“Ma stai scherzando, campagnolo? lei è Rossella O’Hara!”. Nella serie tv Netflix Hollywood c’è una scena in cui l’aspirante attore Rock Hudson chiede ingenuamente alla bella signora seduta a tavola di fronte a lui se era nel cast di Via col vento, come gli è parso di capire, e il suo agente Henry Willson lo rimprovera duramente. La trama di Hollywood è quasi del tutto inventata, ma se mai questa scena si fosse svolta davvero non si sarebbe potuto biasimare il povero Rock Hudson per non aver riconosciuto Vivien Leigh alla festa in casa del regista George Cukor. Soprattutto perché, mentre nel film più famoso della storia lei ha un forte accento sudista, nella vita reale parlava con il suo, quello inglese. Nelle scene successive si vede l’attrice dare ai numeri in preda a “uno dei suoi attacchi” e l’ex attore Ernie (riciclato come ruffiano) la tranquillizza a modo suo. L’attrice che ha interpretato la fiera Rossella O’Hara, l’eroina delle eroine cinematografiche, era davvero così fragile? Qualcuno si è mai preso cura del suo delicatissimo cuore? Qualcuno c’è stato ed era un altro mito della recitazione, Sir Laurence Olivier. La loro storia d’amore è più ricca di sentimenti contorti di qualsiasi film che abbiano mai interpretato.

Vivien Leigh si chiamava Vivian Mary Hartley e come già detto, è strano pensare che l’eroina del film americano per eccellenza fosse invece britannica. Era nata il 5 novembre del 1913 a Darjeerling, da genitori inglesi, quando l’India era ancora sotto il Regno Unito. Era andata a vivere in Inghilterra con i genitori a 6 anni, e poi ancora in Francia, in Germania e anche in Italia, a Sanremo, dove frequentò l’istituto Sacro Cuore e diventò compagna di banco di Maureen O’Sullivan, futura attrice e madre di Mia Farrow. È a lei che Vivian confessò per la prima volta di voler fare l’attrice. Andò quindi a studiare alla Royal Academy of Dramatic Art. A 19 anni, però, si sposò con un avvocato, Leigh Holman, più grande di lei di 13 anni. Holman, con cui ebbe la sua unica figlia Suzanne, considerava la recitazione roba per saltimbanchi e anche se le lasciò portare a termine gli studi, contava sul fatto che dopo si sarebbe dedicata solo al ruolo di moglie e madre. Si sbagliava. Nel 1935 alcuni compagni di scuola le suggerirono di fare un provino per un film. Ottenne la parte della studentessa, ma il suo nome, in questa pellicola che non è passata alla storia, non compare nemmeno nei titoli di coda. Però le fece capire che quello era il suo mestiere.

Vivien decise di trovarsi un agente e le capitò John Gliddon, che decise subito di cambiarle il nome. Dopo parecchie ipotesi, alla fine si combinò il nome di lei con quello del marito. Gliddon la propose per un provino col regista Alexander Korda, ma questo la bollò come "una che non avrebbe mai fatto carriera, totalmente priva di potenziale". Per nulla d’accordo, Gliddon le trovò dei ruoli in teatro. Il suo debutto in The Mask of Virtue ricevette delle recensioni così strabilianti che Korda fu costretto a scusarsi. Nel frattempo, Gliddon decise di aggiustarle ancora il nome cambiandolo da Vivian a Vivien. Curiosamente, quando il successo della nuova stella cominciò a richiedere teatri più grandi, lei si trovò in difficoltà a gestire un pubblico molto numeroso. Se la prese con i critici, accusandoli di averla sopravvalutata e di averle messo, così, una responsabilità eccessivo sulle spalle. Si sbagliava: avevano tutti ragione e la sua grandezza era stata riconosciuta anche da uno dei suoi colleghi, Laurence Olivier.

