Il pomeriggio del 23 luglio del 2011 molti giornalisti, nel Regno Unito e negli Usa, rimasero in silenzio in preda a inconfessabili sensi di colpa quando giunse nelle redazioni la notizia della morte di Amy Winehouse. La cantante con una delle voci più belle di sempre era stata divorata dalle dipendenze da alcol e droga dopo che i media si erano presi gioco di lei per mesi, deridendola per i suoi svenimenti etilici, per le foto con le narici impolverate di cocaina, per la pelle rovinata dagli eccessi e per l’acconciatura a nido d’ape sbilenca all’uscita dai club dove gli spacciatori la attendevano fregandosi le mani dalla contentezza. Amy era entrata di diritto nel Club 27, la famigerata lista delle star che non sono vissute oltre quell’età, come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain. Il suo grande amore Blake Fielder-Civil, quel giorno, non era con lei. Avevano divorziato da due anni anche se la loro relazione era stata il carburante del successo di Amy, che scriveva le sue canzoni spinta dal dolore che le provocava quel legame. Ma allo stesso tempo, era il combustibile con cui l’ultima diva del Jazz si è bruciata rapidamente.

amy winehouse e blake fielderpinterest
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L’amore infelice era sempre stata la spinta artistica di Amy Winehouse. Le prime canzoni le aveva scritte quando era innamorata di un ragazzo di nome Chris da cui era ossessionata. Quando incontrò l’unico uomo che avrebbe sposato, Amy aveva 22 anni e già un album alle spalle, Frank, acclamato dalla critica. Blake Fielder-Civil era alto, bello, tatuato e con la testa piena di piccoli e morbidi riccioli. Si arrangiava distribuendo volantini davanti a un locale chiamato Trash e lavorando come assistente di produzione video. Quella sera del 2005 mentre era al bancone del pub The Good Mixer di Camden, Blake aveva visto entrare Amy. La cantante, che cominciava a essere conosciuta, aveva comprato con i suoi primi guadagni un appartamento nel quartiere divenuto la mecca della punk music e degli spacciatori di droga. Blake era uno sciupafemmine e cominciò subito a farle il filo. Si misero a giocare a biliardo e poi finirono a casa di lei, anche se erano entrambi già impegnati. Lui, anni dopo, dirà che non gli era sembrato neanche un tradimento, ma più che si trattasse dell’incontro fra due “cattive persone”. Mentre lei lavorava al nuovo album, però, la loro relazione si fece sempre più seria. Passarono l’estate insieme, inseparabili, legati da traumi infantili molto simili e dal gran bisogno di autolesionismo che li faceva sentire "anime gemelle", come diceva lei. Blake sospettava che Amy fosse stata abusata da bambina, lei negò sempre gli abusi e gli spiegò che si comportava così perché il padre aveva abbandonato sua madre e non lo vedeva mai. Lui, invece, aveva tentato il suicidio a 9 anni, si era tagliato i polsi per costringere la madre a lasciare il patrigno che odiava. Si sentivano uniti dalle rispettive esperienze negative. Lei andava a rilento con il lavoro, diceva agli amici di essere così innamorata da poter morire per lui, che lui era come una droga. Si fece tatuare il nome di Blake sul décolleté e lui fece lo stesso col suo, dietro un orecchio. Poi, improvvisamente, sei mesi dopo il loro incontro, Blake le mandò un sms in cui diceva che non se la sentiva di lasciare la sua ragazza e che sarebbe stato meglio essere solo amici.

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Invece di arrendersi, Amy iniziò un bombardamento ossessivo di messaggi per riportarlo indietro da lei, ma senza esito. Finché un giorno, stremata dall'attesa e per vendetta, finì a letto con il migliore amico di lui. Definì quel gesto “l’ultimo chiodo sulla bara della nostra storia” perché pensava che lui non l’avrebbe mai perdonata. Preferiva darci un taglio, per non illudersi di avere ancora delle speranze, ma non funzionò e quasi impazzì. Affetta da bulimia sin da bambina, diceva che “Persino aprire il frigo mi fa pensare a lui”. Sprofondò nella depressione e un giorno gli amici la trovarono a terra con la testa ferita da una caduta, nella casa che era un disastro. Si faceva di speed e beveva alcolici appena sveglia la mattina. Stava scrivendo l’album Back to Black e la casa discografica era piuttosto irritata dalla situazione. Portarla in rehab, forse, le avrebbe salvato la vita, ma l'album non avrebbe mai visto la luce, per cui tutti intorno a lei minimizzarono. Si rimise al lavoro cercando di non bere e quando ebbe scritto già quattro pezzi sembrava che tutto fosse passato. “We only said goodbye with words/ I died a hundred times/ You go back to her/ And I go back to black”. Il testo di Back to Black era pieno di Blake. Ci siamo lasciati a parole, sono morta un centinaio di volte, sei tornato da lei e io torno in lutto. Ma il successo planetario arrivò con un altro singolo autobiografico, la canzone Rehab. “Non diventerò mai famosa, faccio una musica troppo d’élite e va bene così perché non sarei capace di reggere il successo”, aveva detto in un’intervista al suo esordio. Copertine in tutte le lingue, paparazzi che la inseguono, celebrazioni del suo stile retrò ispirato dalle Ronettes, shooting con i più grandi fotografi. Blake rientrò nella sua vita mentre era afflitta dalla sindrome dell’impostore e imbarazzata per tutto quello che le stava capitando, e si aggrappò a lui come durante una tempesta. Lo chef Alex Clare, con cui aveva cercato di ricomporre i pezzi del suo cuore, mollato dall'oggi al domani, vendette a un giornale un memoriale con i dettagli intimi dei gusti di Amy a letto.

