Ha solo 22 anni ma l'attrice Serena De Ferrari sembra aver vissuto più vite da quando è nata, a Torino. Ha studiato musica per 12 anni e canto lirico per 5, in Italia e a New York, ma poi ha capito che la recitazione era la sua vera passione e si è iscritta al Lee Strasberg Theatre and Film Institute. L'anno scorso è tornata in Italia, e a ottobre debutterà sulla Rai con la serie Mare fuori di Carmine Elia.

Interpreti una "cattiva", vero? Una ragazza che ha ucciso la sua migliore amica e si trova in un carcere femminile, una storia tratta da fatti reali. Il regista ci ha portato a conoscere i detenuti. È stato agghiacciante: per interpretarla mi sono ispirata al suo modo di stringere le pupille per spaventarci e mi sono allenata a non muovere i muscoli facciali, come fossi un robot.

Che messaggio vorresti arrivasse a chi la vedrà? Spero che la gente da questa serie impari a non idolatrare i protagonisti ovviamente. Spero che la gente resti spaventata. A me veniva da piangere. Queste non sono cose giuste, non bisogna accettarle, né normalizzarle.

Conta di più il talento o l'impegno? Quando studiavo musica era tutto sulla tecnica, mi esercitavo per ore e ore. Nella recitazione penso sia più importante il talento. A New York l’insegnante ci diceva: «Fidatevi del vostro talento e, dove non riuscite, usate il metodo e la pratica».

Quando sei tornata, a Roma avrai trovato tante differenze. New York è una giungla, non ti puoi fermare un attimo, però è anche piena di stimoli, arte, creatività. Qui in Italia tutto è più tradizionale, antico, conservativo. Però la maestosità del colonnato di San Pietro, vicino a dove vivo ora, o di Villa Pamphili mi riempiono di gioia.

Come vivi la moda? La adoro. Nella nuova serie Netflix Zero, che uscirà nel 2021, interpreto una stilista milanese. Sto imparando molto sul tema, lavorando con la costumista, e scopro il mondo della moda vivendolo. Le sue regole, le tecniche. Questo personaggio è fuori dalle righe e avrò degli abiti stupendi, un po' alla Tim Burton.

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Alessandro Cinque
Abito di cotone a fiorellini, Philosophy di Lorenzo Serafini. Stringate di pelle con borchie, Miu Miu.

Come hai vissuto il periodo del Covid, il lockdown, le restrizioni? È stato pesante, come per tutti quanti. Ho avuto molta paura, ho visto menefreghismo generale, e molto da parte dei giovani. A un certo punto pensavo che non si potesse tornare alla normalità, pensavo saremmo stati così per sempre.

Cosa intendi per menefreghismo dei giovani? Tante persone non hanno preso con serietà la situazione, ancor prima del lockdown. I giovani se ne fregavano, dicevano: qui in Italia non succederà. Come se a noi non potessero toccarci le cose.

La sensazione di onnipotenza è tipica dei giovani. Si sentono intoccabili. Probabilmente sì. Ma è meglio stare con i piedi per terra.

Per far ripartire il Paese quali sono le risorse dell’italianità che ci serviranno? Appoggiarsi al gusto che noi abbiamo per la bellezza, l'arte, l'eleganza, come lo facciamo noi è un po' diverso. Non per tirarcela. Possiamo sfruttarlo.

Anche i giovani stanno riscoprendo il "fare con le mani", e allo stesso tempo la nostra vita è sempre più digitale. Come vivi l’equilibrio? Io sono una nativa digitale, non sono passata per lo switch, quindi personalmente non ho sentito tanto la differenza. Però è l'argomento di sempre, dei miei amici più grandi, dei genitori. A me piace molto il digitale. Anche durante il Covid questa nuova possibilità di visitare i musei era bellissima. Ovviamente non sostituisce l'esperienza fisica, assolutamente no. Però io che ho avuto il sogno di andare in Russia, anche perché ho delle origini ucraine, ho sempre avuto il sogno di San Pietroburgo e Mosca, ho potuto visitare dei musei stupendi senza muovermi, visto che non potevo.

Cosa vedi nel futuro del cinema italiano? Con la velocità con cui stanno riprendendo le cose, secondo me ci riprenderemo benissimo. Non credo che il cinema italiano verrà tanto intaccato, magari dal punto di vista artistico e concettuale, dei temi. Ci saranno tante storie sul Covid ed è inevitabile.

Che storie mancano al cinema italiano? Penso che il nostro cinema sia molto molto a sé stante, ha uno stile particolare e qualunque storia tu racconti sarà comunque diversa dal cinema internazionale.

Che posto hanno le donne in questo cinema? Sicuramente piano piano la situazione sta migliorando. Vedo che ci sono cambiamenti, vengono prese sempre più in considerazione. Parlo per me, queste ultime serie che ho girato non ho sentito che l'uomo soffocasse i personaggi femminili. Noi ragazze in carcere eravamo ragazze indipendenti con delle storie nostre.

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Alessandro Cinque
Collana Fiorever d’oro bianco con diamanti pavé, collezione di alta gioielleria, Bulgari.

Ti piacerebbe fare regia? Mi piacerebbe ma non credo di avere i mezzi. Ci si arriva dopo che hai fatto parecchi set. Mi piacerebbe anche scrivere, ma devo accumulare esperienze.

Eri negli Stati Uniti durante la nascita del movimento #Metoo. In Italia rimane la tendenza tendenza al guardare per strada una bella donna, lo noti? Sono un po' confusa su questa cosa, a me capita di camminare per strada e gli uomini fanno catcall, senza rispetto ed è molto brutto. Succede molto più in Italia senza dubbio. Ci muoviamo in questo mondo creato dagli uomini e noi non dovremmo accettare i loro canoni ma cambiarli. Io sinceramente sono una persona molto molto insicura, a volte mi piaccio a volte no. Ho fatto tante diete e tanti sport, è giusto che una persona sia sana ma non devi costringerti a essere un tipo di corpo e una persona che non potresti mai essere. Vorrei si potesse promuovere la diversità delle persone in generale, perché siamo tutti belli, siamo diversi.

Tutto quello che hai detto è politicamente corretto. Quanto la tua generazione ci crede veramente e quanto è attivismo da social media? Per tantissime persone è attivismo da social. Ho visto dei video su Instagram di gente che andava alle proteste di Black Lives Matter solo per farsi la foto e se ne andava subito. Per tante persone è solo un modo per non farsi attaccare. Io sono sincera, non sono andata alle proteste perché avevo paura del virus, ma non vuol dire che io non sostenga la causa. Ognuno ha modi diversi di farlo. Io ho fatto donazioni e firmato petizioni, senza sbandierarlo. Non c'è bisogno.

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Nella foto di apertura Serena De Ferrari indossa anelli d’oro con diamanti e gemme colorate, alta gioielleria, Bulgari. Camicia di cotone con inserti di pizzo, Louis Vuitton.
Le foto di Serena De Ferrari sono tratte dal servizio pubblicato su Marie Claire di settembre 2020. Servizio Ivana Spernicelli. Ha collaborato Veronica Campisi. Foto Alessandro Cinque e Claudia Gori. Trucco Nicoletta Pinna per Simone Belli Agency. Capelli Giulio Ordonselli using Label.m.