“Ci sono persone che non vedono l’ora di sposarsi e altre che non lo faranno mai. Non ho mai provato la smania di andare all'altare, e poi sono pure una persona difficile da gestire”. In qualche momento della sua misteriosa e affascinante vita, Greta Garbo rilasciò questa dichiarazione a chi le chiedeva perché fosse rimasta single. Non raccontò mai di aver rinunciato a tutto perché da quando era una ragazzina aveva amato davvero una sola persona che non ha potuto avere, un particolare della sua biografia emerso molti anni dopo grazie alle lettere che ha scritto per 60 anni a quella persona. Che era un’altra donna. La Divina sfuggiva alla stampa, sfuggiva agli ammiratori, sfuggiva alle regole di Hollywood che imponevano alle star di sposarsi, e non solo perché i matrimoni dei famosi facevano sognare i fan. Lo abbiamo poi imparato da Rock Hudson: un attore o un'attrice gay doveva tenere nascoste le proprie preferenze sessuali per paura di rovinarsi la carriera e doveva sottomettersi ai lavander marriages, i matrimoni di convenienza compresi nelle “clausole di moralità” dei contratti firmati con gli studios, chiamati ufficiosamente così perché dal 1895 il fiore della lavanda era associato all’omosessualità. Nella sua lunga e complicata vita iniziata a Stoccolma il 18 settembre del 1905 Greta Garbo si è guadagnata la reputazione della diva fredda e distaccata per antonomasia, ma la sua storia dice molto di più su quell’atteggiamento di superiorità che indusse i registi ad affidarle spesso ruoli di donne algide e superbe. “Era eternamente grigio, in quelle lunghe notti d'inverno. Mio padre stava seduto in un angolo a scarabocchiare cifre su un giornale. Dall'altra parte della stanza mia madre rammendava vecchi vestiti logori, sospirando. Noi bambini parlavamo a voce bassa, o semplicemente stavamo seduti in silenzio. L’aria era carica di ansia, come se ci fosse un pericolo imminente. Serate del genere sono indimenticabili per una bambina sensibile”, raccontava. Prima di diventare una celebrità e una raffinata collezionista di opere d’arte, Greta Garbo era stata Greta Lovisa Gustafsson, una bambina poverissima in un paese dai lunghi inverni ghiacciati, la Svezia. Dotata di una leadership naturale, era una capobanda a scuola ma poi preferiva giocare da sola. A 13 anni aveva dovuto lasciare gli studi, cosa che la farà sentire per sempre intellettualmente inadeguata, ma prima di allora si era cimentata a dirigere il gruppo di recitazione nel teatro scolastico e aveva iniziato a sognare di lavorare nel cinema. Da quel momento fece qualsiasi mestiere, come suo padre, dall’addetta alle pulizie alla modella. Finalmente, un sacrificio dopo l’altro, nel 1922 riuscì a iscriversi alla Scuola Reale di Arte Drammatica di Stoccolma. Aveva 17 anni ed era bellissima e piena di speranze. Venne notata dal regista Mauritz Stiller che iniziò a darle dei ruoli nelle sue produzioni e diventò il suo mentore e poi il suo manager. Un incontro decisivo per la sua carriera; ma alla Scuola di Arte Drammatica, Greta conobbe anche un’altra persona, la futura attrice Mimi Pollak.