Vivien Leigh e Laurence Olivier si incontrarono per la prima volta alla Grill Room del Savoy Hotel di Westminster quando lei aveva 22 anni e lui 28. Olivier l’aveva vista recitare in The Mask of Virtue per cui si avvicinò per congratularsi personalmente. L’attrazione fra loro si accese praticamente a prima vista. Ma erano entrambi sposati e la moglie di lui, l’attrice Jill Esmond, era presente. Per questo il grande attore, che aveva una carriera già ben avviata, fece in modo che quella giovane promessa venisse scritturata in quasi tutto ciò di shakespeariano che interpretava sul prestigioso palco dell’Old Vic, per non perderla di vista. Vivien Leigh probabilmente, ce l’avrebbe fatta anche senza il suo aiuto perché era tenace. Fra una messa in scena e l’altra aveva letto il romanzo di Margaret Mitchell Via col vento e ne era rimasta folgorata. Quando venne a sapere che ne stavano preparando una versione cinematografica a Hollywood, ingaggiò un agente americano suggeritole da Olivier e gli chiese di proporla insistentemente al produttore David O. Selznick. “Quel ruolo sarà mio, state a vedere”, diceva ai giornalisti in barba alla scaramanzia. Laurence Olivier era uno dei nomi proposti per la parte di Rhett Buttler, ma poi venne scelto Clark Gable. Per il ruolo di Rossella furono provinate 1400 attrici di ogni tipo, dalle debuttanti alle star come Bette Davis e Katharine Hepburn, ma la scelta cadde su di lei, e fu quella giusta. In seguito, prese l’abitudine di dire alle cene fra amici e colleghi: "Mi sono scritturata io nel ruolo di Rossella O'Hara", con la stessa, profetica determinazione con cui, appena conosciuto Laurence Olivier, aveva detto a un’amica: “sposerò quell’uomo”.

Laurence Olivier, invece, nella sua biografia del 1982 Confessions of an actor, racconta di aver sposato Jill Esmond perché gli sembrava la cosa giusta da fare alla sua età, ed essendo figlia di attori famosi, Jill si adattava all’immagine che lui si era creato. I due dividevano però pochissima intimità perché lei preferiva le donne. Col minimo sindacale del contatto fisico avevano concepito un figlio e Esmond apprese di essere incinta nello stesso momento in cui venne a sapere della relazione di Olivier con Leigh, all'inizio del 1936. Il loro figlio, Tarquin, nacque ad agosto. Nella sua biografia, Laurence Olivier racconta che non poteva fare a meno di Vivien - “nessun uomo avrebbe potuto” -, che si sentiva in colpa perché stava tradendo la moglie incinta. Lo aveva già fatto, ma stavolta era qualcosa di diverso: “non avevo chiesto io di trovare questo amore: sono stato trascinato dentro”. Ma al tempo nessuno ne era certo, giravano solo voci e quando l’Old Vic scelse Olivier come protagonista dell’Amleto nel 1937, Vivien Leigh andava a vederlo quasi ogni sera.

Nello stesso anno, il regista Korda scritturò entrambi per il film Elisabetta d’Inghilterra e poi trovarono un’altra occasione di stare insieme in Danimarca, dove portarono in scena l’Amleto, stavolta con lei nel ruolo di Ofelia. L’interpretazione di Vivien nel film convincerà definitivamente Selznick di aver trovato la sua Rossella. Il soggiorno in Danimarca, per recitare nell’Amleto, convinse invece la coppia che era ora di rendere pubblica la loro relazione e di informare i rispettivi coniugi l’intenzione di divorziare. Nel diario di Vivien del 1937, che decenni dopo sarà messo all’asta da Sotheby’s, si legge al 10 giugno la frase stringata “detto a Leigh”, ossia al marito, e al 16 giugno “Andata via con Larry”, ossia Laurence. Nel 1938 Vivien gira Un americano a Oxford ma qualcosa non va. Il cast si lamenta dei suoi continui cambi di umore e l’attrice si fa la reputazione di una con cui è difficile lavorare. Ma questo non le impedisce, l’anno dopo, di girare Via col Vento. Intanto, Laurence viene scritturato per girare La voce nella tempesta. Lui e Vivien lavorano quindi negli Stati Uniti, ma in città diverse. In quel periodo, sola con se stessa, la Leigh continuava a manifestare le avvisaglie del disturbo bipolare che la tormenterà per tutta la vita. Ma al tempo questa patologia non era ancora stata diagnosticata, per cui nessun medico ritenne necessario prenderla in cura.

