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Sasha Grey: intervista all'ex attrice hard

Un giorno vorrebbe avere un figlio ma non sa ancora bene da quale sesso è attratta.

Di Riccardo Romani
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Getty Images

Si deve stabilire quale tra questi titoli la faccia irritare di più: Porn Wars, Oral Supremacy, oppure Repenetration. È una scelta non facile e la sua una specie di crociata. «Non ho mai capito cosa passa per la testa a quelli che scelgono i titoli dei film porno. Sono ridicoli. Bisognerebbe riscriverli tutti. Serve qualcosa di più raffinato, il pubblico dell'hard è molto più sofisticato di quanto si creda». L'opinione è autorevole: la condivide con me la vincitrice di due Oscar, una graziosa 25enne californiana che sa mettermi subito un po' in imbarazzo grazie al suo sguardo diretto - per non poter usare l'aggettivo "penetrante". I due Oscar - deve essere questo il motivo del disagio - li ha vinti in due categorie un po' particolari: migliore scena di sesso a tre; miglior scena orgiastica. Si chiama artisticamente Sasha Grey e un altro premio le andrebbe consegnato d'ufficio, quello dell'autoironia.

Fare l'attrice hard in America ti garantisce due cose: un discreto stipendio e la certezza che per il resto della tua vita sarai solo e semplicemente quello, un'attrice del porno. Chi ha provato a superare la frontiera che separa la San Fernando Valley, regno dell'industria hard, e le colline di Hollywood, è stato respinto tragicamente. Fino all'arrivo di Sasha Grey, appunto. Che negli ultimi due anni si è fatta notare da Steven Soderbergh che l'ha fatta recitare nel suo The Girlfriend Experience (un low budget movie, girato a New York, in cui interpreta una prostituta), e ha esordito dal vivo con la sua band, battezzata aTelecine (pare che la musica sia la sua prima passione), un ben assortito gruppetto che esplora atmosfere psichedelico-industrial vagamente giovanilistiche.

E poi - poteva mancare? - sta per pubblicare un romanzo. Erotico, logicamente. Si intitola Juliette Society e uscirà da noi in estate per Rizzoli. Per Sasha Grey non sarebbe male trasformarlo in una serie tv o in un film. Però ci tiene a precisare: «Col porno ho chiuso. Non rinnego nulla, è stata un'esperienza splendida ma ho voluto lasciare al top. È un mercato in grave crisi, internet e la pirateria lo hanno demolito. Meriterebbe più attenzione e rispetto. Ma ora voglio pensare al futuro anche se Hollywood, tolto il sesso e i registi che nell'hard non servono a molto, funziona nello stesso modo».

Si chiama in realtà Marina Ann Hantzis, figlia di un meccanico e di un'impiegata statale. È ribelle dai giorni in cui i suoi hanno divorziato e ha lasciato casa, un buco di campagna oltre Sacramento, per tentare la fortuna a Los Angeles. Per riuscirci, dopo aver cambiato quattro high school causa insofferenza, ha fatto la cameriera in un locale per cowboy mettendo da parte circa 10mila dollari. «Quando mia mamma ha saputo che ero nel business del porno non l'ha presa per niente bene. Oggi però ha accettato il fatto, tra noi le cose sono migliorate. Anche lei ha capito che in America per molte ragazze che devono pagarsi il college, quella di fare film hard è una scelta come tante. Un lavoro anche più dignitoso di altri. La nostra società e un Far West. Sopravvive chi non si distrae neppure un secondo».

Attenta lo è, determinata ancora di più. A costo di essere abrasiva, con commenti e uscite che le hanno creato svariati problemi. Insomma, passare da Rocco Siffredi a Rob Lowe, con quel caratterino, la rende ancora più speciale. «Dico sempre quello che penso e so perfettamente che molti non la vedono come una qualità. Ma pretendo rispetto, perchè io rispetto tutti a prescindere da religione, tendenze sessuali, idee politiche. Se qualcuno crede che il mio passato sia un inconveniente, è un problema suo. Quando vogliono zittirmi, io rispondo con un sorriso. Sono una persona onesta e non devo vergognarmi di nulla. Anzi, ho davvero esposto al mondo tutta me stessa. Posso dire che non ho nulla da nascondere».

