Sofia Coppola? L’ennesima raccomandata. Questa frase ricorreva spesso, fra gli appassionati di cinema, quando nel 1990 il nome spuntò fuori dal cast definitivo di uno dei film più attesi di sempre: Il padrino III. La seconda puntata della saga tratta dai libri di Mario Puzo, diretta da Francis Ford Coppola risaliva al 1974 e gli appassionati erano in crisi d’astinenza ma non disposti ad accettare troppi compromessi, tipo la figlia del regista. In verità, Sofia Coppola nel Padrino non era esattamente un compromesso bensì (pare brutto dirlo, ma è così) una tappabuchi. Il ruolo di Mary, la figlia del boss Mario Corleone, interpretato da Al Pacino, era stato assegnato a Wynona Rider che ci aveva ripensato all’ultimo momento, stanca per il troppo lavoro di quell’anno (con Coppola lavorò poi in Dracula). E a ridosso dell’inizio riprese fu necessario sostituirla pescando in famiglia, dove l’unica con l’età giusta e qualche velleità artistica era Sofia, la giovane figlia del regista. Sofia Coppola filmografia ne aveva già da snocciolare: aveva recitato nel primo film della saga del Padrino, da bambina, e in qualche altro film di successo come I ragazzi della 56ma strada (1983), Rusty il selvaggio (1983), Cotton Club ( 1984) e Peggy Sue si è sposata (1986). Cast completato. Ciack, si gira. Location: Stati Uniti, Roma e Palermo.

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Sofia Coppola con il padre Francis Ford Coppola (1990)

Sofia Coppola regista (mai più attrice?). Quell’interpretazione traumatizzò la ragazza, che al tempo aveva 19 anni. Ricevette complimenti ma la maggior parte dei critici furono impietosi con lei e col suo partner di scena: l’accoppiata Sofia Coppola Nicholas Cagesarà quell’anno una delle più bersagliate (lui, impermeabile a tutto). Dopo quell’esperienza Sofia decide di non sostare più di fronte alla telecamera accesa. Meglio dietro, come papà. Tanto, nascendo nella famiglia Coppola, se vuoi essere un artista ne troverai sempre uno nell’albero genealogico. Meglio adattarsi che cadere nell'errore del disagio esistenziale, come fanno molti figli d'arte. In quello di Sofia, nata il 14 maggio 1971 a New York, sorella di Mary, Gian-Carlo e Roman, c’è anche un nonno famoso compositore, Carmine Coppola. Nel 1989 collabora quindi con il padre nella sceneggiatura di un episodio del film New York stories. Lavora sulla progettazione dei costumi per I visitatori del sabato sera (1990), commedia stile anni 70 scritta da suo fratello Roman, interpretata da David Cassidy e dai fratelli Jeff e Steve McDonald, leader della rock band Redd Kross, amici così intimi di Roman e Sofia che lei ha posato nuda sulla copertina di uno dei loro LP, Third Eye. È di quel periodo anche una presunta storia d’amore con Keanu Reeves, che per qualcuno è solo un’amicizia molto stretta. Dopo aver sperimentato ogni aspetto della cinematografia, Sofia capisce di avere nel Dna gli stessi geni del padre.

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Sofia con Keanu Reeves

Sofia Coppola, il giardino delle vergini suicide. Nel 1998 la giovane Coppola debutta come regista con il cortometraggio Lick The Star. Un anno dopo si presta a un Cameo in Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma e si sposa col regista Spike Jonze. Ma la loro relazione termina alla fine del 2003 e ne inizia una nuova con il regista Quentin Tarantino, che durerà poco. Intanto è arrivato il momento di far sapere al mondo di cosa è capace, e l’occasione la trova col film The Virgin Suicides, che esce in italia col titolo Il giardino delle vergini suicide. I critici che l’hanno torturata come attrice gridano al miracolo davanti al talento sfoderato in questa opera dalle atmosfere oniriche, poetiche e autolesioniste, tanto che il film verrà recuperato più avanti dai seguaci della corrente emo. Quel piccolo assaggio di riconoscimenti non la appaga, e farà di più. Sofia Coppola con Lost in translation, ambientato a Tokyo, mette insieme una storia oggi ormai ritenuta un cult. Grazie anche all’ottima interpretazione in cui si producono Bill Murray e Scarlett Johansson, il film si guadagna un Golden Globe per la migliore sceneggiatura e la migliore fotografia. Non riuscì a vincere il premio più ambito come regista, a cui era candidata, ma per Sofia Coppola l’Oscar arrivò lo stesso anno per la miglior sceneggiatura (era candidato anche per il miglior attore, Bill Murray, e come miglior film).

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Con Scarlett Johansson, protagonista di Lost in Translation

Sofia Coppola, Marie Antoinette. In un crescendo di accuratezza, Sofia Coppola osa un esperimento audace. Gira Marie Antoinette, la storia della regina di Francia riletta in chiave pop, in cui affida il ruolo principale a Kirsten Dunst (e quello del suo amante, il conte Fersen, a Jamie Dornan, che sarà poi il Christian Grey di 50 sfumature di grigio). Nel 2010 con Somewhere (2010) racconta la storia di un attore immaginario e della sua vita senza costrutto fino a quando non deve prendersi cura della figlia, e lo fa interpretare da Stephen Dorff. Piccola pausa nel 2011 per sposare Thomas Mars, il cantante del gruppo Phoenix, con il quale ha avuto due figlie: Romy nata nel 2006 e Cosima che ha visto la luce nel 2010. Poi di nuovo sul set con Bling Ring (2013) storia ispirata a un reale fatto di cronaca, satira pungente del concetto di fama e l’ossessione che si impossessa dei fan, che pur di far parte della vita delle loro star preferite ne svaligiano le case (una prova di bravura post Harry Potter per Emma Watson).

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Sofia Coppola e Louis Vuitton. L’ultimo progetto cinematografico di Sofia Coppola, L’inganno (2017), è il remake del famoso film di Don Siegel del 1971 con Clint Eastwood, La notte brava del soldato Jonathan (sia l’originale che il remake, in inglese, hanno conservato lo stesso titolo, The beguiled) basato sul romanzo di Thomas P. Cullinan. L’inganno, molto apprezzato dalla critica, ha già fatto vincere a Sofia Coppola il premio come migliore regista al Festival di Cannes 2017. Che altro dire di questa artista dal talento incontestabile? Forse che è impegnata anche nella moda. Nel 2008 ha progettato una linea Louis Vuitton e nel 2012 Marc Jacobs l’ha invitata a progettare una intera collezione, come impone oggi la tendenza del crossover fra arti diverse. E dell’ex ragazzina raccomandata, cosa ne è stato? Boh. L’hanno dimenticata tutti.

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