Mentre sono lontani sui rispettivi set, Vivien e Laurence si scambiano lettere d’amore appassionate, bollenti come telefonate da (fu) hot line o romantiche come la sceneggiatura di un film: “Sei nei miei pensieri e ti sento nel mio cuore per tutto il tempo”, le scriveva lui. “La mia esistenza ha un senso solo all'idea che ti rivedrò di nuovo". Ma lei gli scrive anche delle sue nette sensazioni che Via col vento sarà un fiasco. Ovviamente sbagliava: il film si aggiudicò 13 nomination all’Oscar e ne vinse 8, e Vivien Leigh fu la prima attrice britannica della storia ad aggiudicarsi la statuetta. Nel 1940 sembrava andare proprio tutto bene. Jill Esmond e Leigh Holman accettarono contemporaneamente di concedere - finalmente - il divorzio ai loro coniugi fedifraghi ma solo perché Vivien e Laurence accettarono di lasciargli la custodia dei rispettivi figli. I due decisero di sposarsi immediatamente, il 31 agosto. Volevano il massimo della privacy per cui l’attore Ronald Coleman gli offrì di farlo nel San Ysidro Ranch di Santa Barbara di sua proprietà, lontani da Hollywood. Si portarono lì solo i testimoni, Katharine Hepburn e il regista scrittore Garson Kanin, e per assicurarsi il massimo della cautela, la cerimonia si tenne dopo la mezzanotte. Per la luna di miele si imbarcarono sullo yacht di Coleman ancorato a largo di Long Beach.

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Quando venne reso noto che si erano sposati e che la loro relazione adulterina durava da un po’, non tutti la presero bene. L’anno dopo Leigh e Olivier recitarono insieme sul set di Fatalità e di Lady Hamilton, e a Broadway in Romeo e Giulietta. Ma spesso i critici non riuscivano a fare a meno di screditarli riportando a galla la loro infedeltà con i coniugi precedenti. A causa del boicottaggio, la produzione di Romeo e Giulietta, su cui avevano investito di tasca loro, fu un flop e li mise in difficoltà economiche. Nel frattempo, in Europa la situazione stava precipitando e la coppia decise coraggiosamente di tornare nel Regno Unito per essere d’aiuto in patria. Laurence prese 250 ore di lezioni di volo e si arruolò in aeronautica mentre girava anche film di propaganda antinazista. Nel 1944 volò in Nord Africa a dare conforto alle truppe con uno spettacolo. Vivien, invece rimase a Londra per mettere in scena spettacoli di conforto alla popolazione, e scoprì di essere incinta. La gravidanza non andò a buon fine: durante una prova per Antonio e Cleopatra cadde rovinosamente e perse il bambino. Di lì a poco Vivien Leigh si ammalò di tubercolosi e se l’aborto aveva già compromesso la sua precaria salute mentale, la malattia fisica le diede il colpo di grazia.

Vivien era tormentata dall’insonnia, dai picchi di umore e dall’insufficienza respiratoria della tubercolosi. Quando i medici cominciarono ad ammettere che c’era qualcosa che non funzionava nella sua testa, la sottoposero all’elettroshock, lasciandole bruciature sulle tempie che sparivano dopo molti giorni. Il passo successivo fu nel tunnel dell’alcol. Quando tornava a Londra in congedo, Laurence Olivier confessava agli amici di sentirsi molto oppresso dalla situazione della moglie. “Olivier sembrava infelice”, racconterà in seguito il drammaturgo inglese Noël Coward. Mentre Vivien doveva mettere il freno alla sua carriera perché troppo provata dalle malattie, quella di Olivier prendeva sempre più quota. Quando lui andò in tournée con l’Enrico IV e l’Edipo, lei non si unì al cast come nei primi tempi, ma lo accompagnò per sedere fra gli spettatori ogni sera. Nel 1947 Olivier venne nominato cavaliere dal re Giorgio VI in una cerimonia a Buckingham Palace, per cui Vivien Leigh assunse il titolo di Lady Olivier. Ma questo la fece precipitare ulteriormente nella depressione perché era la consacrazione delle differenti direzioni che avevano preso le loro carriere: lui, una grande star, lei, la moglie della star. Alle persone, Vivien diceva che quel momento che aveva sempre preannunciato, che un giorno sarebbe diventata pazza, e a cui non credevano, era arrivato.