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Amy Winehouse e Blake Fielder si sposarono il 18 maggio 2007 a Miami Beach, in Florida senza troppe complicazioni. Lei indossava un miniabito bianco dallo scollo a cuore, decorato con motivi di piccole ancore rosse, lui un completo antracite con una cravatta sottilissima e un cappello Homburg. Dopo la cerimonia andarono al largo in barca e si fumarono un sigaro. Lei, per paura di perderlo ancora, diceva di voler provare tutto quello che provava lui, di voler vivere sul suo stesso piano. È in quel periodo che i tabloid inglesi cominciano ad accusare lui di averla iniziata all’uso del crack, dell’eroina e della cocaina. La loro storia diventa tossica nel senso fisico e psicologico. Amy alza le mani su di lui quando è ubriaca, se dice qualcosa che la irrita. Gli amici di entrambi ricevono telefonate nel cuore della notte perché l’uno o l’altro finisce quasi in overdose. Ma si salvano sempre, anche se ogni volta i medici avvisano Amy che il suo giovane corpo denutrito dalla bulimia e dal vomito forzato non avrebbe potuto reggere a lungo. La cantante è costretta a cancellare il tour negli Usa mentre il collega Russel Brand cercava di farla entrare in rehab. Il medico che valutò il suo tipo di trattamento racconterà poi che Blake, onnipresente, sembrava essere contrario, come se avesse paura di perderla di vista, ma non per amore. Alla fine il padre di Amy, Mitch Winehouse, dalle cui labbra lei pendeva, trovò un posto dove ricoverarli insieme sull’Isola di Osea nell’Essex, e fu un grave errore. Ci restarono solo tre giorni e poi tornati a Londra, presero una suite in un albergo e vi si chiusero dentro per abusare di tutto ciò che potevano. Lui ruppe una bottiglia e si ferirono con i vetri per poi uscire in strada insanguinati. Amy era combattuta fra l’amore che la stava consumando e la voglia di vivere. Love Is a Loosing Game, cantava. La notte dell’8 novembre 2007, a soli quattro mesi dalle nozze, la polizia sfondò la porta della casa di Camden dove vivevano insieme. Blake era accusato di aver tentato di deviare il corso della giustizia nell'indagine sull’aggressione di cui si era reso colpevole a luglio, ai danni del proprietario di un pub. Con l'arresto di Blake, Amy precipitò ulteriormente nel baratro. I paparazzi la inseguivano quando andava a trovare il marito nella prigione di Pentonville mentre Back to Black trionfava ai Grammy Awards. Tornata in rehab, si "ripulì" davvero, come le era stato chiesto dalla casa discografica, soprattutto perché con i drug test positivi le veniva impedito di imbarcarsi su un aereo per gli Usa e l'opinione pubblica americana la indicava come un cattivo esempio. Da lucida, anche se non durerà a lungo, Amy ammise che il matrimonio con Blake era basato solo sulla loro dipendenza dalla droga, e tentò di iniziare una storia con un altro uomo. Nel gennaio del 2009 è Blake a chiedere il divorzio per adulterio. Inizialmente lei si oppose, ma poi la fine del matrimonio venne finalizzata in agosto. Anche se lei era ormai ricchissima, Blake non ricevette denaro. Era finita per sempre. Fielder-Civil Intenterà, inutilmente, una causa contro i genitori di Amy Winehouse a otto anni dalla sua morte chiedendo una parte dell'eredità. A soli 38 anni il ragazzo per cui la diva ha perso la testa è l'ombra di se stesso, guastato dagli abusi. Blake Fielder-Civil nega di essere stato la causa delle dipendenze che hanno portato Amy alla morte nel 2011, stroncata da un'intossicazione etilica. Oggi vive in un piccolo appartamento di Leeds dopo aver avuto ancora problemi con la legge. Di lui, i vicini di casa di lamentano: "Ma chi si crede di essere?". In fondo, è solo l'uomo che fece impazzire per amore Amy Winehouse.

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