Il film Gucci di Ridley Scott è il film del prossimo autunno, punto. Per Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani, per Adam Driver Maurizio Gucci, per il cast di contorno con Jeremy Irons, Jared Leto e Al Pacino. E un'interprete peculiare, originale e molto fisica, Camille Cottin che sarà Paola Franchi, la donna con cui Maurizio Gucci aveva scelto di vivere dopo il divorzio dalla prima moglie Patrizia Reggiani. È il primo grande ruolo internazionale per l'attrice francese dopo Stillwater, la cui uscita è stata posticipata all'autunno 2021,dove recita accanto a Matt Damon. Quando la maggiore industria cinematografica al mondo ti prende in prestito dall'Europa, l'impatto va saputo gestire. Ma Camille Cottin anni 43 quest'anno, successo arrivato tardi, volto riconoscibilissimo da Marianna ipercontemporanea, capacità interpretativa e carattere deciso, non si farà schiacciare dal divismo hollywoodiano. Sul film e sul suo ruolo non si è pronunciata, forse per un contratto molto rigido. D'altronde lei stessa ce lo ha insegnato nella fiction: certe clausole sono più preziose di altre.

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Nata il 1 dicembre 1978, figlia maggiore di quattro, Camille Cottin è cresciuta tra Parigi e Londra, dove si trasferì con la madre, il patrigno e una sorella quando aveva 12 anni, frequentando la scuola francese nella capitale britannica. Il talento per la recitazione c'era già, ma veniva sublimato negli spettacolini domestici. Il ritorno a Parigi la porta all'università, a studiare letteratura angloamericana alla Sorbona. "I miei genitori sapevano che volevo studiare recitazione, ma volevano che avessi comunque una laurea più utile" ha raccontato al Guardian, svelando che se fosse rimasta a Londra avrebbe lavorato nel teatro inglese, che adora: "Amo tutto ciò di Harold Pinter e Martin McDonagh. E amo gli attori britannici: hanno un'intensità e una leggerezza che, insieme, sono molto potenti". Eppure Parigi, dove è tornata solo apparentemente controvoglia, è un luogo che la rappresenta completamente. Abita nel nono arrondissement, dietro le Folies Bergère, e le sue giornate tipo sono da super parisienne: caffè e giornale in un café ("un cliché reale, anche se ora non si può più fumare nei locali" ha scherzato su Traveler), a lezione di danza, pranzo su qualche terrazza all'aperto e alla fine club o cinema serale, in pieno spirito romantico-culturale. Durante il primo lockdown ("ero terrorizzata" ha ammesso, anche se poi il Covid lo ha avuto e superato) si è trasferita temporaneamente in una vecchia casa di campagna in ristrutturazione in Normandia, con i due figli Léon, nato nel 2009, e Anna Paloma nel 2015, e il compagno. Altro sulla vita privata di Camille Cottin non si sa: è talmente discreta e riservata che non ha mai rivelato il nome dell'uomo al suo fianco da vent'anni. A malapena si sa che lui fa l'architetto, il nome non è mai emerso. Nessuna voglia di sposarsi, l'attrice non è una fan dell'istituzione: "Sono contraria. Anche se ho intenzione di trascorrere il resto della mia vita con lui, voglio sentire quella parte di libertà che le generazioni precedenti ci hanno permesso di acquisire. Questa possibilità di dire a se stessi 'Se non sono felice, me ne vado'" ha raccontato alla rivista Psychologies. Cui ha rivelato anche la sua predilezione per l'analisi ("Non la lascerò mai") il rapporto con una parte del suo corpo molto riconoscibile: il naso di Camille Cottin. "È ciò che il mio corpo esprime per primo. Finora non è mai stato complicato, tranne al liceo. Mi piace l'idea che non siamo tutti uguali".

