C’è un bosco di 700mila metri quadrati vicino Harajuku, nel distretto di Tokyo, una foresta sacra che comprende il Meiji Jingu, il santuario dedicata all'imperatore Meiji e all'imperatrice Shoken dove, secondo la tradizione religiosa scintoista, sono custodite le loro anime. Questa coppia di regnanti rimasti nel cuore del popolo nipponico hanno rappresentato un passaggio cruciale nella storia del Giappone, un paese che all’inizio dell’800 era uno scrigno ermetico all’interno del quale si custodivano vecchie usanze ormai anacronistiche. Tutto questo cambiò quando salirono al trono Mutsuhito, oggi ricordato come Meiji Tenno (che vuol dire imperatore Illuminato) e Masako Ichijō, la sua consorte e consigliera, ricordata con l’appellativo di imperatrice Shoken, un termine che ha a che fare con ciò che è rassicurante, affidabile. Ma per parlare della loro vita e di come Masako abbia compiuto qualcosa che ha cambiato per sempre la vita (e il guardaroba) delle donne giapponesi, è necessario un veloce sunto della situazione prima della loro salita al trono. A metà dell’800, da qualche generazione, la figura dell’imperatore si era appannata. Quello salito al trono nel 1846, Komei, era afflitto da una serie di malattie genetiche dovute ai troppi matrimoni fra consanguinei, ed era noncurante di ciò che accadeva oltre i suoi confini. Il governo del paese, di fatto, era detenuto dalla potente dinastia Togukawa che si tramandava il titolo di Shogun, una sorta di primo ministro con ampi poteri. Sotto lo Shogun c’era l’élite dei Daimyo e poi c’erano i Samurai, la casta dei nobili guerrieri di professione. Tutto era cementato dal rispetto sacrale delle gerarchie e dal distacco dalle altre civiltà che si stavano sviluppando nel resto del mondo, e alle quali la rivoluzione industriale stava invece cambiando i connotati. Poi gli americani iniziarono a fare pressione perché, minacciosamente, pretendevano l'apertura dei porti giapponesi per iniziare liberi scambi commerciali. Per paura di un attacco, lo Shogun firmò con gli Usa, e poi con chiunque altro, ogni trattato proposto, e i Daimyo e i Samurai si risentirono. Per cui, quando morì l’indolente imperatore Komei, le due caste delegittimarono lo Shogun e restituirono il pieno potere a Mutsuhito, il figlio dell'imperatore defunto. Mutsuhito aveva solo 15 anni. Eppure, ben consigliato dal suo governo formato dai Daimyo e dai Samurai che si erano sbarazzati dello Shogun, si impose di rendere moderno il paese alle proprie condizioni, e non perché minacciato dagli occidentali che stavano invadendo e colonizzando ovunque. Il Meiji Tenno avviò riforme per modernizzare il paese e aprì il commercio con gli europei e americani da pari a pari, ma nel frattempo rafforzò anche l’esercito perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Della sua corte faceva parte addirittura un italiano, il ritrattista e diplomatico Edoardo Chiossone. Avviata la riforma, che passerà alla storia come Restaurazione Meiji perché aveva “restaurato” la figura dell’imperatore, Mutsuhito decise di prendere moglie.

haruho, empress of japan, 1873 1882 the wife of the emperor meiji mutsuhito, emperor of japan 1852 1912 emperor of japan from 1867, pictured in full court dress a pioneer of japanese photography, uchida kyuichi was the first and only photographer to be given the opportunity to take the portraits of the emperor and empress a photograph from labor and porcelain in japan, by the united states consul general, yokohama, 1882 photo by the print collectorprint collectorgetty imagespinterest
Print Collector//Getty Images
Una foto pesantemente ritoccata dell’imperatrice Haruko nei primi giorni dopo il matrimonio, ancora in abiti tradizionali.

Perché scelse Masako Ichijō, la figlia di un suo ministro, è facile da capire. Forse si è trattato di amore, whatever love means, come disse il principe Carlo quando i giornalisti gli chiesero se fosse innamorato della fidanzata Diana. Ma è stato soprattutto per una serie di fattori che, pur di sposarla, lo indussero a fare le proverbiali “carte false”. Masako, infatti, nata nel 1849, era più vecchia di Mutsuhito di tre anni, una caratteristica che la rendeva inadatta alle nozze con un imperatore. Per cui il futuro consorte fece distruggere i suoi documenti e riscrivere gli atti di nascita con una data posteriore al 1852. Risolto. Ma cosa aveva di così speciale questa ragazza di 18 anni? Se ciò che racconta la leggenda è vero, oggi come oggi sarebbe stata dirottata in una scuola per bambini superdotati. A 4 anni aveva imparato a leggere le poesie dell’antologia Kokin Wakashū e a 5 già componeva versi. A 7, con l’assistenza di un adulto, studiava calligrafia giapponese. A 12 anni sapeva suonare il koto, lo strumento a corde giapponese, ed era appassionata di teatro Noh. Ben presto dimostrò anche un talento straordinario nella finanza, e allo stesso tempo era bravissima nell’arte dell’Ikebana, la composizione dei fiori, e nella cerimonia del tè. Ma soprattutto, poiché suo nonno era un medico, Masako era una delle poche persone al mondo a essere stata vaccinata dal vaiolo. Una ragazza così speciale, perfetto simbolo del programma di rinnovamento in atto, doveva per forza essere la compagna dell'imperatore. Mutsuhito e Masako si fidanzarono il 2 settembre del 1867 e lei adottò il nome Haruko, un riferimento alla sua altezza molto inferiore ai 162 cm del fidanzato, che era considerata un pregio. Prima di essere deposto, lo shogun fece in tempo a promettere di pagare lui la dote in oro della futura imperatrice, come da tradizione, ma gli fu risparmiato il disturbo con la deposizione. Per cui Masako/Haruko difettava persino in questo, ma all’imperatore non importò. Terminato il periodo di lutto per la morte dell’imperatore Komei, i due ragazzi si sposarono l’11 gennaio del 1869 e il giovane Meiji Tenno coprì la consorte di titoli nobiliari che nessuno deteneva più da secoli. Un anno dopo, la coppia non aveva ancora figli. Nonostante la giovane età, prima di sposarla Mutsuhito ne aveva già avuti dalle sue concubine, per cui era da escludere che dipendesse da lui. Ma nemmeno la sterilità spaccò la coppia, come molto tempo dopo sarebbe successo in Iran fra lo Scià Muhammad Reza Pahlavi e Soraya. Le regole prevedevano la possibilità per l'imperatrice di adottare uno dei figli delle concubine di suo marito: così fece e il problema di successione fu risolto. Ovviamente, visto che la figura dell'imperatore è divinizzata, molto di quello che è passato alla storia su questa coppia è sicuramente esasperato dalle celebrazioni postume. Se però Meiji Tenno è innegabilmente colui che ha traghettato il Giappone nel presente, gettando le basi di quello che oggi è un paese affascinante per il contrasto fra tecnologia estrema e cura della tradizione, è ugualmente documentato che l'imperatrice Shōken ne cambiò i costumi.

