Si dice che il principe Carlo non regnerà mai perché sua madre, la regina Elisabetta II, vivrà per sempre e non lascerà mai il trono. Si diceva la stessa cosa di un’altra regina che all’inizio del secolo scorso è rimasta sul trono per 58 anni e il cui record di longevità del regno non è stato ancora battuto, nel suo paese. Si chiamava Guglielmina dei Paesi Bassi e la sua storia è così avventurosa che nel 2001 in Olanda è stata la protagonista di una serie tv amata soprattutto dalle più giovani, che l’hanno presa come personaggio ispirazionale.

Guglielmina, il cui nome originale completo è Wilhelmina Helena Pauline Marie van Oranje-Nassau, era l'unica figlia del re Guglielmo III dei Paesi Bassi e di Emma di Waldeck e Pyrmont. Era nata a l’Aia il 31 agosto 1880 e fu una bambina coccolatissima, perché figlia unica ma anche perché alla sua nascita il padre aveva 63 anni. Il padre e la madre la chiamavano col vezzeggiativo Paulientje e alla nascita non si prevedeva che sarebbe diventata regina. Suo padre aveva già avuto tre figli, Guglielmo, Maurizio e Alessandro dal matrimonio infelice con Sofia di Württemberg, scomparsa nel 1877. Il secondogenito, Maurizio, era morto a 7 anni di meningite. Gli altri due avevano raggiunto la maggiore età ma i litigi fra il padre e la madre li avevano resi due ragazzi fragili. L’erede al trono, Guglielmo, patì la delusione quando scoprì che la ragazza che voleva sposare poteva essere la sua sorellastra (il re aveva avuto una relazione extraconiugale con sua madre), ed era fuggito a Parigi dove morì per una malattia venerea contratta a causa della vita dissoluta. Rimaneva il terzogenito, Alessandro, debole di costituzione, piangeva la scomparsa del fratello e aveva cercato di boicottare le seconde nozze del padre. Quando Guglielmina raggiunse il quarto anno di vita, il ragazzo morì a 33 anni. Nel frattempo, quando la bambina aveva un anno, era scomparso anche lo zio paterno Friederick, lasciandola l’unica erede possibile. Il padre si rassegnò a designarla appena in tempo, perché morì quando la bambina aveva solo 10 anni, nel 1890. Gugliemina diventò regina con sua madre Emma come reggente fino alla maggiore età. Non si perse tempo: poco poco dopo l’incoronazione Wilhelmina posò la prima pietra di un nuovo ospedale ad Amsterdam a lei intitolato. Il tempo era orribile e l'organizzazione un disastro, ma ce la fece. Nei due anni successivi i suoi incarichi non andarono oltre le visite ufficiali in varie città, fabbriche del regno e la posa di prime pietre e nel suo diario scriveva di sentirsi molto ansiosa la sera prima di questi incontri. Chi non lo sarebbe stato, alla sua età?

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A nemmeno 15 anni, tra l’aprile e il maggio del 1895, la giovane regina si recò in visita ufficiale in Inghilterra per conoscere la regina Vittoria. Nella stessa stanza si trovarono a posare per il fotografo due donne dai soprannomi opposti: The Young Queen e The Old Queen. Vittoria ne rimase impressionata e scrisse sul suo diario, indovinandolo, che sarebbe stata una regina capace. In effetti Wilhelmina era graziosa ma aveva un carattere forte e una buona salute. Non contraccambiava la simpatia di Vittoria perché il Regno Unito aveva dichiarato guerra ai boeri, gli antichi discendenti degli olandesi, soffiandogli i territori in Sudafrica. La regina Vittoria la invitò a pranzo e la portò a fare il giro della città in auto e fecero letteralmente shopping. Durante il soggiorno, Guglielmina volle visitare il British Museum, l’abbazia di Westminster, la House of Parliament, la Tower of London e tutto ciò che vuole vedere una studentessa di ogni epoca in vacanza a Londra.

