Rachel Moran aveva solo 15 anni quando ha cominciato a prostituirsi sulle strade di Dublino. Sono passati oltre vent'anni da allora e oggi la Moran è autrice e attivista contro la tratta delle donne e la legalizzazione della prostituzione.

La prima cosa che si nota quando si parla faccia a faccia con lei è l'assenza di emozioni sul suo volto. Qualsiasi sia la domanda o l'argomento, l'espressione è neutra. Mi domando se abbia a che fare con quella capacità di dissociarsi dalla realtà, che racconta di aver acquisito quando si prostituiva. Descrive questa abilità come piuttosto comune tra le prostitute, all'interno suo libro, tradotto di recente, Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione (ed. Round Robin, 16 euro).

Rachel Moran proviene da una famiglia che oggi chiameremmo "disfunzionale", con un padre affetto da bipolarismo e poi suicida e una madre schizofrenica. Un contesto di disagio che ha fatto da trampolino alla vita da senzatetto, all'ingresso nel mondo della prostituzione, fino alla dipendenza da droghe. Per sette anni ha frequentato la strada, i bordelli, gli hotel di lusso, e nel libro racconta con efficacia l'allontanamento dai membri della cosiddetta «società normale», il risentimento crescente e il senso di vergogna che l'ha perseguitata per molti anni, una sensazione molto più difficile da sconfiggere del dolore che «non ha la persistenza e la longevità della vergogna».

A 22 anni riesce a riprendere in mano la sua vita. Si laurea in giornalismo, fonda S.p.a.c.e. International (Survivors of prostitution-abuse calling for enlightment), associazione di ex prostitute, e inizia a girare per il mondo per osservare da vicino il mondo della prostituzione.

In breve è diventata attivista e punto di riferimento, all'interno del globale dibattito sulla prostituzione, per il modello abolizionista, ovvero quello che persegue i clienti e mette in atto strategie di uscita per le prostitute. Dall'altra parte ci sono, invece, i sostenitori della legalizzazione della prostituzione, modello adottato in forme diverse in Olanda, Germania, Australia, Nuova Zelanda. In Italia la prostituzione in sé non è illegale (lo sono, però, lo sfruttamento e la tratta). Gli ultimi dati disponibili indicano circa nove milioni di clienti per un giro di novanta milioni di euro al mese, con una stima tra 75mila e 120mila di persone che si prostituiscono (di cui il 65% in strada, il 37% minorenne, il 55% straniere).

Abbiamo incontrato Rachel Moran mentre si trovava in Italia per una serie di incontri di presentazione del libro Stupro a pagamento.

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Rachel Moran, ex prostituta e oggi attivista contro la tratta e la legalizzazione della prostituzione.

Il libro promuove il modello abolizionista, ovvero provvedimenti che da una parte perseguono i clienti e dall'altra prevedono programmi di aiuto per le prostitute. Lei e S.p.a.c.e. Internationalfate campagna contro la legalizzazione della prostituzione, adottata in forme diverse in Germania, Olanda, Australia, Nuova Zelanda. Quali sono i punti fondamentali di questi modelli?
Il "modello abolizionista" è stato introdotto nei paesi nordici europei ma oggi si sta diffondendo (lo hanno adottato a vario titolo anche Canada, Francia e Irlanda, ndr). Lo promuoviamo perché intendiamo la prostituzione come un sistema di sfruttamento. Di conseguenza pensiamo vada ristretto e alla fine, speriamo, sradicato l'intero sistema. Non c'è nulla che abbia senso nel concetto di "decriminalizzare" gli sfruttatori e sappiamo che la prostituzione è sfruttamento per la sua stessa natura. Quindi per noi non ha senso introdurre legislazioni che espandono il mercato invece di restringerlo.
Le condizioni che ho visto di persona in Olanda e Germania sono assolutamente spaventose, a un livello così tremendo che i vostri lettori non mi crederebbero. E lo dico con la più profonda sincerità. Anche dopo aver vissuto la prostituzione in prima persona, sono rimasta scioccata da ciò che ho visto in questi paesi. Donne usate da quaranta uomini al giorno. Il corpo femminile non è nemmeno costruito per essere penetrato da quaranta peni al giorno (una testimonianza da un bordello in Germania). Questo è sfruttamento selvaggio che i governi dei paesi approvano. È terribile. Penso che la Storia ricorderà tutto questo come una totale violazione di diritti umani.

Il modello abolizionista prevede anche programmi di sostegno per cambiare vita?
È un punto fondamentale del modello che sosteniamo. Transessuali, donne, uomini: tutti hanno diritto di poter pagare l'affitto e portare cibo in tavola senza dover soffrire questo sfruttamento sistematico.

Esistono differenze culturali nella prostituzione?
Ovviamente, addirittura da regione a regione. Rimanendo in Occidente, negli Stati Uniti c'è un grande divario di razze. Prendete come esempio lo stato del Minnesota: ha il 10% di popolazione di colore, ovvero un 5% di donne di colore. Eppure oltre il 70% delle persone che usufruiscono dei servizi per uscire dalla prostituzione sono proprio donne nere, quindi si tratta di uno sfruttamento enorme all'interno di quella specifica comunità.

In Italia il dibattito è aperto. Molti ipotizzano di regolarizzare la prostituzione perché pensano porterebbe dei miglioramenti per le persone che si prostituiscono. Cosa ne pensa?
Io la chiamo "ignoranza innocente" ed è più dannosa e pericolosa che agire in modo sbagliato intenzionalmente. Tanti pensano che potremmo eliminare i danni della prostituzione con una legge, e questa è la stessa parte della barricata di sfruttatori e papponi. E davvero mi fa infuriare: lo so che è sbagliato. L'ho vissuto in prima persona e l'ho visto negli occhi di altre donne. È un'idea molto molto diffusa e per questo credo sia fondamentale parlare dell'argomento.

