Fa sorridere pensare che sia nata ad Alessandria sentendola imitare alla perfezione gli accenti dei quartieri romani nei video che l'hanno resa celebre sui social. L'attrice Pilar Fogliati ha 27 anni e si è diplomata all'Accademia di Arte Drammatica («e poi ho fatto sempre parti in cui piangevo»), ma potrebbe senza dubbio essere una comedian di successo. A settembre si trasferirà a Torino per sei mesi: sarà la prima donna cardiologa nel 1968, in una fiction per RaiUno. Nel 2021 invece uscirà la commedia Corro da te con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, di Riccardo Milani.

Nelle tue imitazioni degli accenti romani c'è anche una distinzione di classe? Per me la voce è la cosa più vera di una persona, perché la voce vede dove sono i tuoi traumi, i tuoi blocchi. Banalmente quando interpretiamo una persona antipatica o un po' snob d'istinto andiamo "in alto" nella testa con il nostro tono di voce, perché di solito le persone meno vere sono meno collegate alla pancia, dove risiedono le emozioni primordiali. Quando dobbiamo interpretare un "coatto", una persona vera "je famo fa' la voce bassa". Questa cosa mi interessa e mi diverte. Sono una giocherellona.

Qual è il tuo luogo preferito di Roma? A me piace la piazzetta con il baretto. Dove si crea quella cosa che ci invidiano che è il saper vivere, il dolce far nulla, stare al bar come se fosse il tuo quartier generale. Prendersi il caffè con il barista che ti riconosce. Io vivo a rione Monti dove c'è questa dimensione. Direi quindi la piazzetta romana, che è diversa dalla piazza italiana in generale.

Roma è la grande bellezza. La bellezza può salvare il mondo? Può e chi ha la fortuna di riempirsi gli occhi la riconosce, coglie l'armonia. Ed è questo quello che viene invidiato a noi italiani. Se hai visto delle cose belle nella vita, poi le replicherai.

A quale carattere dell'italianità dobbiamo attingere per ricostruire il Paese, farlo rinascere? Partire dalla nostra identità, senza negarla, senza sembrare più moderni o più americani. Io mi arrabbio quando sento dire: "wow, che bello questo shooting o questo film, sembra americano". Per me è un errore. Le cose che hanno avuto successo nella storia e che vengono riconosciute come italiane sono estremamente italiane. Quindi anche nel cinema, quando raccontiamo le questioni che ci appartengono, la famiglia, gli intrighi, le sappiamo raccontare perché ci appartengono. Quindi la mia generazione deve aver chiara la nostra identità.

Come vivi la moda? Sono fiera di essere una donna Armani. Sono minimalista e amo la camicia, vivo in camicia. La moda mi è sempre piaciuta, poi guardo mia madre e mi dico: cavolo, mi vesto come lei e ho 27 anni. Ho la fissa dei vestiti, della seta, non tanto delle scarpe.

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Alessandro Cinque
Abito di organza con ricami Fireworks e bordi di piume e culotte stretch, Saint Laurent by Anthony Vaccarello.

Le piattaforme streaming aiutano? Fanno crescere l'abitudine all'intrattenimento più che al cinema. Succederà come nella moda: quando è arrivato il fast fashion i vestiti su misura hanno assunto maggior valore, e così il cinema diventerà di grande valore, di nicchia, quasi un bene di lusso. Avremo così tanto da vedere in tv che non sapremo scegliere e andare al cinema diventerà un rito solenne. Noi siamo per i rituali.

Serie tv e cinema: la distinzione ha ancora senso? Adesso ci sono registi d'autore anche nelle serie e la divisione si affievolisce. Ma da noi si dice ancora "volto cinema" e "volto televisivo". Io amo il pop, il nazionalpopolare. Vorrei piacere a un bambino di 9 anni e a una donna di 99. Non amo lo snobismo.

Che storie mancano al cinema italiano? Storie di speranza, di idee. A me piacciono le storie sulle dinamiche familiari, mi interessa l'essere umano, la psicologia. Però è come se fossimo rimasti un po’ indietro su questo. È come se vivessimo con il ricordo del passato del nostro cinema e un po' con l’idea che dobbiamo imitare quello degli altri. Dobbiamo guardarci dentro e capire cosa abbiamo da raccontare.

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Alessandro Cinque
Camicia di organzino e gonna di toile nattée, Prada. Collana Diva’s Dream d’oro rosa con madreperla e malachite, Bulgari.

Produttrici, sceneggiatrici, registe, sono loro a dover portare cambiamento? Possono davvero fare la differenza. Quando si studia cosa raccontare quest'anno, l'immagine di una donna in un film, magari non si pensa alla solita cretina e bella. In Italia siamo un po' indietro, c'è ancora molto maschilismo. Ma ci sono segnali incoraggianti.

Fare l’attrice è un punto di partenza o di arrivo? Non potrò mai dire che è un punto di arrivo perché il lavoro dell'attore si rinnova di continuo. Spero non mi sentirò mai al punto di arrivo.

Però una volta diventare attrice era lo scopo finale, c'era il divismo, mentre ora le giovani vogliono scrivere, fare regia, produrre... Mi piace sentirlo dire. Anche io ci penso a voler andare dietro le quinte. Prima erano lavori "strani" che volevi fare in quanto donna. Il divismo non esiste più e da una parte però è un peccato. Se si creasse un divismo italiano… Se tu chiedi per strada chi è il tuo attore preferito, ti diranno quasi tutti un americano. Diamo scontato che sia normale ma non lo è.

Però esiste il concetto di essere una celebrità. Ma è diverso da un tempo, quasi inverso, sembrano dirci: "Io non sono una celebrità e ti faccio vedere come sono nella vita reale, su Instagram". Mi ricordo, sto per dire una cosa cinica, quando ho visto il documentario su Lady Gaga, dove lei dice "mi tolgo il velo, mi levo la maschera", e si vede lei che soffre, che mangia. E ricordo di aver avuto quella sensazione come se non mi interessasse più. Come se mi fossi tolta l'illusione che mi serviva per sognare. Io Instagram lo uso molto poco.

Stai male quando leggi le critiche? Ammetto di non esserne immune, ma perché non sono ancora abituata, la prendo sul personale. Non bisogna rispondere a un commento brutto, ma ignorarlo. Però ho una sorella di 13 anni che vede il mio profilo e mi spiace se legge commenti brutti. Io Pilar mi devo dire: non puoi piacere a tutti.

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Nella foto di apertura Pilar Fogliati indossa un collier twist d'oro giallo con smeraldo a goccia e diamanti pavé, collezione Barocko Alta Gioielleria, Bulgari. Abito di velluto con maniche di organza di seta, Luisa Spagnoli.
Le foto di Pilar Fogliati sono tratte dal servizio pubblicato su Marie Claire di settembre 2020. Servizio Ivana Spernicelli. Ha collaborato Veronica Campisi. Foto Alessandro Cinque e Claudia Gori. Trucco Nicoletta Pinna per Simone Belli Agency. Capelli Giulio Ordonselli using Label.m.