell’amore. Non aveva vere amiche, difficile averne quando la cerchia delle persone al tuo livello sociale è così stretta. Frequentava un’altra ereditiera, Doris Duke l'unica figlia del re del tabacco americano James B. Duke che alla sua morte nel 1925, dopo averle detto sul letto di morte di non fidarsi mai di nessuno, le lasciò circa 100 milioni di dollari di eredità. Se Barbara era un’adolescente comune, Doris era troppo alta e goffa e con un vistoso mento a punta, ma altrettanto incapace di godersi la vita. Entrambe cresciute ostaggio della propria ricchezza, viaggiando in auto private, circondate da bodyguard, servitù e governanti, odiate in un’epoca in cui il reddito medio negli Stati Uniti raggiungeva appena i duemila dollari l’anno pro capite, sembravano fatte per capirsi. Ma crescendo, l’amicizia si trasformò in una competizione acidissima.

Le due ereditiere, incapaci per natura di investire il denaro in modi che avrebbero potuto rendergli onore, si fecero la guerra tutta la vita gareggiando a chi fosse riuscita a spendere di più e per il motivo più originale. Fra le due, Barbara finì per procurarsi la reputazione di quella dai gusti più discutibili, tanto che un giorno l’attore Errol Flynn, ospite a casa di Doris Duke, alzando gli occhi al sontuoso lampadario di cristalli nel salone produsse la battuta rimasta famosa: “Doris, come mai hai appeso al soffitto un orecchino di Barbara?”. Nel frattempo, la Hutton dava il via alla lunga serie dei suoi matrimoni. Il primo fu con l’arrampicatore sociale Alexis Mdivani che si spacciava per figlio di una principessa georgiana fuggita dal regime sovietico. I titoli nobiliari facevano presa sui nuoveau riche americani e la famiglia di Barbara ci cascò dandogliela in moglie nel 1933, a soli 20 anni. Divorziarono nel 1935, dopo che Alexis aveva sperperato due milioni della moglie in vestiti e gioielli maschili. Il secondo marito era un conte danese, Kurt Haugwitz-Reventlow. Cattivo fino al midollo, una volta picchiò la povera Barbara così tanto da mandarla in ospedale. La costrinse a rinunciare alla cittadinanza americana per prendere quella danese e abusò di lei psicologicamente, tanto da renderla schiava della droga e farla ammalare di anoressia. Quando divorziarono, lui le aveva sperperato un milione e mezzo di dollari. Barbara ottenne però la custodia del loro unico figlio, Lance.

Prima di risposarsi, Barbara ebbe una relazione col magnate playboy Howard Hughes (quello interpretato da Leo DiCaprio in The Aviator) che però era già fidanzato con Katherine Hepburn. Con lui Barbara si rese conto di avere tanti problemi anche nella sfera sessuale. Intanto arrivò il 1939 e finalmente Barbara spese un po' di denaro in modo lodevole, comprando molti bond di guerra, facendo beneficenza e donando uno yacht alla Royal Navy. La sua immagine, fino ad allora non proprio splendente ne beneficiò. Di lì a poco conobbe a Hollywood l’attore Cary Grant e se ne innamorò. L’8 luglio del 1942, il giorno delle loro nozze, la stampa si rallegrava per la loro unione: “Barbara Hutton ha finalmente trovato la felicità”, scriveva la rivista Modern Screen. “Dopo anni di ricerche in tutto il mondo, dopo centinaia di angoscia, dozzine di errori ha finalmente trovato l'uomo giusto. Un uomo che non sarà mai, mai conosciuto come Mr. Barbara Hutton. Un uomo che sarà il capo della sua casa. Un uomo su cui contare”. Stavolta era lei la signora Grant e la cosa aveva un suono piacevole. Nonostante il soprannome maligno che cominciò a circolare sulla coppia, Cash and Cary, l’attore preferito di Hitchcock si comportò bene con lei. Come se questo potesse essere considerato qualcosa di straordinario, non la derubò, si prese cura di lei. Ma anche la coppia Cary Grant Barbara Hutton scoppiò quando l’attore, nonostante tutta la buona volontà, non riuscì a reggere il peso delle malattie psicosomatiche della moglie, che chiedeva continuamente di essere sottoposta a interventi chirurgici non necessari.

