Il corteo che attraversa la capitale Amman l’8 febbraio del 1999 è composto solo da uomini, 800mila uomini. La presenza delle donne, al funerale di Re Hussein di Giordania, ucciso due giorni prima dal Linfoma di Non Hodgkin con cui combatteva da tempo, non è consentita per motivi religiosi. Non è stato permesso di partecipare alla segretaria di Stato Madeleine Albright (ma è presente il presidente Bill Clinton), né all'ex premier pakistana Benazir Bhutto. Non è stato permesso a Toni Gardiner, la seconda moglie del re, né a Rania, la nuova regina, moglie di suo figlio Abdullah II. Ma c'è una donna in particolare a cui stanno pensando tutti, che in quel momento è nel palazzo reale di Baab el-Salam e che da quel giorno in poi sarà accompagnata dall’appellativo “Regina Vedova”. È Noor di Giordania, l’ultima moglie del re, più giovane di lui di 16 anni, che con la morte del consorte esce di scena a 47 anni e si fa da parte per lasciare il posto alla nuova, bellissima e sofisticata regina Rania. Per più di 20 anni Noor è stata, oltre che la moglie di re Hussein, la sua migliore amica, la confidente, la consigliera, la madre di quattro dei suoi undici figli e il suo sostegno costante durante la malattia. Dal suo capezzale, nel Centro medico Al Hussein, si allontanava poco per poi tornare subito sotto la pioggia, col capo coperto da uno chiffon bianco per non essere riconosciuta dai cecchini che già in passato hanno cercato di ucciderla. Per lei si è chiuso un capitolo ma non passerà il resto della sua vita in gramaglie.

Lisa Najeeb Halaby è nata il 23 agosto 1951 a Washington. La sua è una ricca famiglia arabo-americana. Suo padre, Najeeb Elias Halaby, era stato a capo della Federal Aviation Administration sotto il presidente John F. Kennedy, e aveva lavorato come pilota collaudatore e avvocato della marina. Sua madre, Doris Carlquist, figlia del sindaco di Leavenworth nello Stato di Washington, aveva vissuto in Alaska con la famiglia per molto tempo e poi era tornata a Spokane, Washington, dove si era distinta come campionessa di tennis locale e aveva conseguito una laurea in Scienze politiche. I genitori di Noor di Giordania si erano conosciuti nel 1945, quando lui era pilota collaudatore della Marina. Dopo le nozze si erano stabiliti a Washington, dove la neo signora Halaby aveva messo in un cassetto la laurea e allevato tre figli, Lisa, Christian e Alexa. La figlia maggiore Lisa viene mandata a studiare in prestigiose scuole private di New York City e nel Massachusetts e poi alla Princeton University, nel 1969. Ma a metà del secondo anno la ragazza si prende un periodo sabbatico dal college per vivere ad Aspen, la località sciistica nel Colorado. Non fa vita da figlia di papà: si trova un lavoretto da cameriera e nel tempo libero scia e si dedica al suo hobby, la fotografia. Poi torna a Princeton e si laurea in Architettura e pianificazione urbana. Appena laureata, Lisa trova lavoro presso un paio di studi di architettura ma vuole studiare anche la cultura araba di suo padre. Inizia a frequentare la Columbia School of Journalism ma poi la lascia e accetta un lavoro nella compagnia aerea giordana in cui il padre è dirigente. I suoi genitori, intanto, stanno divorziando.

È il 1977 e Lisa cambia lavoro, passa alla Alia Royal Jordanian Airlines, la compagnia di linea giordana chiamata così in onore della figlia del re. Grazie a questo incarico, Lisa Halaby si trova all’inaugurazione dell'Aeroporto Internazionale Queen Alia, dove c’è anche il re Hussein di Giordania. Hussein è un uomo distrutto: l’aeroporto è dedicato alla sua adorata moglie Alia scomparsa in un incidente d'elicottero nel febbraio del ’77, pochi mesi prima. Lisa Halaby rimane colpita dal dolore del re per la moglie scomparsa e si rivolge a lui in un modo così compassionevole da riuscire a trarlo fuori dal lutto per qualche minuto e a farsi notare. I due conversano, poi si salutano. Dopo qualche tempo lui la rintraccia, la ricontatta, le propone di frequentarsi in amicizia. Il re ha 42 anni, lei ne ha 26. La invita a fare lunghi giri in moto, dall’amicizia passa al corteggiamento. Dal corteggiamento all’amore. Il 13 maggio 1978 re Hussein chiede a Lisa Halaby di sposarlo.

