Lo sesso è per lo più considerato un momento di sollazzo. A torto, almeno per quanto riguarda lo maschio. Infatti il letto, lungi dall’essere il luogo della liberazione degli istinti, assai spesso diventa una cigolante cassa di risonanza delle idiosincrasie maschili. E, anche se lo bravo corpo fa quello che deve fare (il sangue affluisce là dove serve, i lombi si muovono su e giù, lo battito cardiaco e la respirazione si ringalluzziscono, le mani accarezzano e sculacciano), la mente tutto fa tranne quello che deve fare, cioè godere. Ecco le tre possibilità offerte alle virili sinapsi:

1. Evasioni ritardanti. Al primo rapporto con una fanciulla, quando cioè l’odore della sua pelle è ancora novo e fresco, quando ancora non era stata dallo uomo posseduta, quando ancora lo maschio non le aveva dimostrato il proprio valore di carnoso trapano perpetuo (poiché non tutti sono preceduti dalla plurisecolare fama dello qui sottoscritto Don Giovanni), il rischio della eiaculazione precoce è alquanto elevato. Egli cercherà quindi di cambiare allo corpo della donna posizione ogni mezzo minuto, manovrandola come un cubo di Rubik, perché tutte le volte, in poco tempo,avvertirà i primi lontani accenni di orgasmo. A un certo punto, tuttavia, egli sarà costretto, per non apparire tarantolato, a guadagnare una posizione di semiquiete. È ora che la mente trova rifugio nella mai doma tabellina del sette, nell’agenda della settimana (raccomandata in posta, gastroenterologo, toelettatura per cani, funerale del prozio), nel conteggio dei sette nani, nel San Martino di Carducci. Se, nella foga, invece di “mi fai impazzire” vi sussurrerà all’orecchio “Pisolo”, non preoccupatevi: tutto sotto controllo.

2. Evasioni acceleranti. La situazione opposta si dà nello contesto di una relazione vetusta, stanca, abitudinaria, annoiata. Ora lo uomo s’affatica assai per raggiungere il piacere ma la semplice vista della propria amata ballonzolante sopra di lui (ormai conosce l’odore non solo della sua pelle, ma anche del suo dentifricio, del suo gatto, della crostata alle mele cotogne che sforna ogni prima domenica del mese) non è tanto più efficace di quella dell’alogena spenta che pende dal soffitto. Qui le strategie figurative si sprecano: egli s’immagina sia la fidanzata dell’odiato capo (beccati questa, bastardo!), o di un amico (non dovrà mai scoprirci!), o di un conoscente belloccio (fai pure il figo, cornuto!), s’immagina che sia una tale di cui ha incrociato lo sguardo al Billa la settimana precedente, o nei corridoi del liceo vent’anni prima, s’immagina d’essere in un rifugio antiatomico con funghi di fuoco altri dieci chilometri che sbocciano ovunque là fuori, o nell’ultimo vagone della metropolitana un lunedì mattina, o in sacrestia con la cotta da chierichetto, o che la dolce fidanzata sia una ninfomane che lo sta stuprando, o la di lei sorella. Se, mie adorate, lo vedeste con la faccia affondata nel cuscino, non starà cercando di resistere al sovrumano piacere che gli state donando, ma sforzandosi assai diligentemente di sentirsi altrove.

3. Paranoie coitali. Questa è la condizione auspicabile. Finalmente tardi per non riuscire a resistere al piacere, ancora presto per doverlo evocare come il Grande Spirito apache. Grazie al cielo, ora lo maschio può concentrarsi su di voi, su ciò che ha di più caro al mondo: sui vostri mugugni e rantolii. Cercherà di indovinare quanto il vostro ansimare sia dettato dalla libidine, quanto dall’esibizionismo, quanto dalla misericordia. Avrà calcolato la parabola sonora del vostro orgasmo e adesso tenterà di capire, essendosi i vostri sospiri intensificati, quante spinte pelviche vi separano ancora dall'acme libidinosa (dieci? ventiquattro? centotredici? non è escluso faccia il conto alla rovescia). Architetterà frasucce vezzose, aforismi piccanti ed immortali epigrammi che vagheggia voi vi aspettiate, o che spera vi sorprendano, in tutti i casi che favoriscano un ulteriore lubrificazione delle pareti vaginali e un aumento del flusso sanguigno nelle pareti spugnose. Mentre sarete in una posizione, egli starà già pensando alla posizione successiva, da acquisire col minor lavorio possibile – meglio non essere macchinosi in un affare spontaneo ed immediato e straordinario quale lo sesso – e, per soprammercato, nel minor intervallo possibile, poiché i tempi morti non sono auspicabili né per lo vostro sollazzo, né per la virile turgidità. Se non si sente ancora pronto per la paternità, si concentrerà sulla solidità strutturale delle pareti in lattice dello preservativo, o sullo stato del vostro ciclo mestruale (ripetendo come uno scongiuro, mentalmente, o-vu-la-zio-ne), o sul momento opportuno per estrarre la spada dalla roccia prima che Camelot abbia un erede fuori stagione. Poi vi accarezzerà qualche minuto, vi dirà che vi ama, si recherà allo cesso, si insaponerà alacremente col detergente intimo e penserà che, in fin dei conti, ha molta, molta fame.