Nel 1948 è la volta del quarto marito, l’affascinate Igor Troubetzkoy, un altro principe fuggito dal regime sovietico. La passione per l’aristocrazia russa decaduta era tale, per Barbara, che aveva incluso nella sua rinomata collezione di gioielli, acquistandola da Cartier, la famosa Tiara di Vladimir realizzata con smeraldi appartenuti alla duchessa russa Vladimir che faceva parte della famiglia Romanov. Il nuovo consorte era finalmente un vero principe, e anche capace di fare qualcosa. Fu infatti il primo pilota della Ferrari che debuttò al Gran Premio di Monaco, carriera a cui avviò anche il figlio di Barbara. Il matrimonio durò pochissimo: nel 1951 la coppia divorziò e l’ereditiera, disperata, tentò il suicidio. Il triste episodio fece scalpore e riportò a galla il suo vecchio soprannome Poor Little Rich Girl. La riportò anche a essere confrontata di nuovo con l’ex amica Doris Duke che si era tagliata le vene, sopravvivendo anche lei. Peggio ancora andò nel 1954 col quinto marito, il diplomatico dominicano Porfirio Rubirosa che sposò Barbara per motivi inspiegabili, dato che nel frattempo non aveva mai interrotto la relazione con l’attrice ungherese Sza Sza Gabor. Alle nozze Barbara, ancora tormentata dall’anoressia, era ormai così dipendente da qualsiasi vizio che un giornale nel descrivere il suo abito da sposa aggiunse all’elenco degli accessori “uno scotch-and-soda”. Dopo solo 53 giorni, i due divorziarono. Il marito successivo, lo stesso anno, era un giocatore di tennis, il barone Gottfried von Cramm. Con lui finì nel 1959.

L’ultimo matrimonio di Barbara Hutton si tenne nel 1963 con un altro nobile, stavolta dal Laos: il principe Pierre Raymond Doan Vinh na Champassak. Divorziarono nel 1966. A quel punto Barbara Hutton aveva 54 anni e decise di non sposarsi più. Ebbe delle relazioni meno importanti, sempre infelici. Nelle sue apparizioni pubbliche appariva sempre in stato di ebrezza ma finanziava arte e cultura, spendeva denaro in opere d’arte e per la sua collezione di gioielli. Era diventata una creatura altruista e sensibile, che viveva nella costante sensazione di essere in debito con l’umanità. Nel 1972 l’unico figlio Lance, pilota automobilistico, morì in un incidente aereo e questo fu per lei il colpo di grazia. Iniziò a regalare il suo denaro a sconosciuti, donò una delle sue residenze allo Stato per farne l'ambasciata del Rgeno Unito. Il suo patrimonio, già eroso dai mariti e dagli sperperi, si ridusse drasticamente. Gli ultimi anni, a causa dell’alcol e della droga, manifestò realmente tutti quei malanni che aveva inventato da ipocondriaca riducendosi a una vita a letto, accudita da infermieri e medici, e da sua cugina, l'attrice Dina Merrill. Ha vissuto a letto, in una stanza del Beverly WIllshire Hotel di Los Angeles circondata da bicchieri vuoti fino al 1979, quando morì all'età di 66 anni per un attacco di cuore. Non possedeva più nulla e sul suo conto in banca c’erano solo 3500 dollari. Al suo funerale c’erano dieci persone. Fu sepolta nell’unica dimora lussuosa rimasta della sua incredibile eredità: il grandioso mausoleo della famiglia Woolworth in stile egizio, nel Woodlawn Cemetery di New York, nel Bronx. Vent’anni dopo la sua morte l’impero dei magazzini Woolworth, che Barbara aveva ceduto nel 1974, cambiò nome in Venator Group. Infine, nel 2001 assunse il nome Foot Locker, e lo mantiene ancora oggi.