Può un setto nasale fratturato cambiare i destini di un attore? Per Marlon Brando funzionò, e quel naso inconfondibile ha anche una sua storia da raccontare. Iniziamo con il dire che “bello e maledetto” è sempre stata un’espressione terribilmente efficace. Espressione che forse si è estinta proprio insieme a lui, Marlon Brando, l’uomo che ha fatto impazzire, in senso buono, milioni di fan ma anche, in senso letterale, molte persone che hanno avuto a che fare con lui, soprattutto le donne. La vita di Marlon Brando è stata come un mazzo di carte da gioco sparse su un tavolo: tirandone su una, invece dei semi si leggono aneddoti su aneddoti, a partire da quando era ragazzo. Sua madre Dodie era un'attrice e regista teatrale e sperava tanto che i figli portassero avanti la sua passione e che uno di loro facesse successo. Mentre la figlia maggiore Jocelyn Brando iniziava a intraprendere la carriera di attrice (lavorò a Broadway e in diversi film di successo) Marlon si faceva espellere dalla scuola superiore, nell'Illinois, perché aveva guidato la moto nei corridoi dell’istituto. La passione per le moto lo avrebbe reso un mito in Il selvaggio, ma nel frattempo i genitori avevano provato a raddrizzarlo mandandolo in un'accademia militare, nel Minnesota. Anche lì si era prima meritato la libertà vigilata per insubordinazione, e poi aveva finito per farsi espellere dopo una fuga notturna in città. Non finì mai le scuole superiori.

Il titolo di studio del giovane Brando era quindi quello di “ribelle” e anche un po’ “attaccabrighe”. La regola è che quando non vuoi studiare, devi lavorare. La lista di mestieri in cui si cimentò il futuro Don Vito Corleone è lunga: prima di tutto fu uno di quei ragazzi in divisa che manovravano gli ascensori, lavoro che svolgeva in un grande magazzino Best & co., poi cameriere, cuoco e uomo sandwich. Poi intervenne a spronarlo sua madre e si decise che avrebbe almeno seguito delle scuole di recitazione a New York. Aveva solo 18 anni, quando arrivò nella Grande Mela. Lì Marlon fece molte amicizie e si adattò a vivere sul divano di un nuovo giovane amico, Roy Somlyo, che cercava di introdursi nell’ambiente teatrale. Probabilmente quel divano portava fortuna a chi ci si sedeva perché anche Roy diventò uno dei più grandi produttori di Broadway, e ha vinto diversi Emmy Award.


Il giovane Marlon Brando si trovò anche una fidanzatina a New York, un’altra aspirante attrice di nome Blossom Plumb e insieme passavano delle ore nell’ufficio del loro agente Irving Lazar, seduti in angoli opposti della stanza. Lui indossava sempre un vecchio trench (lo racconta Lazar nella sua biografia): “Non parlavano, mi ascoltavano solo mentre facevo affari al telefono e dopo qualche ora, se ne andavano. Il giorno dopo, stessa routine”. Secondo Lazar è stato quello il periodo in cui Marlon ha imparato quell’incredibile capacità di estorcere cachet altissimi e alle sue condizioni, con cui teneva Hollywood sotto scacco. Nel 1950, come sappiamo, Brando ottenne la parte del duro Stanley Kowalski in Un tram che si chiama desiderio, prima in teatro e poi in un film con Vivien Leigh. Quando si è recato a casa dell’autore Tennesse Williams per il provino lo trovò nel disagio totale: il bagno si era allagato per un’otturazione del water ed era saltato l’impianto elettrico. Marlon si rimboccò le maniche, si armò di pinza e gli sistemò tutto in un’ora. Poi superò “il miglior provino mai visto”, come raccontava Tennesse Williams.

Brando venne scritturato per un anno di repliche a Broadway, ma si annoiava a morte fra una rappresentazione e l’altra. Una sera, nel camerino, venne a complimentarsi con lui lo scenografo e chiacchierandoci Brando scoprì che era un pugile dilettante. Lo invitò a combattere con lui nel backstage, nelle pause degli spettacoli. Quello accettò ma si conteneva, per paura di fargli male e di segnargli il volto. Una sera Brando insistette che dovevano fare sul serio. Lo scenografo non gli dava retta, allora l’attore iniziò a picchiare duro costringendolo a reagire. Reagì così bene che con un pugno quasi gli fece saltare il naso. Quando il dramma riprese e si riaprì il sipario, Brando comparve in scena con gli occhi pesti e il naso gonfio e sanguinante. La sua co-protagonista, sbalordita, era la favolosa Jessica Tandy che nel 1989 sarà l’attrice più anziana della storia a conquistare l’Oscar con A spasso con Daisy. Vedendolo in quelle condizioni Jessica esclamò: "Sei un idiota insanguinato!". Marlon Brando colse al volo il suggerimento che gli stava porgendo e improvvisarono insieme, come se il suo personaggio fosse appena stato coinvolto in una rissa. Solo dopo lo spettacolo, Brando andò al pronto soccorso più vicino. La produttrice dello show Irene Selznick si raccomandò vivamente di far rimettere a posto il setto nasale rotto ma lui se ne infischiò. "Onestamente”, dirà lei molti anni dopo, “penso che Marlon abbia fatto bene. Prima era un bel ragazzo. Con il naso rotto era diventato un uomo sexy”.