Il problema è che quando Laurence portava Vivien dallo psichiatra, lei recitava così bene la parte della sana di mente che le credevano anche i terapisti. Era invece il segno che le sue condizioni stavano peggiorando. Le venne diagnosticato infine un disturbo maniaco-depressivo: un giorno fu trovata a vagare nuda nei giardini pubblici fuori dall'appartamento londinese della coppia. Laurence Olivier resisteva, ma ebbe un crollo anche lui nel 1948, quando dopo un tour teatrale di sei mesi in Australia, incontrò con la moglie l'attore australiano Peter Finch, e Vivien iniziò una lunga relazione con lui. Ad aggravare la situazione Olivier, ancora inconsapevole di cosa stesse succedendo - scoprirà tutto brutalmente da un articolo sul The Hollywood Report -, mise sotto contratto Finch con la sua società di produzione, per cui questi si trasferì a Londra. Involontariamente, Olivier aveva facilitato la vita dei due amanti. In seguito, l'attore dirà che quello è stato “il momento in cui ho perso Vivien". Tutto questo esaurisce quotidianamente le energie di Olivier. Spesso è costretto ad andare in scena con tre o quattro ore di sonno perché si è dovuto occupare della moglie, ma nonostante ciò, produce alcune delle sue performance migliori.

Siamo al 1949, il momento raccontato nella serie Hollywood, quando ormai Vivien Leigh è fuori controllo ma ottiene ancora qualche ingaggio, come quello di Blanche DuBois in Un tram chiamato desiderio. La sua performance è spettacolare, la critica la acclama ma questo, invece di tirarle su il morale, la trascina nuovamente in quella paura di aver preso sulle spalle troppe aspettative su di lei. Nel 1951 tornò in scena col marito in Antonio e Cleopatra ma una singola recensione negativa su di lei la fece crollare definitivamente. Perde un altro bambino con un aborto spontaneo e nel 1953 si ritirò dalle scene lasciando in sospeso i film già iniziati, e attirando un’altra valanga di critiche per il suo comportamento giudicato “capriccioso”. Nel 1959, Laurence non ce la fa più. Le chiede il divorzio, che viene finalizzato nel 1960. "Vivien è a mille miglia di distanza, tremante sul bordo di una scogliera, anche quando è seduta in silenzio nel suo salotto", dice a un amico. La storia d’amore è finita. Lei trova conforto fra le braccia di un giovane attore, Jack Merivale, lui si risposa nel 1961 con l’attrice Joan Plowright, con cui avrà tre figli. La compagnia di Merivale ha una buona influenza sull’umore di Vivien, ma confidò al giornalista Radie Harris di sperare che le fosse rimasto poco da vivere, perché non se la sentiva di affrontare una lunga vita senza Laurence.

Gli ultimi anni della sua vita, Vivien Leigh torna a recitare, vince un Tony Award con il musical Tovarich , ottiene diversi ingaggi e fa parte del cast di La nave dei folli del 1965, che fa incetta di nomination all’Oscar. L’ex marito Leigh Holman le si riavvicinò e trascorre molto tempo con lei, mentre Merivale le restava a fianco pazientemente. Vivien provò un po’ di serenità, ma la tubercolosi presa durante la guerra, mal curata, era diventata cronica e con l’avanzare dell’età e delle fragilità, le fu fatale. L’8 luglio del 1967, la salute di Vivien Leigh precipitò drammaticamente e l’indimenticabile Rossella O’Hara morì all'età di soli 53 anni. Nonostante tutto, nessuno l’aveva dimenticata. il West End oscurò le luci per un'ora intera, in suo onore. Laurence Olivier le sopravvisse 22 anni, ma proprio nell’anno della morte di Vivien aveva iniziato a soffrire di insufficienza renale. Morì l'11 luglio 1989 a 82 anni, nella sua casa nel West Sussex. Le sue ceneri sono sepolte nell'angolo dei poeti dell'Abbazia di Westminster. Ancora oggi, Via col vento è uno di quei film che, nonostante la lunghezza, riesce a ottenere un’audience spaventosa in tv. Se Vivien l’avesse saputo, forse non le sarebbe importato così tanto di quell’onorificenza data solo a suo marito.