“L’amore? Nella mia vita l’ho sempre messo al primo posto e ha condizionato tutte le mie scelte. Senza, non potrei vivere nemmeno oggi. È come l’ossigeno: è fondamentale. Non provo lo stesso amore che provavo una volta per l’altro sesso, ma amo tantissimo i miei figli, gli amici, le persone, le piante, le cose, un uccellino che vola e che mi commuove. Ho la fortuna di vedere la bellezza in ogni cosa, sono nata così, nulla di speciale, ma per me lo è. Sono stata ingannata diverse volte nella vita, ma non per questo penso male o sono diffidente. Di ogni cosa vedo l’aspetto più bello”. Parlare a telefono con Sandra Milo oggi è un’esperienza sensoriale: non ci si vede, ma è come essere uno davanti all’altra con la sua vocina di sottofondo; non ci si può toccare, ma è come se lo si facesse - che so - “per prendersi la mano e vedere il cielo”, un gesto, ci confida, che le dà serenità ogni mattina quando si sveglia. Per un istante, poi, immaginiamo addirittura che sia lì a fissarci e a inebriarci con il suo inconfondibile profumo floreale, lo stesso che portava quando la incontrammo alla Festa del Cinema di Roma per presentare Salvatrice, il documentario di Giorgia Wurth in cui lei, nata a Tunisi 87 anni fa, aprì il baule dei suoi ricordi rispolverando vecchie fotografie in bianco e nero, articoli di giornali, lettere di ammiratori o degli avvocati del suo ex marito, il produttore greco Moris Ergas, con cui iniziò una lunga e dolorosa battaglia legale per l’affidamento della figlia Deborah (gli altri due figli sono Ciro e Azzurra De Lollis).

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Sandra Milo al Festival del Cinema di Roma nel 2019

Ad ascoltarla oggi, sembra ancora più serena di allora nonostante “la fatica fisica e mentale” del giorno prima, quando ha deciso di incatenarsi davanti la sede del Governo per abolire l’Iva fino al prossimo anno, ricevuta, poco dopo, dal premier Conte. “In realtà, precisa, dieci giorni prima mi aveva già chiamato e ho pensato che si trattasse di uno scherzo. Avevo iniziato uno sciopero della fame e la prima cosa che mi ha detto è stata di farmi preparare il mio piatto preferito e di mangiarlo. Me lo sono cucinato io: gli spaghetti al pomodoro. Poi, però, ho ricominciato subito il digiuno fino alla protesta in piazza, una protesta che ho fatto per tutti i lavoratori dello spettacolo (il movimento si chiama Movimento Autonomi e Partite Iva, ndr), non soltanto per gli attori in difficoltà, ma anche per gli artigiani, i parrucchieri, i macchinisti e molti altri”. “Sono un po’ stressata emotivamente, aggiunge, perché non sono abituata a tutto questo. Sono un’artista, non sono una politica, né voglio esserci trascinata perché quello non è il mio mestiere. Quando ero più giovane, avevo un’idea sociale, sono sempre stata socialista sin da quando avevo dodici anni. La politica l’ho frequentata più come ideale che come lavoro, l’ho sempre appoggiata perché ci credevo. Tutti noi all’epoca sognavamo di poter cambiare il mondo e la società, di migliorarla. Io, personalmente, ho sempre desiderato un mondo in cui tutti fossero uguali e in cui tutti avessero un lavoro, una casa… Insomma, la dignità garantita che non vuol dire ricchezza, ma un minimo di benessere per tutti. Crescendo, i sogni sono venuti a contatto con le realtà, mi sarebbe piaciuto che a trionfare fossero i meritevoli, ma purtroppo, a volte così non è stato”. Ai sogni, Sandra Milo ha sempre preferito proprio la realtà ed affrontarla, nel bene come nel male. “Dopo la guerra, alla mia famiglia, che era fascista, hanno tolto i beni e a 12 anni mi sono ritrovata a crescere in fretta. Iniziai a lavorare in uno studio fotografico, mi sposai a 15 anni, persi il mio primo figlio e circa due anni dopo mi sono trasferita a Milano. Ero una ragazza molto bella e mi presero come modella fotografica i fratelli Cantone. Ho avuto subito successo e guadagnavo bene, ma quel ruolo non mi soddisfaceva. Io volevo averla, per questo decisi che dovevo fare l’attrice. Partii così per Roma per intraprendere la carriera. Mi ero portata dei soldi, facevo tantissimi provini, ma lavorare era difficile. Un giorno, finalmente, mi presero per Lo scapolo, il mio primo film con Alberto Sordi per la regia di Antonio Pietrangeli e da lì, è arrivato il successo, prima in Francia e poi in Italia, interpretando ruoli diversi in molti film”.