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Prima di arrivare alla recitazione professionistica nei teatri, Cottin si è mantenuta come commessa e insegnante d'inglese. Ma il lavoro di attrice è diventato sempre più serio: dieci anni in una compagnia teatrale e tante partecipazioni al festival estivo Off Avignon ne consolidano la formazione. Manca solo il riscontro pubblico. Che arriva nel 2013, quando viene scritturata per un prank show acido e pungente. Gli scherzi cattivissimi della Connasse Camille Cottin (traducibile come brutta stronza) sono interpretati talmente bene che l'identificazione con il personaggio le costa pure qualche insulto gratuito. L'altro passaggio del destino arriva due anni dopo con una serie tv rischiosa di France 2, che unisce finzione e realtà e racconta il mondo del cinema francese dal punto di vista degli agenti delle star. Titolo Dix Pour Cent, la percentuale che prendono proprio gli agenti per trovare film ai loro attori. Quattro stagioni al fulmicotone, protagonisti principali stellari, camei incredibili di vere glorie del cinéma che ridicolizzano tutti i cliché del divismo -Isabelle Adjani, Béatrice Dalle, Nathalie Baye, Isabelle Huppert, una incredibile Juliette Binoche, Monica Bellucci, Jéan Reno e via partecipando-, Dix Pour Cent (Chiami il mio agente! in italiano) diventa un mini-cult grazie allo streaming su Netflix, superando anche le diffidenze di chi avrebbe dovuto interpretare la versione ridicola di se stesso. "Tendiamo a pensare a noi stessi come artisti, l'autoironia e l'autoparodia non sono cose naturali per gli attori francesi. Tuttavia, quando hanno letto la sceneggiatura e hanno capito che il tono era tenero, ironico, gioioso e ottimistico, lo hanno amato tutti" ha raccontato la protagonista al Guardian. Molto del merito del successo va al ruolo fantasmagorico di Camille Cottin Andréa Martel, l'agente con pochi scrupoli e molta determinazione che dissacra con parolacce, battute, nervosismi tutto il circo mediatico/culturale di un lavoro complesso, da (s)minatore di bombe mediatiche. "Ha una femminilità molto moderna, non è seducente secondo i vecchi canoni, non è civettuola come viene insegnato alle ragazze. Mi ha mostrato che non devi comportarti necessariamente in quel modo" ha riconosciuto Cottin. Anche l'omosessualità definita e apertamente vissuta da Andréa Martel è un tratto distintivo: "Lei è in pace, è accettata da tutti intorno a lei, quindi nello show si può mettere in discussione il suo personaggio: la fatica a sistemarsi, ad essere addomesticata, ad innamorarsi e ad essere fedele" ha continuato l'attrice. Impegno naturalmente espresso, condizioni che sono frequenti e diventano canovacci di storie pubbliche. "Una delle virtù della serie è che prende posizione senza militantismo, si privilegia sempre il divertimento. È fiction, ma riesce a far passare messaggi forti. E ne sono felice" ha rivelato a Marie Claire France.

La stagione finale della serie Netflix Dix Pour Cent è realmente dolceamara, la quinta è un'eventualità non contemplata, e anche l'attrice non ha molta intenzione di riprendere il suo personaggio. "È importante far vedere che sei in grado di interpretare altri ruoli" ha specificato Cottin al Guardian. Per altro si intende, naturalmente, il cinema. Che c'è stato anche nel frattempo: film, serie tv, doppiaggi. Tra una puntata e l'altra delle ventiquattro di Dix Pour Cent, c'è stato spazio anche per il remake francese di Fleabag, Mouche, prodotto da Canal+ nel 2019 quando la serie britannica di Phoebe Waller-Bridge era ancora un cult per pochissimi (la stessa Cottin ha riconosciuto che sia stata una mossa non troppo riuscita dopo il successo dell'originale, con un fare spallucce disincantato molto francese), e il primo salto internazionale con il ruolo di Hélène in Killing Eve, la serie tv pluripremiata con Jodie Comer e Sandra Oh. Da non sottovalutare è anche l'attivismo di Camille Cottin: è membro del Collectif 50/50 per la parità dei sessi in ambito cinematografico e televisivo, e ha fondato con Shirley Kohn nel 2019 la società di produzione femminista Malmö. D'altronde non manca di citare tra i libri che le hanno cambiato la vita, stimolando il suo ragionamento sulla coscienza femminista, King Kong Théorie di Virginie Despentes ("una maestra per me"). Le è servito molto anche maturare lentamente sul lavoro: la gestione del successo e della notorietà le è costata un bel po' di lavoro per schivare malelingue, cattiverie e commenti tossici, specialmente ai tempi di Connasse. "Ho deciso di non controllare nulla di ciò che viene detto su di me. Ho rinunciato all'immagine. Sto cercando di essere meno ansiosa, comincio a capire come mi costringe la preoccupazione" ha rivelato a a Marie Claire France. "Più ci sono relax e calma, più possiamo andare avanti. La preoccupazione e il nervosismo non sono buoni compagni di strada". L'approccio zen che le serviva per recitare in uno dei film più attesi del 2021.