La fisiognomica dell’egregio messer Lombroso non ha avuto gran seguito scientifico perché si è concentrata sulla componente anatomica sbagliata. È vero, un masculo nasce con un volto che non ha attinenza alcuna con la sua anima interiore. Ma il rapporto che intrattiene col proprio pene, la sua compulsiva autovalutazione dello stesso, l’affetto che prova nei suoi confronti (nemmeno minimamente paragonabile a quello indirizzato verso seppur batuffolosi criceti, sacre reliquie, fiammanti automobili e pesci rossi) ne plasma il carattere fin dalla più tenera età. Qui di seguito una carrellata delle tipologie di fagiuolo retrattile e dei rispettivi prolungamenti anatomici, detti altresì omini. Per offrirvela permettete, mie adorate, che lo vostro affezionatissimo Don Giovanni vi apra le porte di un luogo selvaggio, non di certo all’altezza delle vostre delicate passioni, ma assai rivelatore quando si discorre di omini e di peni: lo spogliatoio di calcio.

1. Il bottoncino. Spesso contraddistingue l’esemplare paffutello. La vista dei propri modesti attributi sarà per lo più occultata a questo tenero fanciullo dal suo barocco rigonfiamento addominale. Si ricorderà dunque di esserne provvisto soprattutto grazie alle fantasiose ingiurie che gli rivolgeranno i suoi spavaldi compagni al momento della doccia: “doppio ombelico”, “cicciolo”, “involtino primavera”, “passerotto”, “scontrino fiscale”, “confetto”, “boccuccia di rosa”, “frugolo”, etc. Nota di merito: per la masturbazione potrà limitarsi al solo utilizzo di indice e pollice. Crescerà insicuro, pudico, diplomatico e vagamente astioso. Mestiere più probabile: consigliere comunale.

2. La bestia. Alcuni ragazzi sono contraddistinti da un mostruoso e precocissimo sviluppo, tale da dotarli di villo caprino e di un pene che non sfigurerebbe in un banco salumi già attorno ai dieci, dodici anni. Quasi sempre è durante questa età che essi toccano l’apice della gloria. “Saluta lo zio Tom”, “Visto? Gli manca solo la parola”, “Coraggio, non morde”, “Non vuoi stringere la mano al Dottore?” sono alcune delle espressioni con cui i fortunati si rivolgeranno ai propri coetanei dopo la partita, sovente rimpettendosi, divaricando un poco le gambe e reggendo sul palmo il proprio orgoglio di carne, con una delicatezza e un amore difficili da immaginare. Forse a causa del successivo, inevitabile sviluppo dei loro compagni, che nel giro di qualche primavera si copriranno anch'essi di pelo (e a volte li supereranno addirittura in villosità e altezza), i detentori di “bestie” raramente manterranno le promesse della fanciullezza. La mediocrità dell’esistenza, la scoperta di non essere predestinati alla gloria immortale in virtù del loro olimpico attributo, ne farà dei frustrati, dei burberi disillusi, delle incarnazioni della massima “sic transit gloria mundi”. Mestiere più probabile: piccolo spacciatore.

3. L’acrobata. Dicesi acrobata un sesso maschile di forma solitamente lunga e stretta, dalle spiccate doti di mobilità e snodatezza. I suoi possessori lo terranno in costante preriscaldamento, palpandosi l’intero apparato con buona frequenza, in quel modo così caratteristico, da sotto, che ricorda la sommaria valutazione del peso di una mozzarella da parte del casaro. I frequenti esercizi di stretching e tonificazione consentono così al fanciullo di esibirsi in numeri circensi, quali il famigerato “elicottero”: senza ausilio alcuno delle mani egli, con un rapido movimento dello bacino, farà compiere al proprio fallo uno spettacolare giro di centottanta gradi, al cospetto dei giubilanti compagni. Mestiere più probabile: fashion blogger.

4. L'eminenza grigia. In ogni squadra c’è un ragazzetto che, misteriosamente, trova sempre il modo di non mostrare agli altri il suo roseo cetriolino. Si fa la doccia con le mutande (con sospensorio alla Christian De Sica), oppure dice di preferire lavarsi a casa, millantando fobie da funghi, paranoie genitoriali, tempi stretti. Ovviamente, appena egli si congeda, nello spogliatoio imperversano le più acute illazioni: “dici che non ce l’ha?”, “forse ne ha due o tre tutti assieme?”, “è gay?”, “suo padre è un prete?” Reticente e ambiguo, egli apparentemente si chiamerà fuori fin dall’infanzia dall’umana competizione. Perché? I più sospettano per tramare nell’ombra. Mestiere più probabile: cardinale.

5. Il bluff. Di primo acchito pare che codesto fallo sia quantomeno mediocre. Acquattato, scialbo, rugoso quel che basta. E invece no! Quando occorre diventa gagliardo, pimpante, bello, finanche letale, come il sole. Almeno a sentire il suo proprietario, fresco reduce da una chiacchierata col fratello maggiore o da una notte insonne davanti alla tv. Non contano nulla le dimensioni “a riposo”, spiega. È tutta questione di idraulica, ripete. È insomma un teorico dell’erezione redentrice. Dotato di buona retorica e di arte affabulatoria, si abituerà a cavillare su ogni quisquilia, pur di tirar acqua al mulino della propria causa (causa, quasi sempre, persa). Mestiere più probabile: opinionista calcistico.

scritto da Enrico dal Buono