Coco Chanel sacerdotessa suprema della moda: un titolo indiscutibile. Ma l’ex sartina cresciuta a Vichy era una che sapeva cosa desiderava l’umanità intera ed è stata la prima a dire “le donne non vogliono odorare come dei fiori, vogliono profumare di donna”. E nacque così Chanel n.5, il primo profumo moderno con un chiaro richiamo erotico, confezionato con ingredienti scandalosi come il muschio, che fino a quel momento era prerogativa delle prostitute perché fa pensare a torbidi incontri fra le lenzuola. Ma prima dell’apparizione di quello destinato a diventare il più famoso del mondo, il profumo ne ha fatta tanta di strada. Tantissima. Una potente retromarcia: prima i greci, e poi i romani (copiandoli) usavano i profumi per motivi rituali, religiosi, o per profumare gli ambienti, ad esempio le sale dove si sarebbero tenute assemblee affollate. Le città erano sporche e i pitali si svuotavano dalle finestre (la leggenda racconta che l’imperatore Tiberio decise di trasferirsi a Sperlonga proprio dopo essere stato incautamente raggiunto da uno di questi lanci), e anche se entrambe le civiltà avevano il culto della pulizia personale (leggi: terme) non si usava ancora il profumo come strumento di seduzione, bensì per non sentire i cattivi odori nelle strade. Tutta altra storia al palazzo di Cleopatra, in Egitto. La magnifica regina si era accorta che mangiare melone e cipolle (insieme) le rendeva la pelle più luminosa, pur non sapendo l’esistenza delle vitamine A ed E, e si fasciava i fianchi con le alghe marine, per snellirli. Aveva quindi la sua beauty routine in cui era incluso anche il profumo, usato in un misto di rituale religioso e amoroso. Si ungeva infatti di un misterioso estratto di loto blu, che oltre a profumare era leggermente allucinogeno. Secondo alcune leggende, è stata lei la prima a far miscelare vari oli essenziali per creare il suo profumo personale.

Il profumo di cui era impregnata la barca di Cleopatra giunta a Roma si sentiva dalla costa

E si dice che con litri di costoso profumo fece anche impregnare la scialuppa con cui raggiunse la riva, quando venne a Roma nel 46 a.C., in modo da farsi precedere da un aroma che faceva girare la testa a chi l'attendeva a riva per lo sbarco.

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Nel medioevo il profumo era una prerogativa dei soli benestanti, ovvio. Ma non è che nobili e notabili morissero dalla voglia di lavarsi (va beh, le saponette sono diffuse con calma, fatte di cenere e grasso animale). Ma dall’oriente si importavano essenze di rosa, lavanda, patchouli e sandalo. Andiamo meglio nel Rinascimento, quando Caterina Sforza, signora di Forlì, si diletta di alchimia e prepara le prime creme di bellezza, persino una sorta di acqua micellare per la pulizia della pelle. E ovviamente, miscela fragranze per creare profumi. In quell’epoca si inizia ad aggiungere alcol alle essenze per diluirle, e anche per associare un effetto antisettico, per cui il profumo passa dalla religione alla medicina. Salviette imbevute di profumo si accostavano al naso nelle strade durante le epidemie pensando (forse neanche sbagliando del tutto) che facessero da filtro contro il morbo. I profumi più popolari di allora si chiamavano Acqua Nanfa

È nel 1800 che la produzione dei profumi raggiunge la sua grande svolta, grazie ai progressi della chimica. Si possono sintetizzare le essenze, che così non hanno più costi proibitivi, e si scopre l’utilità dei fissatori, le essenze poco volatili che passano la loro caratteristica agli altri ingredienti, rendendoli più duraturi sulla pelle. Di lì a poco, nel 1921, nasce Chanel n.5 e inizia la sua lunga e avventurosa storia. Tra le innovazioni pensate da madamoiselle Coco ci sarà anche la trovata, durante la guerra, di venderlo negli spacci dei militari stranieri, che lo acquistavano come regalino prestigioso da portare alle mogli e fidanzate in patria. Un espediente apparentemente cheap che permise invece allo Chanel n.5 di non morire durante i disagi del conflitto, e di tornare oggetto di lusso alla fine della guerra. Da allora, di profumi ne sono stati inventati tantissimi e la loro storia, lunga o breve, è legata spesso a donne di grande fascino. Marilyn Monroe, lo sanno tutti, non sapeva fare a meno del suo Chanel n.5. Liz Taylor era innamorata di una fragranza chiamata Bal à Versailles, di Jean Desprez. La amava anche Jackie Kennedy, che però preferiva cambiare spesso a seconda dell’umore, fra Joy di Jean Patou, Guerlain Jicky, e Creed Fleurissimo. Quest’ultimo era il preferito anche di Grace di Monaco. E in seguito, per non essere da meno a nessuna delle due icone, lo ha adottato anche Madonna. I figli di Angelina Jolie scelgono i profumi della mamma, e lei ne è felice, ma fra i suoi preferiti c’è Bulgari Black. Secondo alcune fonti, Kate Middleton sarebbe una fan delle fragranze Dior, in particolare Dune, ma si sa per certo che al matrimonio indossava White Gardenia Petals. Nella stessa occasione, le proprie nozze, Lady Diana indossava Quelques Fleurs l’Original. E infine, la regina Elisabetta II, per il suo modesto matrimonio con Filippo nel 1947, in puro stile dopoguerra, scelse l’eau de toilette White Rose, che pare sia ancora uno dei suoi preferiti. Un ultima curiosità: il termine profumo viene dal latino fumum in latino, che vuol dire “attraverso il fumo”. Una delle tante eredità lasciate dai romani, e che Marilyn Monroe prese alla lettera, immergendosi in nuvole di profumo spruzzato nella stanza, per diffonderlo meglio su tutto il corpo.