“Se non lo sposi, non l'hai preso: ti ha preso". Le citazioni dal film del 1953 Come sposare un milionario, con Lauren Bacall, Marilyn Monroe e Betty Grable sono la liturgia involontaria di tutte le commoner del mondo che sposano un principe. Quando Silvia Sommerlath ha accettato di lavorare come hostess alle Olimpiadi di Monaco, nel 1972, non aveva però nessuna strategia in mente, voleva solo guadagnare qualcosa in più da mettere in tasca. Eppure, la sua vita stava per cambiare in modo drastico, tanto che, qualche tempo dopo le sarebbe stata dedicata una delle canzoni più famose della storia della musica. Quella ragazza stava per diventare la regina Silvia di Svezia e il suo nome sarebbe stato associato per sempre, in quel paese, alla canzone Dancing Queen degli Abba.

La storia di Silvia Renate Sommerlath è un romanzo. Non è svedese di nascita, è nata il 23 dicembre 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, a Heidelberg, fiorente città tedesca sulle rive del fiume Neckar, un affluente del Reno. Suo padre, Walther, era un commerciante tedesco che dopo la guerra diventerà presidente nella filiale brasiliana di un’importante fabbrica svedese di componenti in acciaio. Suo zio paterno Paul era un membro del Partito Nazista: al tempo era inevitabile avere almeno un familiare seguace della follia di Hitler. La madre di Silvia era invece brasiliana e si chiamava Alice Soares de Toledo, di buona famiglia. Walther Somerlath l’aveva conosciuta nei suoi viaggi di lavoro, l’aveva sposata e portata con sé in Germania, per poi tornare in Brasile con il suo nuovo incarico. La loro figlia Silvia è cresciuta quindi a San Paolo con tre fratelli maschi e una scimmia come animale domestico, e frequentava il Colégio Visconde de Porto Seguro, una scuola bilingue dove si parlava portoghese e tedesco. Tutta la famiglia tornò in Germania definitivamente nel 1957 e in Europa Silvia decise che avrebbe fatto l’interprete. Nel 1969 si diplomò così alla scuola per interpreti di Monaco dove imparò la sua terza lingua, lo spagnolo. Non sarà l’ultima.

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Silvia studiò ancora il francese e l’inglese. La conoscenza delle lingue portò la futura regina a lavorare in contesti internazionali. Dalla sua parte aveva anche un bell’aspetto, e l’altezza di 174 cm che al tempo era notevole. Si faceva notare anche per la classe e per le sue movenze eleganti. Nel 1972, mentre lavorava come hostess nel parterre degli ospiti illustri, Silvia si accorse che uno di loro la fissava insistentemente. Qualcuno le spiegò che si trattava dell’erede al trono di Svezia, il principe Carl Gustaf. Di tutti i paesi possibili, quel giovane veniva proprio da uno dei pochi di cui Silvia non conosceva la lingua. Ma ne parlava diverse anche lui e Silvia non riuscì a sfuggire alla sua corte. Inizialmente non lo prese sul serio, credendo che volesse solo prendersi delle libertà con lei. Ma lui insistette per avere un contatto a cui rintracciarla. Lei glielo diede e rimase di stucco quando, qualche giorno dopo, lui la chiamò.

