"C'erano Michael Jackson, Steve Jobs e Lady Diana Spencer". Sembra l'inizio di una storiella divertente, invece è uno dei rarissimi aneddoti filtrati dallo spesso muro di discrezione che l'Hotel Carlyle di New York ha innalzato intorno a sé. La scena che ha riunito il re del pop, il guro di Apple e la principessa del Galles si è svolta in qualche momento fra il 1994 e il 1997 nell'ascensore che doveva distribuire i tre personaggi iconici nei piani in cui alloggiavano, e l'unico testimone del momento è stato il lift boy che gestiva la pulsantiera. Tutti e quattro rimasero in silenzio finché fu Diana a rompere il ghiaccio dicendo "Beat it!", una battuta sul titolo della famosa canzone di Jacko. E più di questo, riguardo alle incursioni misteriose della principessa a New York, non si verrà mai a sapere. L'Hotel Carlyle, infatti, è noto come "the secrets hotel", il luogo dove il personale viene scelto non solo in base alla professionalità, ma anche e soprattutto per la comprovata discrezione che deve essere paragonabile al segreto del confessionale di un sacerdote, con tanto di firma che gli vieta di raccontare ciò che vede lì dentro anche dopo aver lasciato il posto di lavoro. Questo hotel inaugurato nel 1930, uno dei pochi al mondo in cui ancora oggi l'ascensore è manovrato da un inserviente con tanto di guanti bianchi, ha puntato tutto sull'aura di fiducia che i prestigiosissimi clienti nutrono nei suo confronti, ma si è creato anche una reputazione per certi versi dubbia. Se infatti la maggior parte degli ospiti regolari delle sue stanze, il cui prezzo può arrivare ai 20mila dollari al giorno, sono sempre state star che rifuggono dai fan come Mick Jagger, Jack Nicholson, George Clooney e Amal Alamuddin, il Carlyle è anche stato la probabile alcova segreta che ospitava i tradimenti del presidente JFK Kennedy, e si sa per certo che ha alloggiato lì diverse volte anche Jeffrey Epstein. Cosa ci faceva in questo hotel così particolare la principessa del popolo? Non lo sa nessuno, e se ci andava, è esattamente perché voleva che fosse così. Diana era sicuramente perseguitata da ammiratori e paparazzi, fuggire da questi ultimi è stata la sua condanna. Ma secondo le voci che girano fra i commentatori della famiglia reale e della sua figura, le stanze del Carlyle potrebbero essere state il porto sicuro in cui Diana viveva degli incontri e sperimentava la sua vita sentimentale in segreto già prima del divorzio, quando aveva bisogno della libertà di provare nuove relazioni in cerca di quella che l'avrebbe resa felice. Quella persona, poi, forse l'aveva trovata in Dodi al-Fayed, e se le loro nozze si fossero tenute davvero (pare che fossero previste entro la prima metà del 1998) probabilmente il personale dell'hotel non l'avrebbe vista mai più.