Come era accaduto alla regina Vittoria, alla quale fecero incontrare il principe tedesco Albert per "sistemarla", si fece presente a Guglielmina che doveva prendere marito. Lei chiese di poter scegliere solo fra candidati germanici, vista la sua avversione per i britannici. La scelta cadde fra Adolf ed Heinrich, i due figli più piccoli del Granduca Federico Francesco II, che lei aveva già conosciuto a 12 anni. Nel 1900, la diciannovenne regina fu portata in Turingia per fare lunghe passeggiate con i due pretendenti. Ma Adolf non si presentò, e a Guglielmina Heinrich piacque molto. Conversarono a lungo in tedesco, lingua che lei conosceva bene come il francese e l’inglese, tenendosi per mano vegliati dai familiari. Dopo un pranzo, i familiari fecero in modo di lasciarli soli. Lui si propose, lei accettò e dopo dieci minuti uscirono dalla stanza per annunciare il fidanzamento. Quando lui ripartì, due giorni prima di lei, la giovane regina scrisse sul diario “mi manca”.

Il 7 febbraio 1901 Guglielmina dei Paesi Bassi sposò il duca Heinrich di Meclemburgo-Schwerin. I mesi precedenti erano stati fitti di accordi finanziari e discussioni ma la sposa era emozionatissima e scriveva a parenti e amiche di non stare più nella pelle per l’attesa. La cerimonia si tenne nella Grote Kerk dell'Aia, si festeggiò con uno spettacolo teatrale e una serata con tableaux vivants, ma si dovette abbassare i toni dei festeggiamenti per la morte dello zio di Guglielmina, il Granduca di Sassonia-Weimar-Eisenach e della Regina Vittoria il 22 gennaio. Da quel momento, la regina non ebbe più bisogno della reggenza della madre che si ritirò al Lange Voorhout Palace. Rimase comunque presente nella vita della figlia, facendo le vacanze con la coppia e di lì a poco fu designata come possibile reggente dell'erede, nel caso in cui Guglielmina fosse perita durante il primo parto. A quel punto, infatti, la fiducia in Heinrich era già sbiadita. Così come era successo a suo padre Guglielmo, la regina d’Olanda era condannata a un matrimonio infelice. Heinrich non era interessato a lei, aveva iniziato a tradirla da subito seminando in giro figli illegittimi e le si avvicinava solo per assolvere il suo dovere coniugale di darle un erede. Pochi mesi dopo le nozze, Guglielmina era già in attesa ma subì un aborto spontaneo. Durante la seconda gravidanza si ammalò di febbre tifoide e partorì un bambino prematuro già morto. I sudditi avevano tremato. Suo marito Heinrich era diventato una bomba a orologeria nel talamo: si temeva che se la regina fosse morta di tifo senza lasciare un erede, Heinrich avrebbe potuto consegnare i Paesi Bassi al suo imperatore Guglielmo II. Ma la tensione cadde quando nel 1909 Guglielmina partorì una bambina sana e forte, Juliana.

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La regina, che durante la gravidanza aveva scritto un manuale di istruzioni su come crescere la bambina in caso fosse morta di parto, tirò un sospiro di sollievo. Ma era preoccupata che potesse non arrivare all’età adulta, come era successo col suo fratellastro. Era irritata dall’opinione generale che un’altra erede femmina fosse considerata riduttiva per il regno: per lei andava bene qualsiasi cosa pur di non consegnare l’Olanda ai tedeschi. Ma cercò di avere ancora dei figli dal marito fedifrago. Nel dicembre del 1911 era di nuovo incinta, ma con l’anno nuovo subì il quarto aborto. Durante il 1912, a 32 anni, Guglielmina rimase incinta ancora, e anche stavolta perse il bambino. A quel punto si rassegnarono tutti: Juliana sarebbe stata l’erede al trono (e così sarà). Per fortuna, il principe consorte Heinrich si era scoperto un buon padre, stravedeva per la bambina e solo grazie a lei finì per dedicarsi alla famiglia