Iniziarono a frequentarsi. Erano praticamente coetanei, lui aveva solo tre anni meno di lei. Il principe era l’unico figlio del principe Gustaf Adolf, duca di Västerbotten e della principessa Sibylla di Sassonia-Coburgo e Gotha. Suo padre era morto in un incidente aereo in Danimarca nel 1947 quando lui aveva nove mesi, non lo aveva mai conosciuto. La sua morte aveva fatto di lui l’erede al trono. Il suo turno arrivò nel 1973, alla morte del nonno. Era passato un anno dall’incontro con Silvia e il corteggiamento durava ancora. Il principe dirà poi che quando l'aveva vista per la prima volta aveva sentito un "clic" nella testa. Avevano fatto progressi: Silvia si era trasferita a Stoccolma, in un appartamento di proprietà della futura cognata Cristina. Passeranno altri tre anni prima che lei accettasse di sposarlo, e di imparare la sua sesta lingua, lo svedese. Il 12 marzo del 1976 re Carl Gustaf e Silvia Sommerlath annunciarono le loro nozze e rilasciarono un intervista in tv, insieme. A un certo punto lei non riusciva a esprimere un concetto in svedese e chiese a lui "mi puoi aiutare?". Dopo l'intervista Silvia, che sfoggiava al dito l'anello di fidanzamento appartenuto alla madre di Gustavo, Sibylla, iniziò a circolare con una parrucca bionda per non essere riconosciuta, un trucco che userà anche in seguito. Le nozze si sarebbero tenute tre mesi dopo nella Cattedrale di Stoccolma. Era la prima volta dal 1797 che un re svedese si sposava dopo essere già salito al trono.

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Nel frattempo, in Svezia, gli Abba registravano il brano Dancing Queen. Il gruppo aveva iniziato a fare successo nel 1972 ma ora si trovava per le mani questa canzone straordinaria e si rendevano conto che aveva delle chance. Si erano ispirati alle sonorità della discomusic ma il testo non è spensierato come sembra: parla infatti di una diciassettenne che si sta godendo il momento fugace di felicità, ballando, senza sapere che la vita scivola verso il futuro ignoto. Quando Anni-Frid Lyngstad, una delle componenti della band meglio conosciuta come Frida, l’ha riascoltata per la prima volta dopo la prima registrazione è scoppiata a piangere per l’emozione. Nella primavera del 1976 il brano era stato inciso nella versione definitiva. Il 19 giugno di quell’anno si sarebbero tenute le nozze del re con la sua raffinata sposa, per metà brasiliana. Chi più di lei poteva essere la vera Dancing Queen? Fu così che il brano debuttò in tv con un’esibizione dal vivo durante il sontuoso gala alla Royal Swedish Opera la sera prima delle nozze. E il brano fu dedicato alla futura regina Silvia che stava per sposare il re Carlo XVI Gustavo di Svezia indossando uno splendido abito disegnato per lei da Dior.

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Tutte le coppie hanno una loro canzone, e Dancing Queen diventò la canzone della coppia reale svedese. Ma anche il più grande successo della storia della musica pop. Come sappiamo, la regina Silvia e il re Gustavo hanno poi avuto tre figli: la principessa Vittoria, l’erede al trono, il principe Carlo Filippo e la principessa Maddalena, che gli hanno dato sette nipoti. Il matrimonio di Silvia e Gustaf, però, non è stato fortunato come sembrava dalle premesse. Nel 2002 un giornale ha scoperto e pubblicato le prove che il padre di Silvia, Walther Sommerlath, era stato membro del Partito Nazista. Non si era scoperto fino a quel momento perché era iscritto in Brasile, nel circolo degli espatriati, un dettaglio che ne aggravava l’adesione perché, lontano dalla patria, era più facile rifiutarsi di partecipare all’ideologia nazista, come fecero in molti a San Paolo. La regina Silvia ha dichiarato di non averlo mai saputo e di essere scioccata per la notizia. Sulla coppia si è anche detto che re Gustavo abbia iniziato a indulgere nel tradimento poco dopo le nozze e che questo abbia sempre angosciato la moglie, che attualmente è la regina di Svezia che ha regnato più a lungo nella storia. Forse, qualche dubbio su quell'unione lo aveva avuto, perché si era precipitata a richiedere la cittadinanza svedese solo tre giorni prima delle nozze. Così come dice la canzone a lei dedicata, anche se Silvia non aveva 17 anni quando ha ballato sulle note degli Abba alle sue nozze, una regina deve danzare senza pensare ad altro. Mentre la vita ti trasporta verso un futuro che nessuno di noi può mai prevedere.