Raw è la cronaca del quotidiano scritta dall'elettronica rarefatta di Omake X Shune, Replica e Spazioperso sono le annotazioni intime e intimiste dei Belize. Memorie urban-e, narrazioni sperimentali che suonano come lettere con un mittente e un destinatario che coincidono. L'elettronica underground e il trip hop contemporaneo rimano con i suoni della città quando è sveglia e quando dorme, rimano con liriche personali, crude, che non hanno bisogno di essere stondate dalla ricerca del superfluo. Forme canzone che traggono ispirazione dalle forme di metropoli e periferie. E che diventano codici couture per brand-ode alla città, come m140, fondato nel 2016 da Michele Canziani and Stefano Ghidotti per sondare sartorialmente i confini della nuova moda italiana.
È pomeriggio, fuori è grigio e la tazza di the bollente. Bastano le prime due frasi di Omake e Riccardo Montanari, voce dei Belize, al telefono, per rendermi conto che dietro i beat freddi di un brano c'è sempre una cameretta chiusa a chiave.
Come si prendono i propri scheletri, insicurezze, ansie e si trasformano in un disco?
Riccardo Montanari: Ehm… Ti posso rispondere con un sacco di parole? Diciamo che, nonostante mi lamenti tanto, sono una persona molto riservata, e quando scrivo canzoni lo faccio soprattutto per ammettere certe cose a me stesso. Quasi avessero una funzione terapeutica.
Omake: È un processo in parte automatico: scrivo di me in modo spontaneo, senza egocentrismo, perché non mi sono mai sentito portavoce di una generazione o di un gruppo etichettabile. La difficoltà è la parte “non automatica”: come espormi e quanto espormi. E, per un introverso come me, potrebbe essere paradossale fare musica.
Il tuo disco è un po’ una crasi di guerra e pace con se stessi.
R: La mia musica ha sempre una parte razionale e irrazionale. Dove l’irrazionalità è spontaneità, è pensare, canticchiare, leggere l’attacco di un libro e montarci su una canzone… attraverso la parte razionale, appunto.
O: Perché sono dentro di me. La guerra è la mia quotidianità, è l’affrontare giornalmente me stesso e le cose di me stesso che non mi piacciono: ansia e insicurezze. La pace è l’obiettivo, la luce alla fine del tunnel.
Per la collezione Primavera Estate 2018 di m140 l'ispirazione arriva dai gesti. Nello specifico, quelli di Howard Hughes, pilota e magnate dell'aviazione americana. Qual è stata la tua figura di riferimento per il disco?
R: Damon Albarn. Il suo percorso, i suoi video, quel mix di disagio e genialità che sono in lui mi mettono di buon umore, mi fanno venire voglia di credere in quello che sto facendo.
O: Ho una passione segreta per il mondo delle drag queen. Avvicinandomi alla loro cultura, ho scoperto una serie di persone che hanno superato e sorpassato incredibili difficoltà socio-culturali. Credo sia proprio questa la genesi del lavoro di molti artisti: esprimere le proprie insicurezze nella propria arte.
Sei un polistrumentista, ma qual è il primo strumento con cui “pensi”?
R: Il pianoforte, anche se non l’ho mai studiato. È come se fosse più tangibile e più semplice comporre le mie melodie.
O: In passato la chitarra, oggi ho un approccio più “elettronico”. Ricerco suoni, ambienti, sviluppo moltissimo in studio. Certe canzoni possono partire da un sample, da un suono unico, e poi trasformarsi in un intero concept.
Okay, adesso giochiamo a riempire gli spazi vuoti.
Spazioperso / Raw è un istantanea di __
R: Del treno Varese-Milano.
O: Me stesso adesso.
La prima canzone del disco che ho scritto è __
R: Pianosequenza.
O: Olympics, cioè quella che mi ha fatto capire che sarebbe nato il disco.
Ero __
R: Al piano a casa mia a Milano.
O: Nel mio appartamento, mentre guardavo la lotta greco romana alle Olimpiadi di notte.
Perché __
R: “Quello che vuoi tu non è quello che voglio io. Ma cosa voglio? Non lo so”. Proprio come inizia la canzone.
O: Per esprimere, come in un flusso di coscienza, il malessere che stavo vivendo.
La canzone che ho ascoltato un’infinità di volte ma continua a farmi “bruciare” lo stomaco è __
R: Replica degli XX.
O: Grande di Ghemon.
Ho deciso di fare musica quando __
R: Non riuscivo a mettere una palla in porta giocando a calcio a 13 anni.
O: Ho ascoltato per la prima volta una musicassetta punk a 12 anni. Lì ho trovato me stesso.
La musica in Italia oggi è __
R: Poco sincera.
O: Pigra.
L’indie in Italia oggi è __
R: Una moda.
O: Uno specchio della nuova generazione, nel bene e nel male.
L’artista italiano più sottovalutato __
R: Edda e Piero Ciampi.
O: Ghemon e Idontexist.
L’artista con cui vorrei collaborare é __
R: Un rapper della nuova scena trap, qualcuno di completamente opposto a me.
O: Idontexist, il mio progetto italiano preferito del momento. E Battiato, il sogno anche di mia madre.
Mi vestirei sempre con __
R: Lo faccio già: pantaloni neri, felpa grigia con cappuccio, giacca di jeans e cappellino di lana.
O: Sneakers, jeans neri, hoodie con cappuccio tirato su. Così mi nascondo.
Il capo che bramo adesso è __
R: Una valanga di sneakers. Invidio i rapper un po’ anche per questo.
O: Il bomber Karl Kani, stile 90s.
Dall’armadio di una donna ho rubato __
R: Una collana d’oro a forma di lametta appartenuta a mia madre.
O: Un paio di jeans neri. Ma ruberei anche un vestito da sera trasgressive.
Domani __
R: Vado a vedere il concerto di Edda, appunto. E filo in studio di registrazione. Pubblicheremo nuove canzoni un po’ alla volta, nel nostro stile.
O: Sparisco. Faccio cose nuove. Mi metto alla prova in cabina di regia e, magari, a produrre giovani musicisti.