instagramView full post on Instagram

Dotata di un talento diverso da quello della Divina, Mimi Pollak (nella foto in alto), che aveva due anni più di lei, diventò subito la sua migliore amica. A nessuno, al tempo, passò per l’anticamera del cervello che fra quelle due ragazzine potessero intercorrere dei sentimenti diversi dalla pura amicizia. Entrambe si impegnavano molto con lo studio della recitazione ma ben presto fu chiaro che mentre Greta aveva un carisma che poteva bucare lo schermo, Mimi era meno appariscente e più portata per la regia. Di lì a poco le loro strade si sarebbero divise. Dopo un ruolo nella commedia Peter the Tramp del regista Erik Arthur Petschler, Greta ottenne una parte importante nel film The Saga of Gösta Berling diretto dal suo mentore Stiller, che la fece notare ad altri registi. Quando venne a sapere che il vicepresidente della MGM Louis B. Mayer avrebbe trascorso un soggiorno a Berlino, Stiller chiese a un amico, un regista svedese sotto contratto con la major, di combinargli un incontro con lui per presentarsi con una visione privata di The Saga of Gösta Berling. Mayer accettò controvoglia, apprezzò il lavoro del regista ma rimase colpito soprattutto dalla giovane Greta. “Posso farne una star”, disse durante il volo di ritorno negli State alla figlia che lo aveva accompagnato. Incoraggiato, nel 1925 Mauritz Stiller si imbarcò verso gli Stati Uniti insieme alla sua pupilla ventenne che non parlava una parola di inglese. Ci vollero sei mesi prima che venisse sottoposta al provino della MGM, ma fu un successo. Greta venne messa sotto contratto e la compagnia di produzione le pagò l’apparecchio per i denti e le lezioni di inglese, le fece perdere parecchio peso e le ridisegnò le sopracciglia. Nel frattempo, Mimi era rimasta in Svezia e continuava la sua vita e la sua carriera. Dopo la partenza della sua amica lavorò al cinema e in teatro come attrice, soprattutto al Dramaten, il teatro drammatico reale. Il suo nome non veniva mai accostato alla Garbo che intanto faceva faville dall’altra parte dell’oceano. Nel 1927 Mimi si sposò con l’attore Nils Lundell e nel 1948 diventò la prima regista donna del Dramaten in cui, da lì in poi, mise in scena 60 opere teatrali. Mimi Pollak ha anche diretto cinque film ma non è diventata una star internazionale. Dei molti film in cui recitò, solo uno è arrivato anche in Italia nel 1978, Sinfonia d’autunno di Ingrid Bergman, dove interpreta l’insegnante di piano, un ruolo schiacciato da quelli delle protagoniste Ingrid Bergman e Liv Ulmann. Nell’anno in cui Mimi diventava regista al Dramaten, Greta si ritirava dalle scene. Le due amiche morirono a 9 anni di distanza l'una dall'altra, Greta nel 1990, Mimi nel 1999. Greta non si era mai sposata, ci andò vicina una sola volta con l'attore John Gilbert, ma annullò tutto all'ultimo minuto. Si era ritirata a vita privata e si è sempre pensato che fosse antipatica e scontrosa, anche perché la sua ultima dichiarazione pubblica era stata “Lasciatemi in pace”. Negli anni in cui recitava si parlava di relazioni sentimentali con Josephine Baker, con Louise Brooks, con Marlene Dietrich, con la poetessa ispanoamericana Mercedes de Acosta. Sempre liquidate come chiacchiere. Il mistero che la avvolse la rese ancora più diva e del legame tra lei e Mimi Pollak non si sarebbe parlato più se nel 2005, in occasione dei cento anni dalla sua nascita, non fosse uscito in Svezia Bloody Beloved Kid, un libro che conteneva le più belle lettere che le due donne si erano scambiate in 60 anni, conservate con amore dal figlio di Mimi, Lars Lundell. Solo così, in un’epoca che non condanna più l’omosessualità, grazie a questo epistolario che prende il titolo da uno dei soprannomi con cui la Garbo chiamava Mimi, si sono potute conoscere le parole d’amore appassionate che la Divina rivolgeva alla donna amata a distanza per decenni, non più corrisposta dopo una probabile relazione giovanile. Frasi struggenti come: “Sogno un giorno di vederti e di scoprire che tu pensi ancora alla tua vecchia amante. Ti amo, piccola mimosa”, e che hanno permesso finalmente di decifrare il perché di una delle dichiarazioni più dure - con se stessa - che la Divina Greta Garbo disse un giorno all'editore svedese Lars Saxon quando la chiese in moglie: “Rimarrò probabilmente sola per tutta la vita. 'Moglie' è una brutta parola”.

unspecified   may 14 greta garbo with photographers swarming around her in a lounge on the gripsholm ocean liner which was bringing her back to the united states after a long stay in sweden, her native country, on may 14, 1936 photo by keystone francegamma keystone via getty imagespinterest
Keystone-France//Getty Images