Il fatto che lo studio di cui più si parla al momento sia stato
interamente redatto da cinque ricercatrici donne - capitanate da una
donna - è la prima chiave di lettura circa l’identikit di chi guarda video porno online. Profiles of Cyberpornography: uso e benessere sessuale negli adulti è l’ultima fatica di Marie-Pier Vaillancourt-Morel dell’Università di Montreal, pubblicazione finita poi sul (sempre più influente) Journal of Sexual Medicine.
Uomini insoddisfatti = porno online? Errore. Nello studio canadese la
questione donne e soddisfazioni sessuali è più presente del previsto.
Passo indietro: la selezione dei candidati è avvenuta principalmente
grazie ai social e ha portato 830 adulti (il 71,8 % donne) per una media
di 25 anni, 80% eterosessuali, 35% in coppia, pronti a rispondere molto
onestamente alla domanda principale: fai un uso compulsivo del porno
online? Secondo il New York Magazine solo nel 2016 la
popolazione mondiale ha passato 4 miliardi di ore a guardare video
porno. Un monte di tempo che giustifica ben più di una ricerca sulla porno-dipendenza (non è un caso che ci siano sorprese anche tra le categorie porno più viste). Dal risultato della ricerca firmato Vaillancourt-Morel sono emersi tre identikit di utenti porno: chi guarda video porno nel tempo libero, chi guarda video porno in modo semi-compulsivo, chi guarda video porno vivendoli come una dipendenza.

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E non sconvolga venire a conoscenza di una grossa fetta degli intervistati che ammette di «organizzare gli impegni giornalieri per trovare il tempo di masturbarmi». Neppure che ci sia una soglia del pentimento che inizia quando ci sono ancora i titoli di coda del film scaricato «Sì, mi vergogno come una ladra dopo aver visto un porno». Uno degli aspetti più interessanti che sono emersi dalla ricerca (parecchio femminile) è che l’utente di video porno non è una persona sessualmente insoddisfatta: in pratica PornHub è una sorta di oppiaceo, non sempre necessario. Lo studio ha poi affrontato il lato più oscuro di chi mastica pornografia online: gli effetti violenti, asociali e (per assurdo) a-sessuali risultato di una visione ossessiva di video porno. Uno dei motivi che porta maggiormente questo gruppo di ossessivi a visionare ore e ore di video erotici è lo stress (lavorativo quanto emotivo) e, come ha dichiarato la dottoressa canadese «spesso parliamo di persone ossessionate dal guardare i video in solitudine, lontano dal partner, per non temere il loro giudizio sulla perversione e categoria scelta». Questo è uno dei primi allarmi che porta alla dipendenza sessuale e alla crisi di coppia laddove il porno invece di allenare fantasie sessuali da condividere esclude, drammaticamente, la parola “coppia”.

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Secondo la ricerca gli utenti che guardano video porno nel tempo libero, a caso & umore, passano in media 24 minuti a settimana su PornHub e sono la stragrande maggioranza delle cavie dello studio. I semi-compulsivi che hanno metodo, abitudini oliate e piacere “indotto” trascorrono circa 11 minuti perché sanno cosa vogliono, come e quanto tempo dedicarsi alla masturbazione. Infine i porno-dipendenti raggiungono la media settimanale di 110 minuti di video porno e non perché non sappiano cosa guardare e come ma perché si pongono questo appuntamento più volte al giorno. Breve, intenso, costante. In definitiva Marie-Pier Vaillancourt-Morel rilasciando una lunga intervista su PsyPost è convinta che «l’uso della pornografia è un’attività sessuale sempre più frequente ma il suo effetto sul benessere sessuale è ancora troppo poco conosciuto e compreso. Il messaggio chiave della ricerca è che gli utenti di pornografia rappresentano una popolazione eterogenea nella quale i sottogruppi sperimentano sessualità molto diverse. L'uso della pornografia non può portare inequivocabilmente a risultati negativi per il semplice fatto che il 75% del nostro campione non ha manifestato nessun risultato negativo».

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