«Torno a casa e i suoi maglioni sono lì ben piegati sul letto. Sono una colonna morbida che potrebbe franare da un momento all’altro. Come la nostra relazione» Miriam, 34 anni. «Lei è capace di stare via per giorni. E io dietro a quegli yogurt che non spariscono dal frigorifero ci leggo una tristezza infinita. E un abbandono costante» Jacopo, 41 anni. «Lui pensa a tutto, io penso ad amarlo: la nostra storia è così» Elisa 29 anni. Queste sono solo tre delle miriadi di storie che raccontano quanto la dipendenza affettiva sia diventata la malattia degli anni Zero. L’accesso alla vita privata del partner, la costante conoscenza di dov'è, con chi è e quanto impiegherà a colmare la distanza tra lui/lei e voi è il rovescio della medaglia dell’avere uno smartphone. Ma è anche il motivo che ha reso la dipendenza affettiva una malattia in qualche modo “moderna”. Superare la dipendenza affettiva è uno status mentale, un disagio fisico o una scelta che stravolge la vita? Quattro anni fa il New York Times aveva centrato l’obiettivo molto prima dell’uscita di best seller clamorosi come la Ragazza del treno, un noir intriso di dipendenza affettiva e conseguenze drammatiche. Il NYT aveva centrato l’obiettivo perché senza troppi pudori aveva parlato chiaramente di disturbo psicotico, dedicando una lunga raccolta di studi nella categoria Health del magazine. No, non è troppo amore quello che porta alla dipendenza affettiva. Le testimonianze delle tre storie raccolte ci raccontano perché spesso dietro a un biglietto aereo comprato con sei mesi d’anticipo ci sia il terrore dell’abbandono e non la genialità del risparmio.

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Dipendenza affettiva cause. Miriam 34 anni «Al lavoro amo essere quella che ascolta i problemi degli altri, la problem solver, quella pronta a partire all'ultimo minuto. Ma è pura apparenza. Quando torno a casa e non trovo Diego (quello dei maglioni ndr) penso subito al peggio. Controllo che la borsa di basket non ci sia, così come le chiavi della macchina che abbiamo preso in comune. Significherebbe che è semplicemente andato a giocare. Non che se ne sia andato per sempre. Sin dalle prime sedute, iniziate due anni fa, la mia terapista mi ha spiegato che tra le cause di questa dipendenza c’è sempre un disturbo della personalità iniziato durante l’infanzia. In effetti io prima figlia di tre ho sempre sentito un profondo senso di abbandono con l’arrivo dei miei fratelli più piccoli. Ammetterlo? Mi fa sentire più ridicola che triste». Infatti, il manuale di Rivas-Vazquez sulla Personalità e disturbi della personalità che è da considerarsi un capo saldo degli studi sulle cause della dipendenza affettiva, parte proprio dalle dipendenze emotive maturate in tenera età.

Dipendenza affettiva sintomi. Jacopo 41 anni «Non ci penso nemmeno ad andare in terapia. Però ammetto che, quando ho cercato tra le possibili complicanze di questo disturbo emotivo, l’abuso di alcol e droghe erano una delle scelte peggiori per uscirne. Non ho mai detto a nessuna delle mie fidanzate che mi ero documentato e avevo individuato palesi sintomi della dipendenza affettiva. Con Daniela (la ragazza degli yogurt ndr) la situazione si è fatta complessa. Lei lavora in ospedale, ha turni sconnessi, non prevedibili, va su tutte le furie quando le chiedo di aggiornarmi sui suoi spostamenti. La fa infuriare perché ha capito perfettamente che soffro di dipendenza affettiva. Perché i sintomi sono così palesi che è facile essere scoperti: evitare di stare soli, evitare di prendersi responsabilità personali (come avere figli), diventare passivo nelle relazioni, avere difficoltà a prendere decisioni senza il sostegno degli altri. Senza Daniela non riesco a decidermi neppure se mandare o no la lavatrice. Ho paura che queste mie piccolezze la porteranno all'esasperazione: e allora sì che mi lascerà davvero e non solo nella mia testa».

Dipendenza affettiva come uscirne. Elisa 29 anni «Quando ho deciso di andare a vivere con Andrea ho davvero pensato: ottimo lui si occuperà di tutte le questioni pratiche e io mi concentro sul master e sul lavoro. Mentivo. Uno dei sintomi della dipendenza affettiva è il rimanere feriti dalle critiche altrui. Andrea mi critica spesso proprio perché non sono affatto pratica. Anzi. Ho pensato che fosse soprattutto il problema della tensione al lavoro a far maturare una depressione di cui non ho mai sofferto in vita mia. Ero sempre più consapevole di un malessere che sentivo solo quando ero a casa con Andrea. Eppure non potevo essere che altrove: io controllo, ops, controllavo tutto di lui. Volevo prenotare con ampio anticipo tutto. Fingevo che fosse per risparmiare, per dimostrarmi più pratica. Invece volevo legarlo a me. Sempre di più. Dipendevo da lui. Andrea se ne è accorto. E senza che glielo chiedessi ha fissato un appuntamento da una terapista di coppia. Poi sono rimasta l’unica a presentarsi alla terapia: e funziona. Come superarla? Staccandosi dallo smartphone (suo o mio), sedendo una volta alla settimana davanti a un terapista che scandaglia la tua vita. Fa male. Ma sta funzionando. E intanto in vacanza quest’anno vado da sola».

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