La cosa migliore della giornata in cui il festival di Cannes ha annunciato il programma della sua 74esima edizione è stata il video apparso sull’account Instagram di Nanni Moretti che, per segnalare la presenza del suo film Tre piani all’interno del prestigioso concorso (che si terrà dal 6 al 17 luglio), ha postato una serie di immagini in cui lui e le interpreti (Alba Rohrwacher, Margherita Buy, Denise Tantucci, Elena Lietti) si preparano a uscire cantando Soldi di Mahmood, con tanto di battimano tra un “come va/ come va” e l’altro.

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Per il resto, durante la conferenza stampa, il direttore del festival Thierry Frémaux, ha elencato i film in concorso e fuori concorso: tanti, troppi, come prima e più di prima, come a non voler scontentare nessuno, mettendo insieme alcuni di quelli dell’edizione 2020 che non si è tenuta (per esempio quello di Moretti) e quelli “nuovi”. Nell’ultimo anno, Frémaux e i suoi hanno visto 2.300 film e il risultato è una selezione molto europea, piena di cinema d’autore e scarso star appeal: non ci sono i più strombazzati film dei grandi studios (niente West Side Story di Steven Spielberg né Dune con Timothée Chalamet). I pochi registi americani presenti sono: Sean Penn, Wes Anderson, Sean Baker. La Palma alla carriera va a Jodie Foster e presidente di giuria è Spike Lee, due irregolari, comunque: è un clima no Hollywood, no Netflix, molto indie.

Ci sono due ex Palme d’oro che ritornano come il thailandese Apichatpong Weerasethakul (ma nel suo film, Memoria, ci sarà Tilda Swinton, elegantissima musa-à-porter per tanti grandi cineasti) e Jacques Audiard, uno dei molti francesi presenti. Tra questi, anche Charlotte Gainsbourg che debutta come regista, con un documentario-ritratto della madre, Jane Birkin. Di Leos Carax è Annette, il film d’apertura con Adam Driver e Marion Cotillard, mentre Paul Verhoeven dovrebbe aver firmato lo scandalo di stagione con Benedetta, storia di una suora lesbica in convento italiano del Seicento.

paris, france   october 15 jane birkin and charlotte gainsbourg attend a kate barry fashion show at club le palace during paris fashion week in the 1990s in paris, france photo by foc kanwireimagepinterest
Foc Kan//Getty Images

A Frémaux preme dire che, nonostante tutto “il cinema non è morto e il ritorno del pubblico alla riapertura delle sale in tutto il mondo è stata la prima buona notizia dopo alla pandemia. Il ritorno di Cannes è la seconda”.

Tra i molti film selezionati, non pochi i lavori ispirati e nati durante i vari lockdown, girati con i telefonini, in spazi angusti, a riprova che l’era Covid, secondo Frémaux, non ha fermato la creatività. Ma Cannes, si sa, è anche glamour, eventi, sponsor. Come se la caverà con mascherine e distanziamento? Frémaux garantisce che ci saranno i party alla vecchia maniera, solo meno affollati e senza troppi baci e abbracci. (Vabbè, ma allora che party sono?) Inoltre, assicura che per luglio le sale delle proiezioni potranno essere riempite in ogni poltrona e che la mascherina sarà obbligatoria solo all’interno, mentre sulla scalinata rossa del Palais des Festivals si potrà farne a meno e sorridere al mondo nuovo.