Pensiamo per un attimo a lei, alla Regina Elisabetta II. Basta sfogliare un quotidiano o un settimanale qualsiasi per trovare sempre una notizia che la riguarda, direttamente o no, per non parlare poi di internet dove ogni giorno c’è qualcosa su frasi da lei pronunciate veramente oppure inventate, sui look - i cappellini abbinati e gli abiti color pastello, l’onnipresente (e anch’essa personaggio, oramai) borsetta nera di Launer, che la rassicura incuriosendoci nel suo (dicono) esser vuota e con un linguaggio a codice che cambia a seconda di viene spostata – ma, soprattutto, sugli amori, i divorzi e altri scandali che l’hanno coinvolta e che continuano a farlo. Con Carlo, Diana e Camilla, con Andrea e la Ferguson e, prima ancora, con lo zio e Wallis Simpson, e, ancora, con la sorella Margaret e la figlia Anna fino a quelli di oggi, con William e Kate contro Harry e Meghan e viceversa, le presunte accuse di razzismo e l’ultima bravata fatta sotto il lockdown da Peter Phillips, il suo nipote preferito. Per non parlare, poi, degli otto nipoti e dei dieci pronipoti, che per ora non le danno alcun problema ma forse fastidio e - a questo punto - la domanda sorge spontanea: come farà mai a ricordarsi i nomi di tutti quei neonati e ragazzini ma, soprattutto, li sopporterà permettendo loro di fare ciò che vogliono come una nonna qualsiasi? Su, quest’ultimo aspetto, una piccola conferma ce la regala il video dello scorso anno con il principino George nei panni di un baby chef pasticcione in cui la faccia di lei parlava da sola. Certo, aver avuto affianco un marito come Filippo, nonostante le gaffe e i tradimenti continui in età giovanile e non solo, la deve aver aiutata molto in alcuni momenti della sua vita. È stato ed è per lei – anche se i cattivi lo danno per morto da Natale e imbalsamato a Balmoral fino alla fine della pandemia - un punto di riferimento, ma non sappiamo se più importante dell’iconica borsetta, degli amati cavalli, del fudge, del tè, dei fazzoletti in testa come una contadina, del tweed, delle gonne grigie e dei cardigan di cashmere celesti come i suoi occhi, delle Range Rover guidate tra le Highlands come Crudelia Demon guidava la sua Morgan e del castello di Windsor, il posto che ama di più al mondo.

britains prince william, duke of cambridge, l speaks with his wife, britains catherine, duchess of cambridge during the wedding ceremony of britains prince harry, duke of sussex and us actress meghan markle in st georges chapel, windsor castle, in windsor, on may 19, 2018 photo by jonathan brady  pool  afp        photo credit should read jonathan bradyafp via getty imagespinterest
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Come già aveva fatto il noto maestro del comico e del teatro contemporaneo inglese, Alan Bennett, nel suo bestseller The uncommon reader (in italiano è intitolato “La sovrana lettrice” ed è pubblicato da Adelphi), anche una grande esperta della monarchia britannica come S.J.Bennett (“il cognome, ha spiegato, è solo un’omonimia e con Alan non siamo parenti”), ha scelto di ambientare lì il suo primo romanzo, Il nodo Windsor (Mondadori, trad.ne di Monica Pavani), il primo giallo di una serie dedicata proprio alla Regina Elisabetta II che indaga, si (e ci) diverte, e nel farlo scopre cose di sé di cui ignorava l’esistenza. Se in quello di Bennett autore la regina scopriva un amore sconfinato per i libri da non poterne fare più a meno a tal punto da mettere in secondo piano ogni altra cosa e persona, in questo romanzo della Bennett scrittrice si scopre investigatrice. Un po’Miss Marple, certo, un po’ Signora in giallo ma più simpatica di Angela Lansbury, un po’ Tuppence Beresford, altro personaggio creato da Agatha Christie ma meno famoso degli altri, l’investigatrice che esordì in “Sento i pollici che prudono” (By the pricking of my thumbs è il titolo originario) col marito Tommy. Ne Il nodo di Windsor, la Bennett ci porta proprio dentro quella che per la Regina dei record è la vera casa, altro che Buckingham Palace, “una seconda pelle”, il posto dove ha vissuto i momenti più felici della sua infanzia, il Royal Lodge, le recite e le cavalcate, quello dove ha fatto seppellire i genitori e dove passa ogni week end, perché lì e solo lì “può e poteva sopportare tutto”. Persino una morte sospetta: quella di un giovane e aitante pianista russo con cui lei – sì, proprio lei – aveva danzato fino a notte fonda col suo foxtrot che altro che Ginger Rogers, dimenticandosi - vuoi per la bellezza del giovane (chiamala scema!), vuoi per l’alcol in corpo - dei problemi alla sciatica. È stato un omicidio o un suicidio? Sì, perché il giovane viene ritrovato cadavere da una cameriera (affidata subito a uno psicologo “per lo shock”) dentro un guardaroba. Il fatto che sia con una vestaglia color porpora, ma completamente nudo, non sconvolge minimamente la regina. “Del resto – dirà – cosa c’è di strano? Era risaputo che Filippo da giovane disdegnava il pigiama”. E sarà ancora una volta il principe-consorte a sostenere e a riportare lei alla realtà che non sa se essere più preoccupata per il castello o per il ragazzo. “Qui, cara Lilibet, sono tutti muti che fanno l’impossibile per proteggere i tuoi fragili nervi”, le dirà lui, “per loro sei solo una vecchia signora col cappellino: tutti hanno un debole per questa vecchietta”.

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Courtesy Mondadori

Vecchietta a chi? Sentite la risposta della (vera) Queen: “Dimenticano. Ho vissuto una Guerra Mondiale, quella storia della Ferguson e il periodo che tu eri in Marina”. E il principe Filippo muto, colpito e affondato. E poi la vera chicca è lei che gli dice di “aver googlato sull’Ipad” per trovare il significato di “asfissia autoerotica”, la causa della morte del ragazzo. Almeno così sembra, ma Elisabetta (siamo entrati in confidenza) di tutto questo non è convinta e nel cercare di vederci più chiaro, scoprirà la sua vera passione, messa da parte da ragazza: l’investigazione. Tra bicchieri di vino e bicchierini di brandy (più che tazze di tè), servitù a fiumi, pioggia battente e un sole che quando c’è rende tutti sempre più sereni, l’aiuto dell’inesperta ma solerte assistente Rozie e tanto sesso in un mix tra Bridgerton e The Crown “che lévate” – come direbbero alcune contesse romane che non sanno minimamente cosa sia lo stile e la vera eleganza - la “nostra” arriverà a una verità condendo il tutto con battute e un sense of humour irresistibile. La Bennett ci distrae dalle brutture del periodo con questa piacevole lettura riuscendo a mostrarci la regina più umana e meno bionica, in poche parole, a farcela amare ancora di più. “Seguiranno altre gialli con lei come protagonista”, assicura l’autrice che ha conseguito un dottorato in Letteratura italiana a Cambridge e che, precisa, dopo tanti libri per bambini ha scritto questo romanzo “che è frutto solo della mia immaginazione”. Nel suo privato, infatti, la Regina non è un’investigatrice, ma chi può dirlo? Da una così - che ha recitato anche in un cammeo con Daniel Craig/James Bond all’apertura delle Olimpiadi di Londra nel 2012 – in effetti, ci si potrebbe aspettare di tutto.