Litigano, fanno pace, poi litigano di nuovo. Si lanciano addosso frustrazioni e insicurezze. Si insultano, a momenti si ammazzano. Sono Malcom & Marie, i due personaggi che danno il titolo al film di Sam Levinson che sarà su Netflix dal 5 febbraio. Sono interpretati da John David Washington e Zendaya (pronuncia ZEN-DE-I-A, come è stato ricordato ai giornalisti prima di iniziare le interviste su Zoom) che, con molto talento e passione, danno vita a questa unica scena (scenata?) da un matrimonio, primo film d’autore dell’era Covid ma in grande debito con indimenticabili opere “coniugali” del passato, da Chi ha paura di Virginia Woolf? a Una moglie di John Cassavetes, un po’ per l’alto tasso di urla e un po’ per l’aspetto da cinema indipendente/europeo, anche grazie al bianco e nero magistrale del direttore della fotografia, l’ungherese Marcell Rév.

Per l’intervista Zendaya è vestita di bianco, i capelli raccolti e due grandi cerchi dorati alle orecchie. “Il film è stato scritto mentre lo facevamo” racconta. “Man mano che si andava avanti, scoprivo cose nuove sulla mia Marie, non sempre ero d’accordo, dicevo a Sam ma così la odieranno tutti e poi, invece, trovavo io il modo di capirla, amarla e farla amare”.

Malcom e Marie sono gli unici personaggi del film, seguiamo quasi in tempo reale i loro scontri all’interno di una casa in mezzo a un nulla silenzioso e magico. (Nota per appassionati di architettura: la casa esiste, è a Carmel, in California, si chiama Caterpillar House, l’architetto è Jonathan Feldman ed è stata costruita nel 2010).

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Courtesy Netflix

Malcom e Marie rappresentano indirettamente la nevrosi da lockdown anche se non si parla di pandemia. Malcom è un regista che ha appena presentato il suo film a un’anteprima trionfale, Marie è la sua compagna che lui si è dimenticato di ringraziare dal palco. Non solo: Marie non riesce a sfondare come attrice e si sente inferiore a Malcom. Infine: Malcom si sarebbe ispirato alla vera storia di Marie, una ex tossica che somiglia molto alla Rue di Euphoria. La serie, che ha fatto vincere un Emmy a Zendaya, è opera dello stesso Sam Levinson. Di Euphoria, tra l’altro, sono disponibili su Sky i due episodi “ponte” tra prima e seconda stagione, anche questi girati con cast ridotto al minimo. Si trattava dell’unica possibilità di cinema realizzabile di questi tempi, certo. Però, da come ne parla Zendaya, si intuisce che questa scelta minimalista, benché obbligata, risponde anche a un desiderio di cinema più radicale, più spoglio e più intenso.

In Malcom & Marie assistiamo a una mitragliata di dialoghi e moltissimi sono i temi affrontati, dalla questione applicata al cinema (“Dicono che sono il nuovo Spike Lee. E perché non il nuovo William Wyler?” si chiede Malcom) al grande, scivoloso, equivoco su quanto sia legittimo per scrittori e registi “rubare” storie di vita vera alle persone che conoscono. Dice Sam Levinson, dalla finestrella di Zoom accanto a quella di Zendaya: “Non è un mistero per nessuno che io abbia avuto problemi di dipendenze in passato. In molti momenti traumatici, riuscivo a trovare un po’ di distacco solo quando provavo a vedere le situazioni come se fossero state scene di film. Non so se definirmi un ladro di vite altrui o no, certo, la linea tra esperienza e racconto è sempre molto sottile. Ma, come diceva Anaïs Nin, non esiste una grande verità cosmica per tutti ma un solo libro diverso per ciascuno di noi”.

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Il libro che sta vivendo Zendaya è un volume di successi alto così: è la più giovane vincitrice di Emmy della storia, è sempre più affermata come attrice, cantante, fashion icon e chi più ne ha più ne metta. Il suo personaggio, la Marie del film, è tagliente, ha una visione cinica del mondo dello spettacolo, Hollywood e le sue ambiguità. (Una delle battute migliori: può un’attrice con addosso un vestito da 20mila dollari parlare di socialismo sul tappeto rosso?). “Marie è piena di amarezza, io no” dice Zendaya “Ma anche perché le cose mi vanno molto bene. Recitando, nel ruolo di Marie, dico che le donne sono tagliate fuori dal business, nella realtà questo film l’ho coprodotto. Il mio sogno adesso sarebbe trasformare Malcom & Marie in un testo teatrale e recitarlo dal vivo, quando si potrà. Per me, che mi sono appassionata a questo mestiere da bambina quando mia madre mi portava nel teatro di cui era manager, sarebbe una perfetta chiusura del cerchio”.

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