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Sandra Milo nel 1956 al Festival del Cinema di Venezia

Alcuni di questi sono diventati cult, come e Giulietta degli spiriti, i cui fu diretta da Federico Fellini che quest’anno avrebbe compiuto cento anni. Un uomo per lei speciale e indimenticabile, un grande amore, per tornare al nostro discorso iniziale. Lui che la vede per la prima volta a Fregene grazie ad Ennio Flaiano e la chiama "Sandrina"; lei, la femme fatale, che lo colpì "grazie alla sua voce lieta, simbolo di autentica gentilezza", come ricorda lui nel documentario. Si amarono per 17 anni e Giulietta Masina, la moglie di Fellini, sapeva tutto, "ma non entrammo mai in competizione", precisa l'attrice. "Mi accontentavo di vederlo nei motel, negli hotel o nel suo studio. Lo amavo profondamente e lo amo ancora come se non se ne fosse mai andato. "Era un uomo che aveva una grande spiritualità e un grande senso del pudore, tanto che nei suoi film non ci sono mai scene di sesso. Aveva una grande intuizione e ti aiutava a scoprire la parte più bella di te. Ti entrava dentro con la sua anima gentile, per poi frugarti dappertutto a tal punto che, quando andava via, ti sentivi svuotata e abbandonata”. Per due anni è stata con Bettino Craxi, "che - dice - non giudico come politico, ma come uomo". Il film Hammamet di Gianni Amelio non lo ha visto, “perché ho conosciuto Bettino quando era un ragazzino a Milano, quando è diventato il segretario del PSI milanese e poi quando è venuto a Roma ed è stato rieletto segretario generale del partito. Lo conoscevo bene: era una persona con ideali, gli stessi che condividevo io. Poi lui ha fatto la politica e questa è inevitabilmente fatta anche di compromessi. È stata e probabilmente sarà sempre così”. Oggi Sandra Milo ha un nuovo affetto, guai però a chiamarlo compagno. Si chiama Alessandro e ha 37 anni in meno di lei. “È un giovane ragazzo che ha un buon sentimento nei miei confronti e la nostra è una forma di innamoramento spirituale. È molto sensibile e tenero, ha dei bei pensieri, è capace di vedere le belle cose di ogni giorno, quelle che molti invece non vedono più, e di trasmetterle. Abbiamo un rapporto molto bello, ma non è il mio fidanzato, anche perché il nostro non si può certo definire un amore tradizionale”.

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Raffella Carrà, Domenico Modugno, Sandra Milo e Carla Gravina a Roma nel 1960

Durante questo lockdown, Sandra Milo ha passato il suo tempo con la sua famiglia e il suo gatto nero Chicco, “il re della casa”, scrive sul suo profilo Instagram. “Mi è mancato molto andare al cinema che è un’arte necessaria e la sua atmosfera. In questo tempo di tecnologia disperata, è necessario, almeno per me, sedersi in una sala insieme agli altri e lasciarsi trasportare dalle. Mi piace meno vedere il film in tv, perché mi distraggo facilmente. Mi manca quell’atmosfera che mi unisce agli altri”. “Sono una donna che si è trovata a vivere tante cose senza averle mai programmate”, aggiunge prima di salutarci. “Il cinema l’ho lasciato due volte in favore dei sentimenti e della famiglia, per me ben più importanti. Quando mi offrono un ruolo adatto a me, lo accetto volentieri. Non ho mai avuto grandi ambizioni né le ho adesso. Ho un esagerato senso della responsabilità che mi condiziona e che mi tiene imprigionata: avrei voluto averne un po’ meno così, forse, sarei stata più felice. Ma no, ma cosa dico? La vita non sarà stata poi così meravigliosa, ma a ben vedere forse lo è stata, perché ho il senso di bellezza della vita, il dono più grande”.