Voi di S.p.a.c.e. International insieme ad altre associazioni siete in contrasto con Amnesty International che da qualche anno sostiene la legalizzazione della prostituzione. Un dibattito ancora aperto?
Amnesty ha sempre rinunciato ad apparire in qualsiasi dibattito pubblico dove sono presente anche io. Non penso abbiano alcun interesse ad avere una discussione pubblica con donne che hanno vissuto la prostituzione in prima persona. Ormai ci scherziamo al punto da chiamarli "Travesty International" (ovvero parodia, caricatura internazionale, ndr).

Ha ricevuto critiche da altre prostitute?
Chiunque abbia vissuto e sia infine uscito dalla prostituzione è ampiamente dalla mia parte, chi vive ancora in quel mondo è nel campo opposto. E questo rivela tante cose. Quando ero ancora una prostituta, se in Irlanda si fosse introdotta una legislazione con l'obiettivo di restringere il mercato anche io avrei avuto dei problemi e mi sarei comportata allo stesso modo. La mia prima domanda sarebbe stata: cosa mi darete in cambio se mi togliete la mia fonte di sostentamento? Per questo lottiamo anche per un sistema di case, cura dei bambini, cura delle dipendenze, assistenza sanitaria, sostegno finanziario per ottenere prestiti: così che le persone possano veramente ricostruire le proprie vite. Non sosterrei mai delle leggi senza questo elemento cruciale.

Come è cambiata la prostituzione dalla fine degli anni 90?
È una domanda molto complessa, se ne potrebbe parlare per un'ora. Io ne sono uscita nel 1998 e mi considero molto fortunata, perché in quell'anno in Irlanda la prostituzione è approdata online. Con conseguenze negative immediate. Ho conosciuto molte donne che si sono prostituite negli ultimi quindici anni e tutti i loro protettori le ricattano con fotografie che minacciano di diffondere online. Ma il punto principale è l'incremento della cultura porno legata a ciò che ci si aspetta dalle donne. Cose che oggi consideriamo comuni e tutti si aspettano, erano sconosciuti ai miei tempi sulla strada. Per esempio, all'epoca tutte noi usavamo il preservativo durante il sesso orale e chi non lo faceva veniva picchiata dalle altre donne, perché stava abbassando l'asticella per tutte. Oggi online tutti offrono sesso orale o anale senza condom. La situazione è degenerata e secondo me la pornografia ha un ruolo centrale in tutto ciò.

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Il libro di Rachel Moran è pubblicato in italiano da Round Robin (16 euro).

Generalmente si distingue tra donne vittime della tratta o di costrizioni economiche e persone che decidono di prostituirsi volontariamente. È d'accordo con questo schema?
Questa divisone è sbagliata perché illogica. Parliamo di uno spettro di situazioni e non di due facce di una medaglia. Chi è vittima della tratta e poi diventa, diciamo, escort perché non ha altre scelte, da che parte la mettiamo? Non ha senso dire che sono due schieramenti opposti, senza considerare un terreno di mezzo.

Veramente non crede esistano persone che scelgono liberamente la prostituzione, senza costrizioni di alcun tipo?
La domanda è irrilevante. Se queste persone esistono e io di certo non le ho mai incontrate, il loro numero è così piccolo che non si può basare una scelta legislativa su una minuscola minoranza.

Sono rimasta sorpresa di leggere nel libro un giudizio neutrale sul film Pretty Woman, del 1990.
Conosco tante donne molto arrabbiate con quel film. Per me è talmente ridicolo che non riesco a prenderlo seriamente. Troppo stupido per essere vero, sarebbe come prendere sul serio un cartone animato. Trovo per esempio che Diario di una squillo per bene (Secret Diary of a Call Girl) abbia fatto più danni, anzi è il peggiore di tutti, e lo dico a causa delle tante giovani donne che mi hanno detto di aver iniziato a prostituirsi a causa di quella serie tv. Nessuno mi ha mai detto di averlo fatto dopo aver visto Pretty Woman.

Pensa mai a chi sarebbe diventata se avesse preso un'altra strada?
Ci ho pensato spesso, ma mi piace la persona che sono oggi e davvero non saprei come sarei diventata con un percorso diverso.

Nonostante una vita difficile da piccola, ha dedicato il libro ai suoi genitori, perché?
Perché no? I miei genitori non stavano bene ma non erano cattivi. Se avessero avuto una malattia del corpo e non della mente, nessuno mi porrebbe questa domanda. Non hanno scelto di essere malati e comunque mi hanno donato ogni cosa buona di loro.

C'è un motivo specifico o una persona che l'ha spinta a uscire dalla prostituzione?
Ero una persona che aveva sempre voluto uscirne. Queste domande mi sorprendono sempre. Tutte noi all'epoca volevamo abbandonarla ed era molto chiaro a tutte, direi, universalmente chiaro. Eravamo oneste su questo le une con le altre e trovo che oggi questa sincerità manchi tra le donne che si prostituiscono.

Da Colette a Simone De Beauvoir, il libro è ricco di citazioni letterarie. La sua preferita?
La mia preferita alla fine non l'ho inserita: «Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, troveremmo nella vita di ciascuno abbastanza dolore e sofferenza per placare ogni ostilità» (Henry Wadsworth Longfellow).

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Rachel Moran parla a numerose conferenze in favore del modello abolizionista e contro la legalizzazione della prostituzione (foto GettyImages).

Foto di apertura Getty Images.