Nel 2022 saranno passati 25 anni dalla morte di Diana principessa del Galles, un’altra ricorrenza dolorosamente importante dopo quella dello scorso 1 luglio in cui, se fosse stata viva, avrebbe festeggiato il 60esimo compleanno. Quando è morta, la principessa aveva solo 36 anni e dopo aver vissuto i suoi 20 anni tormentata da un matrimonio infelice, era sbocciata nei 30. Al massimo della bellezza, sensualità e autodeterminazione, era sul punto di sposare Dodi Al-Fayed un uomo che, a detta del gioielliere Alberto Repossi che disegnò l'anello di fidanzamento, era innamorato perso di lei e pronto a realizzare ogni suo desiderio persino prima che lo esprimesse. Così come accade per tutte le celebrità che se ne vanno troppo presto, anche per lady Diana si è messa subito in moto la caccia ai segreti e la macchina del complottismo, che per lei procede (ancora) su due binari diversi: quello che cerca le prove che non sia morta, e quello secondo cui sarebbe stata assassinata. Di piccoli segreti su Diana ne spuntano ancora di nuovi ogni giorno, ogni volta che a prendere la parola è, dopo anni di fedeltà alla clausola di riservatezza firmata per lavorare con i reali, qualche ex collaboratore. Solo dopo la morte di Diana si è scoperto che un attimo prima di uscire da Clarence House, dove ha dormito alla vigilia delle nozze ospite della Regina Madre, Diana ha cercato di farsi coraggio versando sui polsi il suo profumo preferito del tempo, Quelques Fleurs, ma le sono tremate le mani e lo ha versato sull'abito da sposa macchiandolo. La chiazza, per fortuna, si poteva nascondere afferrando la stoffa come per non inciampare nell'orlo. Oppure, si è scoperto che dopo aver conosciuto l'attore Kurt Russell alla prima di un film ed essersi sfogata con lui di quanto fosse perseguitata dalla stampa dopo il divorzio, l'attore la invitò come forma di cortesia nella sua tenuta di 70 acri in Colorado per stare lontana da tutto e tutti. Invece la principessa accettò l'invito e si presentò davvero al ranch con William e Harry bambini, per rimarci diversi giorni.

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Ma sono le teorie del complotto quelle che più attirano la curiosità generale, intorno a lady Diana. Quella che ricorre per quasi tutti i personaggi famosi scomparsi precocemente, secondo cui sono vivi e nascosti con una nuova identità, dipende da un meccanismo che scatta nelle nostre teste in questi frangenti drammatici: una star idealizzata non può essere vulnerabile a banali fatalità che uccidono i comuni mortali come gli incidenti d’auto o le malattie. Nel caso di Diana questa ipotesi non è sostenuta con la convinzione che aleggia intorno a Jim Morrison o Elvis Presley perché i testimoni che l’hanno soccorsa sotto il ponte dell’Alma sono stati fin troppi. Ma qualcuno - curiosamente soprattutto in Asia - è convinto che sia sopravvissuta all’incidente e rispolvera questa teoria ogni 31 agosto. La scrittrice anglo bangladese Monica Ali, ad esempio, ha riscosso un certo successo con Untold Story un romanzo in cui ipotizza (e lascia un po' intendere di saperne di più) che Diana abbia pagato il prezzo di abbandonare i figli per rifarsi una vita negli Usa con nuovi connotati, un nuovo nome (Lydia) e i capelli tinti, pur di sfuggire dalle pressioni sociali che non riusciva più a sopportare. Un po’ difficile da credere. Molto più diffusa è invece le teoria dell’omicidio partita dalla Francia, il paese in cui la principessa ha trovato la morte. Uno dei libri più celebri è Qui a tué Lady Di (Chi ha ucciso Lady Diana) del 2017 ed è stato scritto da tre stimati giornalisti francesi, Pascal Rostain, Bruno Mouron e Jean-Michel Caradec'h, che hanno riaperto il fascicolo sugli eventi che hanno preceduto l'incidente. Alla base di queste teorie ci sono le accuse che lanciò al tempo Mohamed Al-Fayed, il padre di Dodi, secondo cui la potente Corona britannica non avrebbe mai permesso a Diana di avere dei figli, quindi dei fratellastri dell'erede al trono, con un musulmano. Al-Fayed senior intentò anche una denuncia per omicidio che però si chiuse per mancanza di prove. Un'altra fonte, inoltre, che porta alla teoria dell'omicidio è un biglietto che la principessa scrisse al suo maggiordomo Paul Burrel dopo la separazione da Carlo in cui diceva: “Sono seduta qui alla mia scrivania oggi in ottobre, desiderando che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a rimanere forte e a tenere la testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa: sta pianificando 'un incidente' con la mia auto, un guasto ai freni e un grave trauma cranico per spianare la strada al suo matrimonio". Diana parla del principe Carlo, ovviamente. Ma il resto del biglietto fa pensare a una straordinaria coincidenza perché si legge poi che Diana non si sta riferendo a Camilla Parker Bowels ma a Tiggy Legge-Bourke, la tata dei principini William e Harry. La storia è poi andata diversamente e il maggiordomo stesso ha liquidato il biglietto come "un pensiero passeggero della principessa in un momento di ansia". Ma nei prossimi dodici mesi che ci separano dal 25esimo anniversario della morte della principessa Diana, quanti altri segreti e rivelazioni spunteranno ancora?

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