Nel 19esimo secolo i malati di mente erano considerati persone alienate dalla propria natura umana e gli specialisti che li studiavano erano chiamati “alienisti”. La nuova serie tv Netflix diretta da Jakob Verbruggen (Black Mirror e House of Cards) descrive quel mondo a tinte fosche e le indagini condotte dagli alienisti per scovare un serial killer che sta uccidendo tutti i giovanissimi prostituti di New York. Perché vederla? Perché, oltre a Dakota Fanning e ai bravissimi Daniel Bruhl e Luke Evans, c’è anche la nostra Emanuela Postacchini, italianissima attrice adottata da Los Angeles.

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Storia e narrativa di The Alienist, prego.
L’abbiamo girato a Budapest e stiamo parlando di una storia tratta dall'omonimo romanzo di Caleb Carr (scritto nel 1994), un thriller psicologico ambientato nella New York della Golden Age, nel 1896. In città cominciano a verificarsi una serie di omicidi e il commissario di polizia appena nominato chiede aiuto allo psicologo Laszlo Kreizler (Daniel Bruhl) e al reporter John Moore (Luke Evans), per investigare in segreto sui singoli casi, con l'aiuto dalla prima detective donna della storia della polizia (Dakota Fanning).

Cosa dice la tua carta d'identità?
Mi chiamo Emanuela Postacchini, 1 metro e 70cm , 26 anni, di Sant’Elpidio a Mare, Marche. Luogo che porterò sempre nel cuore e del quale, proprio adesso che vivo sulle colline di Hollywood, sento la mancanza.

Professione?
Attrice e modella. Sin da piccola, amavo cantare e ballare con le amiche, facevamo recite... Dopo la scuola guardavo tanta televisione, Canale 5 soprattutto: sono cresciuta guardando Il Principe di Bel Air con Will Smith. A 16 anni mi sono trasferita a Milano, da sola, ho finito liceo linguistico e mi sono laureata all'Università Statale. Essendo mezza francese, ho frequentato la scuola cinematografica a Parigi, dove ho cominciato a capire cosa voleva dire fare l'attore.

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Courtesy Nina Hawkins

Prima esperienza nel mondo dello spettacolo?
Miss Italia, concorso che mi ha aperto le porte su un mondo tutto nuovo. Sono arrivata a partecipare con una fascia da Miss Eleganza, come Sofia Loren: il tramite per raggiungere il cinema, mio grande sogno. Poi un contratto con l’Agenzia Major grazie al quale sono riuscita a mantenermi a Milano mentre studiavo recitazione e teatro, finché un agente del cinema di Roma mi ha notata e mi ha aperto le porte della televisione. Da lì, a Roma, piccoli lavori tra film e serie tv come Squadra Antimafia, Distretto di Polizia, Anna Karenina… E poi Los Angeles.

Come mai Los Angeles?
Galeotto fu l’incontro con un ragazzo americano: per merito suo mi sono trasferita in America, dove mi sono innamorata, oltre che di lui (Jameson Burt), della città di Los Angeles. Al mio primo provino ho avuto una parte nel film Third Person, diretto dal premio Oscar Paul Haggis. Subito dopo: audizioni, classi di recitazione, una crescita costante stimolata da un ambiente professionale e meritocratico, in cui arte e business si fondono.

E poi?
Ho lavorato con Giovanni Ribisi, ho recitato in The Man Who Was Thursday (film indie diretto da Balazs Juszt, con il quale sono andata al Festival di Berlino), ho partecipato a serie tv come The Last Ship e Vegas, ma devo dire che i maggiori riconoscimenti finora li ho avuti tramite video musicali. A partire da My Way di Calvin Harris.

Prossimamente?
Dopo The Alienist ci sarà un grosso progetto televisivo di cui non posso ancora dire nulla. Se non che è una serie a puntate, con un attore americano che ha fatto discutere. L’abbiamo girata a Las Vegas… Basta. Rimanete sintonizzati, please.

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