empress haruko of japan, the daughter of prince ichijo who became the wife of emperor meiji in 1869 photo by © hulton deutsch collectioncorbiscorbis via getty imagespinterest
Hulton Deutsch//Getty Images
Haruko, l’imperatrice Shōken, in un ritratto ufficiale vestita come un’aristocratica inglese.


Non è azzardato dire che è anche merito suo se oggi TikTok è invaso da look nipponici ibridi mozzafiato. Questo perché quando il 30 luglio 1886 l'imperatrice Haruko si presentò, come da usanza, alla cerimonia di laurea della Peeresses School, non arrivò in kimono: indossava abiti occidentali. L'exploit della sovrana con un abito e gioielli visti nei ritratti delle famiglie reali e imperiali del continente fu uno shock per l'opinione pubblica. Che però, apprezzò molto. Nell'agosto dello stesso anno, in occasione di un concerto di musica europea a Tokyo, anche l'imperatore seguì l'esempio di Haruko e la coppia imperiale iniziò a ricevere gli ospiti stranieri in abiti occidentali. Il successo per l'iniziativa dipendeva anche da un fattore pratico: il kimono era un abito bellissimo, ma i suoi sette strati impedivano i movimenti e questo non coincideva con lo spirito del periodo Meji in cui le donne dovevano (e volevano) essere più attive e potevano intraprendere più attività. Come l'educazione fisica, inserita nelle scuole dalla riforma, che preoccupava i genitori, timorosi che le figlie si abbronzassero restando zitelle, e per la quale non esisteva abbigliamento femminile adatto. Quando anche tutto l'entourage della coppia imperiale iniziò a vestire all'occidentale, seguito dalle persone comuni del ceto medio-alto, il kimono fu limitato alle sole grandi occasioni solenni tradizionali e fu un sollievo per tutti. L'imperatrice Shoken diventò un riferimento di stile per le donne giapponesi. Nelle sue (poche) foto e nei ritratti di Chiossone (andati quasi tutti persi) compariva con elaborati cappellini decorati da piume e uccelli di stoffa e con vestiti dalla vita stretta e le sottogonne gonfie, che se oggi sembrano ingombranti, erano comodissimi al confronto con il kimono. Nel 1881 l'imperatrice Shoken incontrò il futuro sovrano britannico Giorgio V con il fratello maggiore Albert (che morendo a 28 anni gli lasciò il trono), i quali le portarono in dono due piccoli canguri dall'Australia. Con quell'incontro Uk & Japan la metamorfosi fu completa. Il suo abito più celebre, Haruko lo ha indossato in una foto ufficiale scattata da Uchida Kyuichi, il primo fotografo della storia a ritrarre l'imperatore e l'imperatrice del Giappone. Originariamente è in bianco e nero, ma è stata anche diffusa nella versione ricolorata a mano con i toni originali che permettono di capire meglio come fosse l'abito. Era il classico vestito vittoriano con le sottogonne, in raso ricamato verde bottiglia e il lungo strascico - una passione dell'imperatrice - in broccato blu oltremare. In posa di tre quarti e in piedi, come un'aristocratica europea, invece che frontale e seduta come nelle foto dei predecessori, Haruko indossa i guanti bianchi fino a metà avambraccio, una collana di perle a tre fili e diversi bracciali. In una mano tiene il ventaglio e nell'altro un fazzoletto di pizzo. In testa ha la corona, di foggia moderna. L'imperatrice Shōken morì il 9 aprile 1914, tre mesi prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nella sua vita aveva scritto 30mila waka, le poesie giapponesi, che vennero raccolte nell'antologia Collezione dell'Imperatrice Shoken. Meiji Tenno l'aveva preceduta di due anni e lei aveva assunto dall'erede al trono, il figlio adottivo Taishō, l'ennesimo titolo: Kōtaigō, imperatrice vedova. Entrambi sono sepolti insieme a Kyoto, nel castello di Fushimi. Con importanti eredità come la Scuola Normale Femminile di Tokyo, o la fondazione con cui l'imperatrice ha dato vita alla Società della Croce Rossa giapponese, l'imperatore Meiji e l'imperatrice Shoken lasciarono un paese molto diverso da come era prima del loro regno. Ma soprattutto, con un guardaroba infinitamente più pratico.