Gli scandali fiscali non fanno più molto notizia, l’assuefazione si è diffusa in tutti i paesi e in tutti gli strati sociali. Ma l’interesse si risveglia un po’ quando a essere coinvolti sono dei personaggi insospettabili, figure da cui non ci si aspettano preoccupazioni che il denaro “finisca”. Per questo quando dai Pandora Papers è emerso anche il nome di alcuni regnanti un po' di sorpresa c’è stata. Non tanto per quello di re Juan Carlos di Spagna, che per tutti gli scandali in cui è stato coinvolto ha abdicato, ma per quello di re Abdallah II di Giordania, il marito di Rania di Giordania. Per chi non ha seguito la vicenda, Pandora Papers è un’inchiesta giornalistica internazionale del consorzio di giornalisti Icij (di cui, per l’Italia, fa parte il settimanale L’Espresso) che svela le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali da migliaia di potenti di tutto il mondo. Vicende da serie tv come Billions o Suits, che sembra difficile collegare con i simboli del lusso regale da Mille e una notte del palazzo reale di Raghadan, ad Amman. Proprio pochi giorni prima che scoppiasse la bomba Pandora Papers, il 27 settembre, la regina Rania, icona di stile, raffinata proprietaria di gioielli da sogno tra cui tiare di Cartier, Boucheron e Fred Joaillier, aveva postato sul suo profilo Instagram gli auguri per il 21esimo e il 25esimo compleanno delle figlie Salma e Iman. Tre giorni prima, dal World Humanitarian Forum, esortava il mondo a tornare alla normalità dopo la pandemia. Tutto come al solito. Eppure, anche il membro più potente della sua famiglia sembra non essere stato esente dall’urgenza di creare un “paracadute” offshore fabbricato con una rete di aziende di proprietà segrete, case a Malibu, a Londra e ad Ascot, per un totale di 100milioni di dollari. La vicenda è tutta da valutare, gli avvocati di Abdullah II hanno affermato che, per acquistare gli immobili, il re di Giordania ha usato la sua ricchezza personale e che non c'è nulla di improprio nell’averlo fatto utilizzando società offshore. Ma come mai, tutto questo? La verità è che nemmeno i re si sentono mai tranquilli, soprattutto quelli dei paesi mediorientali. Mentre la regina Elisabetta ha passato notti insonni per il timore che il popolo britannico volesse prima o poi detronizzarla con un referendum, come è accaduto in Italia con i Savoia, in Medioriente ci sono molti esempi di benservito ai sovrani, uno fra tutti l’imperatore di Persia Mohammad Reza Pahlavi, che nel 1979 fu detronizzato, esiliato ed espropriato dei suoi beni. Può sembrare impensabile che Rania di Giordania, amata com’è dalla comunità internazionale, possa perdere il trono. Eppure, nell’aprile di quest’anno è stato sventato per un soffio il colpo di stato che avrebbe deposto suo marito e mandato lui, la regina i tre figli fuori dal paese, perché esiste una frangia di sudditi che considera la famiglia reale troppo autoritaria. Comprensibile quindi, che i sovrani di oggi cerchino di mettere - diciamo così - qualcosa da parte per possibile momenti difficili. Magari non è giustificabile, perché la Giordania riceve aiuti internazionali proprio per mantenere stabile un regno considerato fra i più progrediti dell’area e politicamente, un buon alleato occidentale. Un momento duro, insomma per la royal family giordana, che fa calare il silenzio sui social di Rania, regina fino in fondo.