Siamo ormai alle porte della Prima Guerra Mondiale e la regina Guglielmina non poteva essere da meno dei regnanti maschili. Quando visitò il potente imperatore tedesco Guglielmo II, quello cercò di impressionarla esibendo guardie molto alte e facendole notare che quelle della regina gli arrivavano alle spalle. Guglielmina rispose serafica: "È vero, Maestà, le vostre e guardie sono alte un metro e ottanta. Ma quando in Olanda apriamo le nostre dighe, l'acqua è profonda tre metri". Durante la guerra, anche se come donna Wilhelmina non poteva rivestire la carica di comandante supremo, ispezionò spesso senza preavviso le sue forze armate perché detestava gli spettacolini messi su dai comandanti per fare colpo. Il 7 giugno 1917, mentre tornava da una di queste ispezioni dalla città di Den Bosch a L'Aia, il treno su cui viaggiava deragliò all’altezza di Houten. Undici vagoni di coda si coricarono su un fianco e uno precipitò giù per una scarpata. Il vagone di Guglielmina era fra quelli usciti dai binari. La regina aprì la porta, ne emerse, si scrollò di dosso la polvere e lasciò tutti di stucco. Ordinò energicamente a una delle sue dame di compagnia: "Prendi il mio kit di pronto soccorso e la bottiglia di Eau de Cologne " e, senza perdersi d’animo, si fece aiutare dai ferrovieri ad aprire le porte dei vagoni con un piede di porco. Spruzzò l’Eau de Cologne sui loro fazzoletti inzaccherati ordinandogli di avvicinarli al naso delle persone svenute per fargli riprendere conoscenza, cosa che fece anche lei col suo. Aiutò a recuperare 26 feriti e la cosa buffa è che il suo aiutante più attivo fu un uomo britannico. Nessuno morì, per fortuna. E poiché i primi vagoni del convoglio erano rimasti sui binari, tutti i passeggeri vi si strinsero dentro insieme alla sovrana e ripartirono. All’arrivo a Utrecht si sparse la voce del coraggio della regina, emersa dal disastro come se nulla fosse accaduto, pronta a prestare soccorso.

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Nei decenni successivi, Guglielmina affrontò i disordini seguenti alla caduta dell’Impero russo e li superò grazie alla sua grande popolarità (così tanta da girare in carrozza con la figlia senza temere attentati). Concesse l’asilo politico all’imperatore tedesco, subì la morte della madre Emma e quella improvvisa del marito Heinrich, entrambi nel 1934. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’invasione dell’Olanda da parte delle truppe tedesche di Hitler, fu costretta a fuggire in esilio in Gran Bretagna, la nazione che aveva odiato: re Giorgio VI, il padre della futura regina Elisabetta, la mandò a prendere con il cacciatorpediniere HMS Hereward. Guglielmina aveva quasi 60 anni, ne erano passati 45 dalla sua prima visita alla regina Vittoria. In Gran Bretagna prese il comando del governo olandese in esilio e diventò il simbolo della resistenza contro i tedeschi. Di notte, la regina parlava col suo popolo tramite Radio Oranje, il canale radiofonico illegale che gli olandesi in patria ascoltavano di nascosto. Fu la prima a definire Adolf Hitler "il nemico dell'umanità". Tenne duro quando il suo primo ministro olandese, Dirk Jan de Geer, convinto che gli alleati non avrebbero vinto la guerra, le consigliò di scendere a patti con la Germania. Lo rimosse dall’incarico e invocò invece ufficialmente, per prima, l’intervento degli americani rivolgendosi di persona al Congresso degli Stati Uniti, dove si recò nel 1942. Era così amata dal suo popolo che il giorno del suo compleanno una cittadina di pescatori in patria pagò una multa di 60 mila fiorini pur di festeggiarlo, anche se era stato vietato dai nazisti. Guglielmina tornò in Olanda il 13 marzo 1945, accompagnata da un veicolo dell'esercito degli Stati Uniti. Aveva un solo bagaglio ed era accompagnata dall’ex segretario di sua figlia Juliana. Vi rimase dieci giorni e poi dovette tornare negli Uk perché il Paese non era ancora del tutto libero. Due mesi dopo, il 2 maggio, rientrò definitivamente: “Finalmente siamo i padroni delle nostre case e dei nostri castelli”, disse alla radio ai suoi sudditi. Nel 1947 la sua salute cominciò a vacillare ma sua figlia la spinse a rimanere sul trono il più possibile. L’anno dopo abdicò e si trasferì nella residenza di Het Loo, nella città di Apeldoorn, facendo poche apparizioni pubbliche. In ritiro, scrisse la sua autobiografia, Sola ma mai sola. Guglielmina dei Paesi Bassi è morta il 28 novembre del 1962 a 82 anni. Il suo funerale fu tutto sui toni del bianco, su sua richiesta, ed è stata sepolta nella cripta di famiglia a Delft. Era l'ultimo membro della casata Orange-Nassau-Dietz.