madrid, spain   november 02  queen noor of jordan attends a concert to celebrate queen sofias 80th birthday at the superior school of music queen sofia on november 2, 2018 in madrid, spain  photo by carlos r alvarezwireimagepinterest
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Il popolo giordano non la prende bene. La regina Alia è stata troppo amata ed è ricordata come una santa, troppo presto per sostituirla. Inoltre, nonostante abbia sangue arabo, Lisa Halaby è considerata un’americana, culturalmente estranea alla popolazione. Re Hussein è però fiducioso e il 15 giugno 1978 Lisa Najeeb Halaby diventa la prima regina di un paese arabo di nazionalità americana. Le nozze si tengono con la tradizionale cerimonia islamica al Palazzo Zaharan. Per smussare il più possibile le perplessità dell’opinione pubblica, Lisa accetta di convertirsi all’Islam e di cambiare il suo nome in Noor al-Hussein, "Luce di Hussein". Così come per i funerali, la presenza femminile non è consentita alla cerimonia e la regina è l'unica donna presente al suo matrimonio. Da quel momento, Lisa non c’è più e Noor si deve dare da fare per conquistare il popolo giordano. Lo fa prendendo come modello Lady Diana. Noor comincia a ricalcare gli impegni della principessa del Galles, a cominciare da quello contro la produzione delle mine antiuomo. La nuova regina si butta a capofitto nella sfida concentrandosi sul patrimonio artistico e sul sistema scolastico della Giordania, cerca di limitare la fuga di talenti dal paese fondando la Jubilee School per studenti dotati. Ma fra i molti oneri ha anche quello di crescere tre bambini rimasti orfani della regina Alia, e tutto questo andava svolto con la costante, ingombrante presenza di uno stuolo di guardie del corpo perché re Hussein era già sopravvissuto a più di 25 attentati. Noor si dedica anche alla questione dei diritti delle donne, un tema che comunica modernità del paese. Ma si scontra con le tradizioni e si ritrova a dichiarare al New York Times che una donna non deve per forza realizzarsi solo trovando un lavoro, lo può fare anche a casa. Sua madre Doris Carlquist Halaby è sempre al suo fianco quando la coppia reale giordana è ospite della Casa Bianca e collabora alle molte organizzazioni senza scopo di lucro di cui è madrina la figlia.

Noor non vacilla mai, nemmeno quando nel 1984 suo marito critica le politiche degli Stati Uniti nel Medioriente. Anzi, lei, americana, lo supporta. Insieme hanno quattro figli: il principe Hamzah bin Hussein (1980), il principe Hashim bin Hussein (1981), la principessa Iman bint Al Hussein (1983), e la principessa Raiyah bin al-Husayn (1986). Nel 1992 al re viene diagnosticato il cancro a un rene e da quel momento la vita della sua famiglia cambia. Hussein viene operato in Minnesota e poi, per il cancro linfatico, riceve un trapianto di midollo osseo che il suo organismo rigetta. Hussein venne riportato in Giordania per morire in patria, nella suite reale del Centro medico Al Hussein. Quindici giorni prima di spirare, a sorpresa, nomina erede al trono il figlio maggiore Abdullah per escludere il fratello Hassan di cui non si fidava, mentre il figlio maggiore di Noor diventa principe ereditario. Nel 2004, re Abdullah II revoca però quest’ultima disposizione e designa come suo erede il figlio maggiore, il principe Hussein.

portrait de la future reine noor de jordanie et du roi hussein au moment de leurs fiançailles en mai 1978 photo by daniel simongamma rapho via getty imagespinterest
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Noor è stata l’ultima delle compagne, fedele e complice, di re Hussein di Giordania, una figura di rilievo del secolo concluso un anno dopo la sua morte. Ha accettato con grazia ogni decisione del nuovo re e da allora si è dedicata solo alle sue iniziative. Ha fondato la King Hussein Foundation e la King Hussein Foundation International con cui promuove la pace in Giordania e in Medio Oriente. Dal 2001, la fondazione assegna il King Hussein Leadership Prize a individui, gruppi o istituzioni che dimostrano l'impegno nello sviluppo sostenibile, nei diritti umani, nella tolleranza, l'equità sociale e la pace. Soprattutto nella pace arabo-israeliana e dei rifugiati palestinesi, che le sta molto a cuore. Noor preside una lista interminabile di organizzazioni che la tengono occupata ogni giorno dell’anno. Si vede poco in pubblico, ultimamente è emersa per il modesto matrimonio post Covid della figlia minore, la principessa Raiyah. Ha 69 anni ed è ancora una donna affascinante, elegante. Qualcuno dice, anche più di Rania.