Ma è di musica che le preme parlare, la sua vera febbre. «La sfida del nostro gruppo è far convivere gusti e generi che ci rappresentano. Io adoro il rock duro, ma i miei compagni vengono dall'R&B, il risultato è interessante, qualcuno lo definisce sperimentale. Magari invece tra qualche anno sarà un nuovo genere. Non mi preoccupo di questo, mi preme solo esprimere qualcosa di profondo. All'inizio, nelle esibizioni dal vivo, si era pensato di creare una specie di legame tra porno e musica, nella gestualità, nel modo di pormi al pubblico. Ma sarebbe stata una scelta scontata, qualcosa che la gente si aspettava. Meglio provare a sorprendere».

Saper sorprendere è una qualità che di certo non me manca. Nonostante la breve carriera è già finita in svariate controversie a livello nazionale. Un paio di anni fa ha sponsorizzato e preso parte a un programma per incoraggiare i bambini alla lettura e allo studio. Ma quando si è presentata in una scuola di Compton, in California, per una serie di incontri con gli studenti, i genitori hanno fatto scoppiare un caso finito davanti alle telecamere della Cnn. Lei ha risposto così: «Problema loro, sapevano chi ero e cosa facevo. Credo che il nostro paese abbia bisogno di un'istruzione migliore per i giovani e voglio fare qualcosa di buono. Se non mi volevano in quella scuola, bastava dirlo. Sarei stata a casa». La seconda volta, più seria, quando è entrata in rotta di collisione con Howard Stern, il più celebre dj radiofonico americano, ebreo e ferocemente anti-arabo, noto per il suo debole per le porno star. Quando stava per invitare Sasha nel suo show, lei ha annunciato di volersi presentare avvolta da una bandiera palestinese. «Volevo sdrammatizzare, era una provocazione, perchè Stern è un razzista e ogni giorno fa battute anche pesanti su quei temi. Non ho capito tutto il casino che ne è venuto fuori. Mi spiace, ma non posso farci nulla».

Confessa che un giorno vorrebbe avere un figlio, dice che gli adolescenti sono la vera grande speranza di questa società: «A patto che li facciamo crescere liberi di esprimersi, senza bombardarli con stupide convenzioni. Senza farli sentire colpevoli per cose che non hanno senso, che è quello che invece capita oggi. Se mia figlia volesse fare il cinema porno? Deve sapere cosa l'aspetta, e dunque avere una chiara percezione di se stessa, della propria identità. Se come madre avrò fatto un buon lavoro, mi fiderò di lei qualsiasi scelta farà. Magari le spiegherò che guardare la pornografia significa fantasticare, uscire dalla realtà. Ma le dirò anche che questa società ha una percezione distorta delle fantasie sessuali, perchè se ne parla pochissimo, anzi per niente. Se fosse un argomento di conversazione più frequente, sarebbe tutto molto più sano. Invece ci aspettiamo che il maschio scopi come ha visto fare nel film porno, così come le femmine credono che l'amore sia ricevere un diamante in regalo. Abbiamo creato aspettative irrealizzabili. Questo è il problema».

Non è fidanzata, e non ha ancora ben chiaro quale sia il sesso da cui si sente più attratta, si sente all'inizio di un percorso "importante", ma non vuole sapere dove la porterà. E quando le chiedo la cosa più rilevante che ha imparato fino a oggi, risponde alla velocità della luce. «Che tutta la nostra vita è una transazione. Dare qualcosa di te per ottenere qualcosa in cambio. Funziona così, anche quando è difficile ammetterlo».

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La locandina di uno dei 271 film per adulti a cui ha preso parte.

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Sasha Grey alla consolle durante un Dj Set.

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Il romanzo di Sasha Grey, Juliette Society, edito in Italia da Rizzoli.

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